Danilo Buconi – Consigliere provinciale di Terni
Cara concittadina, caro concittadino, care amiche, cari amici, care elettrici, cari elettori,
le cause dello stato di malessere economico e sociale cui è stato ridotto il territorio dell’alto orvietano non possono essere assolutamente attribuite al territorio stesso oppure ai suoi cittadini ma devono essere attribuite completamente alle scelte politiche e amministrative che nel corso degli ultimi dieci anni ci hanno visti – nostro malgrado – inermi e passivi protagonisti.
L’incapacità politica che ha caratterizzato le scelte degli ultimi anni ha comportato una chiusura del nostro territorio a qualsiasi possibilità di cambiamento, di rinnovamento, di sviluppo. Siamo consapevoli che tutto ciò sia innaturale e che serva uno sforzo immenso, caparbio, responsabile per recuperare a tutto questo, per ritornare ad essere protagonisti di noi stessi, del nostro territorio, della nostra cultura e, per questo, non possiamo permetterci di rimanere immobili. Non possiamo far finta di non vedere l’abbandono e il degrado cui sono stati confinati i territori in cui viviamo, lo dobbiamo a noi stessi e soprattutto lo dobbiamo alle future generazioni le quali, se non avremo il coraggio di un sussulto di orgoglio e di identità, ci chiederanno conto – a ragione – della storia che avremo contribuito a scrivere.
Non ci vuole poi molto a capire, infatti, che progetti venduti nel corso degli anni come risolutivi per la nostra crescita economica e per il nostro sviluppo, appaiano oggi superati negativamente, bocciati dai fatti. Basterebbe rapportarci alle piccole realtà toscane confinanti con il nostro territorio per capire ancora di più quanto noi siamo rimasti indietro, quanto noi siano stati lasciati, per incapacità politico-progettuale, volutamente indietro!
Evidenti a tutti le potenzialità turistiche, attrattive, culturali dei paesi toscani vicini a noi: ogni Comune, ogni Frazione, anche le più piccole, si fregiano ogni anno di importanti iniziative culturali che si dimostrano potenti poli attrattivi di attenzione turistica, mediatica e culturale. Il tutto, senza inventarsi alcuna particolare formula, senza appaltare alcuna gestione ma dando esclusivamente fiducia e sostegno all’associazionismo e al volontariato locali.
Diciamoci dunque la verità: le scelte politiche hanno grandi colpe ed appare fin troppo facile capirlo. E qualche colpa, forse, l’abbiamo anche tutti noi: per troppo tempo siamo rimasti a guardare, inermi, silenziosi, forse fin troppo timorosi. E’ tempo di reagire, di rialzare la testa, di superare le paure, di tornare protagonisti della nostra storia e del nostro futuro, impegnandoci in prima persona, rimettendo al centro i nostri territori!
Essere piccoli Comuni conviene. E se si è piccoli comuni “montani” come lo sono i nostri, è tutto diverso. Il patto di stabilità – per quanto scellerato – salvaguarda i nostri Comuni proprio perché più piccoli (esenzione dai vincoli del patto di stabilità per i Comuni fino a 3.000 abitanti e per le Unioni di Comuni) ed anzi offre strumenti nuovi che se usati con capacità, destrezza e lungimiranza possono dare ancora grandi risultati (in caso di associazione della gestione delle funzioni fondamentali ulteriori vantaggi sono previsti dalla legislazione vigente per i Comuni capofila). E se uniamo questa direttrice di lavoro alle bellezze, alla storia, alla cultura, alle tradizioni e alle peculiarità che caratterizzano i nostri territori, riusciremo non solo ad avere più peso politico ma- soprattutto – ad avere nuovi vantaggi, nuove opportunità, nuova crescita. Il rapporto diretto e collaborativo tra piccoli comuni e cittadini può rappresentare proprio la chiave di volta delle nostre potenzialità di sviluppo e di crescita.
Per questo dobbiamo cercare di riaffermare con tenacia la nostra storia e la nostra identità, affinché proprio ripartendo dalle nostre radici condivise possiamo tornare ad essere protagonisti dei nostri territori, trasformandoci in comunità vive, mettendo a frutto le nostre risorse e condividendo le difficoltà.
Fare rete, fare fronte comune contro la crisi, “unendoci” per rafforzare le nostre storie ed individualità può dimostrarci che il futuro dei nostri territori è ancora nostro e che dipende solo da noi e dalle nostre scelte.
Nessuna legge, nazionale o regionale, obbliga i piccoli Comuni alla fusione tra loro. E anche da autorevoli esponenti politici ed istituzionali di carattere nazionale è stato riaffermato che la colpa della crisi non è da addossare ai piccoli Comuni e che non si esce dalla crisi superando le piccole realtà, i piccoli Comuni appunto.
Non per colpa nostra, care concittadine e cari concittadini, care amiche e cari amici, si è perso troppo tempo. E troppo tempo si vuole bruciare ancora con progetti astratti e non sufficientemente studiati come, appunto, quello di una possibile fusione.
E’ l’UNIONE, care amiche e cari amici, che fa la forza, che rafforza il futuro, che valorizza le singole realtà presentandole unite all’occhio esterno dell’economia e della cultura.
La nostra vittoria è ad un passo. Regaliamoci una definitiva certezza: il 13 Aprile andiamo a votare e votiamo compatti NO!!!