di Santina Muzi
Grande enfasi tra le righe dei giornali del novembre 1918 per la vittoria riportata a Vittorio Veneto dall’esercito italiano sugli austro-ungarici. E grandi festeggiamenti in molte città della Penisola, seppure con diversi giorni di ritardo, ossia dopo che alle ore 11 dell’11 novembre anche la Francia ebbe firmato l’armistizio con la Germania.
Ma nessuna festa nelle case vestite a lutto, dove gli uomini e furono tanti, non fecero più ritorno. E nessuna gioia per quei figli ragazzi che a diciott’anni nemmeno compiuti erano stati mandati allo sbaraglio senza alcun tipo di preparazione e cantando erano caduti per la difesa del Piave e dei confini italiani…
Cosa restava a guerra ultimata? Spesso un’Italia fatta di donne che da sole si trovarono a portare avanti la famiglia e il lavoro in ogni settore, dalla campagna, alla fabbrica, alla dirigenza di aziende. Ma questo non compare tra le righe dei giornali, per lo meno in quelli che sono riuscita a consultare. È comunque già molto che gli stessi siano reperibili in formato cartaceo.
Ecco come alle ore 16 del 4 novembre 1918, ossia 24 ore dopo la firma dell’armistizio, il generale Diaz comunicava la sospensione delle ostilità e la fine della guerra intrapresa dall’Italia il 24 maggio 1915:
“In base alle condizioni dell’armistizio stipulato fra i plenipotenziari del Comando Supremo del R. E. italiano in nome di tutte le potenze alleate e degli Stati Uniti d’America e i plenipotenziari dell’I. R. Comando austro-ungarico, le ostilità per terra, per mare e per aria su tutte le fronti dell’Austria-Ungheria sono state sospese dalle ore 15 di oggi, 4 novembre”. (ASO, fondo Pallucco, “La guerra” – vol. 31)
Da quel momento tutte le truppe, sia italiane che associate, ebbero l’ordine di arrestarsi lungo la linea in cui erano giunte e, secondo le clausole dell ‘armistizio, dovettero arretrare di 3 chilometri in linea d’aria…
Sicuramente su quei 3 chilometri compresi tra le due linee c’erano degli abitati, case isolate, paesi… Le clausole prevedevano che per i necessari rifornimenti dovessero rivolgersi alla propria armata nazionale o alle armate delle Potenze associate.
Gli Austro-ungarici avevano tempo 15 giorni per evacuare oltre la linea loro stabilita.
*Le foto
– Tra i vari ritagli c’è anche una foto panoramica che mostra i nostri soldati mentre nuotano in un fiume. Completamente nudi, baionetta in bocca e bombe a mano alla cintola… È la prova generale dell’ultimo vittorioso assalto al di là del Piave, titola il giornale.
– Altre immagini documentano, come sempre succede, come le truppe, seppure perdenti, si abbandonano a saccheggi e depredazioni. Una in particolare mostra il passaggio dei soldati nemici catturati con l’intero bottino, compreso un bell’esemplare bovino in primo piano.
– C’è poi una foto scattata alla stazione di Bressanone che immortala “la presa d’assalto” del treno dai soldati in fuga, arrampicati fin sopra la locamotiva a vapore.
*in breve
La guerra, iniziata nel 1914, vide l’Italia impegnata per 41 mesi a partire dal 24 maggio 1915. I giornali parlano della gigantesca battaglia ingaggiata il 24 ottobre cui presero parte 51 divisioni italiane, 3 britanniche, 2 francesi, 1 cecoslovacca, 1 reggimento americano contro 73 divisioni austro ungariche…