di “Orvieto Città del Corpus Domini sulle Vie Romee – Collegivm”.
La Cultura non può essere limitata entro confini riduttivi, alienanti od ostracizzanti. Orvieto ne è l’esempio concreto con la propria vicenda storica ultratrimillenaria della quale è ancora protagonista – suo malgrado – in un contesto territoriale multiplo, plurale, ma tutto ancora da declinare ed integrare. È la storia di questa città che racconta il Luogo stesso: il ruolo giocato sin dall’epoca etrusca e, particolarmente nel Medioevo, di ponte interregionale tra Tuscia-Maremme ed Appennino, sulle principali arterie, terrestri ed idrovie, che dal Nord-Europa raggiungono Roma. La sorte malaugurata aggiuntasi alla miopia amministrativa e agli interessi di parte, i più svariati e perniciosi possibili purtroppo, affastellatisi nel corso soprattutto dei secoli successivi all’Unità d’Italia e fino all’ultimo Dopoguerra, hanno spezzato in tante parti – come si fa col “maiale” – quella che sin dalle origini è sempre stata una Terra unica, comune. Per chi non sappia (o non voglia o non abbia interesse a sapere) cosa fosse il “Territorio di Orvieto”, lo “Stato di Orvieto”, come risulta dalle fonti documentali per fortuna ancora reperibili e consultabili, la condizione di fatto attuale è la normalità. Così normalizzata che abituati come si è alla divisione, pensare che in relatà – ad esempio – Bolsena ed Orvieto siano addirittura ‘geneticamente’ (e quindi intimamente) legate fra di loro, possa apparire una boutade velleitaria, un millantar fantasie da frustrati visionari della cultura localistica o dei culturismi locali. La proposta che oggi ci viene di un sentiero condivisibile tra Viterbo e Orvieto è solo l’ultima in ordine di tempo: si rammenta il Convegno COVIP con il Presidente della Provincia di Viterbo Meroi (http://orvietosi.it/2012/10/lumbria-dopo-lumbria-note-a-margine-del-convegno-del-covip-sul-riassetto-istituzionale/) i cui antesignani pionieri si trovano in Dottarelli, di Bolsena, Bonaventura Tecchi, di Bagnoregio, e l’orvietano Renato Bonelli. La Cultura (dei Popoli) non conosce confini. Chiunque può constatarlo facendosi una gita ai Musei Vaticani, ammirando nella Galleria delle Carte Geografiche la “Tuscia Suburbicaria” con le piante appaiate di Viterbo ed Orvieto alla base della corografia, ad evidenziarne i poli regionali di riferimento; nella lunetta soprastante vi è inoltre rappresentato il “genius loci” di questa Terra Comune: una scena dioramica con il Miracolo di Bolsena e la Processione con Urbano IV che accoglie le reliquie alle pendici di Orvieto; Sede Apostolica e “Civitas Eucharistica” da dove il pontefice istituirà universalmente la solennità del Corpus Domini.