Riceviamo dal Circolo PD di Ficulle e pubblichiamo.
Grande partecipazione di Ficullesi all’iniziativa con la Presidente Marini e con l’ Avv. Massimo Perari, Consigliere del Comune di Perugia che ha sostituito l’On Urbani, che si è svolta in una Sala strapiena, ma attenta all’intervento appassionato della Presidente, che subito ha voluto chiarire la legittimità della sua presenza all’interno di una manifestazione organizzata dal Partito Democratico durante la Campagna Referendaria, richiamando al rispetto delle regole i rappresentanti dei Comitati del no che avevano organizzato all’esterno ed all’interno della sala una manifestazione di cui, al di là della legittimità, ancora non è chiaro il significato.
La presidente ha ricordato che i Consigli comunali hanno richiesto lo svolgimento di un referendum sulla fusione dei cinque Comuni dell’Alto Orvietano e che la Regione si è limitata ad accompagnare questo percorso creando le condizioni affinchè ciò avvenisse con la massima facilità possibile.
Ha ricordato che le richieste espresse nei Consigli comunali sono state rispettate, perché il Consiglio Regionale si è impegnato a tener conto della volontà popolare che si esprimerà nei referendum in ogni singolo Comune separatamente.
La Giunta Regionale ritiene il percorso associativo ed aggregativo dei Comuni, tra l’altro reso obbligatorio dalla legge, come una necessità per garantire alle comunità locali di poter usufruire di servizi di qualità e di evitare la progressiva perdita di garanzie minime di accesso ai servizi essenziali per tutti i cittadini.
“Quindi – ha dichiarato la Presidente – non dobbiamo andare ai giorni più recenti, se ci riferiamo a questi anni, quelli della crisi economico-finanziaria, dell’esigenza di ripensare il funzionamento della Pubblica Amministrazione locale e territoriale, la sua efficienza, la sua efficacia, la sua capacità di rispondere alle esigenze dei cittadini che in questi comuni vivono e risiedono, per trovare giustificazione a un percorso che io credo sempre di più, non solo spontaneamente, ma anche, probabilmente, con processi di riforma, dovrà porsi il tema della condivisione non solo dell’esercizio delle funzioni, ma di un livello istituzionale locale e territoriale adeguato alle risposte che dobbiamo dare alle nostre comunità locali amministrate.
E questa riflessione la voglio fare come Umbria, soprattutto in una regione nella quale di questi nostri 92 Comuni ben 63 hanno meno di cinquemila abitanti, molti di questi comuni sono anche comuni molto piccoli, non solo quelli che sono oggetto dell’iniziativa, e per la quale oggi discutiamo anche quelle modifiche normative per consentire di esplicitare il referendum consultivo.
Io credo che, se vogliamo evitare due questioni, l’abbandono della popolazione nei centri minori e la desertificazione di alcuni centri minori, non possiamo non porci il tema che chi esercita le funzioni amministrative locali in questi territori che lo possa fare con un livello di adeguatezza nell’organizzazione dell’Amministrazione comunale, consona alle risposte dei cittadini che lì vivono e risiedono.”