Gli Amici del Cuore di Orvieto, con la collaborazione di Abbadia Medica, propongono una motivazione particolarmente interessante e piacevole alla attività fisica. Segnalano un articolo di Giovanni Burla per gli Amici del Cuore di Orvieto. Si cammina per il gusto di camminare, ma si cammina alla ricerca di asparagi selvatici, di funghi, di tartufi. Ma si può camminare anche per ammirare le tante orchidee che vivono nelle nostre terre. Tutto è buono per svolgere quella attività fisica che contrasta quella sedentarietà che è fattore di rischio importante delle malattie cardiovascolari.
Giampiero Giordano
Ecco l’articolo
Passeggiare alla ricerca delle orchidee spontanee
di Giovanni Burla
Le orchidee spontanee non sono conosciute e apprezzate come le loro “cugine” tropicali certo, le dimensioni delle piante e dei singoli fiori non sono grandi, ma un fiore di orchidea ammirato da vicino ci schiude un mondo meraviglioso dove la forma, il colore in ogni sua sfumatura ha un perché.
In Italia la famiglia delle orchidee conta oltre trenta generi con più di centoventi specie che vegetano dalle alpi alle dune sabbiose del mare.
La parte essenziale della vita delle orchidee europee si svolge sottoterra, infatti la vita delle parti che fuoriescono dal suolo è molto breve, in poche settimane escono dalla terra, mettono foglie e fiori, fruttificano e scompaiono.
Per quanto riguarda la fecondazione dei fiori queste piante fanno affidamento sugli insetti che vengo attirati grazie al nettare presente sul fiore o mediante uno stratagemma.
Nel primo caso l’insetto impollinatore viene attirato dal colore, dal movimento o dal profumo del fiore (orchis, dactylorhiza ecc…) nel secondo caso (ophrys) il fiore che ha la forma del corpo della femmina di un particolare insetto, attira i maschi di diverse specie che pensando di vedere la propria femmina posata su un fiore (in realtà è il fiore che ne imita perfettamente la forma) tentano di accoppiarsi attivando l’impollinazione.
I semi formatosi con i meccanismi sopra descritti vengono sparsi grazie all’azione del vento, ma per germinare hanno la necessità di finire su un terreno in cui sia presente un certo microfungo.
Infatti tra il seme e il fungo si instaura un rapporto di simbiosi in cui il seme ottiene dal fungo gli zuccheri necessari allo sviluppo dell’embrione.
Questa associazione, indispensabile nei primi stadi di vita dell’orchidea si interrompe quando la pianta è sviluppata, su alcune specie che sono prive di clorofilla questo rapporto rimane per tutta la vita della pianta.
Altre specie di orchidee si riproducono grazie a sistemi vegetativi asessuati come la produzione annuale di due rizotuberi anziché uno (serapias), oppure formando stoloni o moltiplicando i germogli sul rizoma.
La speranza è che questa breve descrizione susciti curiosità per queste “strane” e interessantissime piante e che nasca la voglia di approfondire la loro conoscenza.
Giovanni Burla è autore con Fabio Cappelletti del libro “Le Orchidee spontanee dei calanchi di Civita”