di Massimo Gnagnarini assessore al bilancio del comune di Orvieto.
Il Centro Storico di Orvieto è un luogo dove a fronte di qualche migliaio di persone residenti, vi si possono trovare centinaia tra negozi, ristornati, bar e decine di posti dove dormire.
Vi si accede facilmente con le auto e i bus ed è facile parcheggiare sia al coperto che in superficie oppure lo si può raggiungere con la Funicolare, le scale mobili e gli ascensori. Nel centro storico di Orvieto si svolgono nel corso dell’anno numerosi eventi culturali e di intrattenimento all’ombra di un ineguagliabile patrimonio storico e artistico.
Insomma è un posto, Orvieto, principalmente frequentato da forestieri, in pratica la nostra è una città turistica e città d’arte e come tale accoglie centinaia di migliaia di visitatori ogni anno.
Si può affermare, senza ombra di dubbio, che tutto ciò costituisce un sistema economico che è un tutt’uno in termini di offerta e, come tale, è suscettibile di adeguamenti, di investimenti, di ottimizzazioni dei costi e via dicendo.
In altre parole ad esso si devono applicare i criteri macroeconomici della sostenibilità e della competizione.
Le domande che dobbiamo porci allora sono due.
La prima è se il sistema Orvieto così com’è sia governabile, ovvero se vi debba essere una autorità tecnica o politica capace di prendere decisioni che lo riguardano nella sua unicità e totalità , oppure se deve rimanere il mero risultato della sommatoria di tante individualità e iniziative a se stanti.
La seconda è se la fonte delle risorse necessarie al suo sostentamento siano assicurate o meno dall’equilibrio tra costi e ricavi generali, o se, invece, il sistema continui ad alimentarsi attraverso il prelievo di risorse provenienti da altri settori della società cittadina che non hanno nulla a che vedere con il turismo e le sue ricadute sul commercio.
Posso dire, in base alla mia attuale esperienza di assessore comunale al bilancio, che nonostante abbiamo iniziata una politica delle entrate sui parcheggi, sulla tassa di soggiorno, sulle biglietterie dei nostri monumenti e il molto che ci resta ancora da fare sul versante delle altre entrate tipiche come la tosap, le insegne, ecc.. , le entrate del Comune riconducibili al nostro sistema turistico rappresentano una quota assai inferiore dei costi che ogni anno il Comune sostiene per servizi, manutenzioni e attività correlate all’accoglienza turistica.
Una situazione questa che non costituirebbe uno scandalo, anzi sarebbe virtuosa, se il Comune fosse rimasto, come succedeva nel passato, assegnatario di risorse generali principalmente trasferite dallo Stato, ma tutti sanno, ormai, invece, che i bilanci dei nostri enti locali si reggono, principalmente, sulle entrate derivanti dalla fiscalità generale che grava su tutti i cittadini.
E’ evidente, invece, che stiamo ancora usando, per mantenere i nostri servizi di accoglienza turistica, i soldi versati ogni anno anche da quei cittadini orvietani che non hanno nulla da spartire con questo sistema , come ad esempio le centinaia di pendolari che partono la mattina e tornano la sera e che per lo più sarebbero felici, se gli riducessimo le tasse, di rinunciare nella loro città ai gioielli degli ascensori o delle scale mobili per salire sulla rupe o se risparmiassimo milioni di euro per tenere pulita una città invasa da migliaia di turisti, oppure di dover contribuire alle spese di JW e così via.
In conclusione chi beneficia del sistema turistico sono principalmente i commercianti, ristoratori, albergatori e il Comune, naturalmente, e se il sistema collassa sono solo questi a rimetterci.
Quindi volenti o no siamo tutti soci in affari e non ci conviene litigare tra di noi. Dobbiamo decidere solo chi comanda o meglio chi fa cosa e quando.
Anche quando si vuol intervenire in termini di ampliamento e miglioramento dell’offerta turistica in più direzioni, compresa la pedonalizzazione di una piazza per renderla più fruibile e compatibile con le attività turistiche che possono svolgervisi, consentendo una sua maggiore godibilità e restituendola alla sua bellezza originaria, non ci si può accapigliare tra soci.
Questo tipo di provvedimenti, oppure altri come il riallineamento dei prezzi dei nostri parcheggi a quelli di altre città d’arte sono azioni non recessive o per far cassa indistintamente, ma sono improntate e servono alla sostenibilità del sistema e alla sua crescita.
Mi auguro che le azioni eclatanti messe in campo dai commercianti in questi giorni possano rientrare in un normale alveo di un intelligente e informato confronto senza degenerare nelle forme autolesionistiche a cui abbiamo assistito.
Se c’è stato un difetto di comunicazione da parte della giunta comunale, pazienza si rimedia facilmente, diversamente se il contrasto fosse esplicitamente nel merito, sarebbe assai improbabile poter immaginare di intervenire con successo per sviluppare un settore, quello del turismo, che consideriamo la principale se non addirittura l’unica via per un migliore e più concreto futuro economico della nostra città.