di Dante Freddi
Ha proprio ragione Pier Luigi Leoni quando cita Robert Lembke riferendosi all’articolo di Gianluca Foresi sulla necessità di valorizzare la Cultura come principio attivo dell’economia nostrana : “Si riconosce molto presto l’intelligenza di un interlocutore: i suoi punti di vista rassomigliano ai nostri.”
I cittadini orvietani, molti, sono brillanti pensatori e alcuni divulgano le loro idee in conferenze, dibattiti, confronti, o al bar, o per il corso o sul web. In questi anni di direzione di orvietosi.it ho letto centinaia di riflessioni sfavillanti e di soluzioni già pronte per risolvere i problemi dell’economia della città attraverso turismo, cultura, enogastronomia: è giusto che si pensi di utilizzare quanto c’è di buono per farlo diventare eccellente e produttivo.
È il minimo per poi poter ragionare sulla possibilità di vivere su quanto ora non c’è.
Ciascuno interviene con la propria sensibilità, l’esperienza maturata, le conoscenze e la capacità di elaborare queste preziose sapienze in un insieme logico e fattibile. Poi, perché questo lavoro non rimanga una masturbazione mentale, ci vuole quel fuoco che se brucia davvero porta all’azione, altrimenti le idee rimangono lì, a disposizione di chi è in grado di effettuare un passo avanti.
Questo avviene in tutti i processi evolutivi, nella scienza, nell’economia, nella cultura. Nella vita dell’uomo, insomma.
A me piace molto l’intervento di Foresi, “perché ci trovo i miei punti di vista” e perché penso che oggi sia possibile concretizzare quelle idee, se ci si lavora sopra con determinazione. E ci vuole davvero determinazione: basti pensare a operazioni tecnicamente semplici e politicamente difficili da anni incompiute, come assegnare a qualcuno, attraverso un bando, la gestione del Palazzo dei congressi o della Fortezza Albornoz.
Mi piaceva anche l’idea di una gestione dell’attività culturale orvietana attraverso uno strumento unitario, non so se “Tema team”, come suggeriva Marchesini, o altro. So che quelle ipotesi non si sono realizzate, seppure ci fosse un’amministrazione sensibile agli apporti di Leoni e Marchesini.
Forse, partendo dal perché di quel flop e dal perché di opposizioni destre e manche ai bandi per Albornoz e Palazzo dei Congressi si potrebbe avanzare di un passo e arricchire il ragionamento.
Dire sì al no e no al sì aiuta ad argomentare e a portare le idee al di fuori delle secche, fino a trasformarli in pensieri. Quelli che servono, sempre, per arrivare alle azioni. Insieme alle persone capaci di comprendere e concludere, quindi a buoni amministratori.