di Dante Freddi
L’intervista rilasciata da Gianni Cardinali nel 2009 e riproposta su orvietosi.it qualche giorno fa merita un ritorno. Condivido gran parte di quanto espresso da Cardinali, compresa la sua delusione per la fase di gestione del risanamento della rupe e dei beni architettonici che vi sono insediati. Sono stati spesi “tanti soldi”, ma, come si afferma nell’intervista, se i beni vengono utilizzati come il Palazzo dei Sette, ovviamente c’è di che pensare che l’investimento non sia stato valorizzato al meglio.
Sulla Piave, già nel 2009, Cardinali scriveva che “Se dieci anni fa fossero iniziate le procedure aperte per concederla gratuitamente, in parte o in toto, a chi volesse insediare attività che procurassero lavoro, oggi, con molta probabilità, avremmo già visto dei cambiamenti. In dieci anni si possono fare cambiamenti epocali”.
Dopo questi difficili anni di crisi la soluzione della cessione o, forse meglio, della concessione in comodato per cinquanta, sessanta anni, finché il piano di investimento di chi metterà i soldi sarà completato, mi sembra da perseguire con decisione. C’è bisogno di inserire quell’immobile nella “produzione” di ricchezza, di individuarne il ruolo, di metterlo quell’immobile in condizione di procurare lavoro per ora e per almeno un paio di generazioni, come fece la Piave dei soldati. Tra sessant’anni ne riparleranno, quelli che ci saranno, come stiamo facendo noi. Speriamo meglio.
Poi ancora.
Chiusura del centro storico al traffico.
Un piccolo autobus che gira continuamente da Piazza Cahen a san Giovenale e l’incentivazione della viabilità con biciclette (pensiamo anche a quelle con pedalata assistita) sono proposte eccellenti espresse da Cardinali che non meritano di disperdersi tra le tante buone idee che non trovano realizzazione.
Nell’agenda elettorale dell’Amministrazione Germani c’era questa volontà di pensare al centro storico come il nostro gioiello più prezioso, da trattare con la cura che merita, senza auto che lo soffocano, senza sciatteria ed egoismo, come bene di tutti, cittadini, operatori economici e ospiti. Sarà difficile e faticoso, ma gli amministratori a questo servono: a saper individuare il bene comune e poi a perseguirlo. Vedremo.
In merito al turismo, la necessità di lavorare senza gelosie e in condivisione delle scelte e delle azioni mi sembra che anticipi di anni quell’amministrazione condivisa che si tenta di perseguire in molti campi. “A questo proposito- scrive Cardinali– mi vengono in mente tre esempi: il vicolo degli artigiani, il vicolo dei Michelangeli e il pozzo della Cava. Ricordo che in passato, molte persone storcevano il naso perché Michelangeli usava il vicolo pubblico come se fosse proprietà privata: magari tutti partecipassero a gestire i vicoli per i propri interessi che poi sono gli interessi di tutti. Sul pozzo della Cava, posso dire che, in tempi non sospetti, ho fatto i complimenti a Marco Sciarra, uno dei miei tanti studenti in gamba, per avere scelto di rimanere ad Orvieto valorizzando un luogo che è divenuta una delle attrattive per i visitatori del centro storico”.
Le idee che circolano sono tante, come diciamo spesso, più o meno realizzabili, ma ora la nuova Amministrazione deve assumersi la responsabilità di aprire un dibattito serio in città, oltre il Consiglio comunale, spesso sclerotizzato in atteggiamenti politicanti, e arrivare a decidere. Saremo la città che i nostri rappresentanti vorranno, ma forza, iniziamo, almeno a costruire una tela e a metterci sopra qualche schizzo.