di Aurora Cantini
La consuetudine è una fonte del diritto che nasce da un comportamento sociale ripetuto nel tempo , sino a che è sentito come obbligatorio e giuridicamente vincolante per tutti. Essa si fonda su due caratteristiche: la ripetitività o “ diuturnitas” di un determinato comportamento nel tempo e la convinzione che tale comportamento sia doveroso e da considerarsi moralmente obbligatorio, la cosiddetta “opinio iuris ac necessitatis”
Ebbene, la consuetudine, da parte di molti, di far defecare i propri cani per le vie della città di Orvieto, e di lasciare per strada i frutti dell’evacuazione , ha assunto ormai una dimensione talmente elevata , al punto che si è radicata in essi la convinzione che debba essere considerata un loro sacrosanto diritto.
Sì, proprio così, si è venuto affermando il diritto di far evacuare il cane per strada connesso a quello, conseguente, di non raccogliere il prodotto del proprio quadrupede, confidando nel fatto che tanto, prima o poi, ci penserà il vento a seccarlo , o la pioggia a scioglierlo, o qualcun altro a toglierlo di mezzo.
Cosa importa , è un problema che non si pongono minimamente, continuano dritti per la loro strada, incuranti e per nulla turbati dal “regalino” che hanno fatto alla città e ai suoi abitanti e forti soprattutto del fatto che, comunque , nessuno sanzionerà la loro condotta incivile.
E di regalini di questo genere ne abbiamo a profusione. Basta fare una semplice passeggiata intorno alla Rupe, per constatare che non esiste alcun vicolo o via di Orvieto, a parte forse il Corso e la Via del Duomo, che sia stato risparmiato da tale scempio. Ogni giorno, bisogna fare lo slalom per non calpestarli.
Infatti, pur prestando la massima attenzione a dove si mettono i piedi, spesso non si riesce ad evitarli, vuoi perché semicoperti dall’erba, vuoi perché si mimetizzano col suolo e vengono scambiati per foglie o altro. E , quando la tua scarpina fa “chac”, ormai il dado è tratto ,non puoi farci nulla….hai calpestato “la cosa marrone ” che qualcuno ha lasciato prima del tuo passaggio, magari avendo al guinzaglio più cani, come ora va di moda, che, inevitabilmente, generano più prodotto.
Ma si dirà…. in fondo si tratta di un povero animale…. e che sarà mai…!
Sì, perché secondo questa visuale distorta, l’altra parte della cittadinanza, che critica la cattiva abitudine, percepita e acquisita invece come un diritto, paradossalmente finisce per essere bollata come antianimalista ed anche intollerante, per non dire di peggio; e ciò soltanto perché rivendica l’altro diritto, sacrosanto, a muoversi e godersi la propria città, senza essere costretta ad assistere a spettacoli così degradanti, oltre che contrari alle più elementari norme di igiene.
Sono consapevole che questa mia esternazione provocherà polemiche e prese di posizione in difesa degli animali ; ci sarà sempre qualcuno col ditino alzato che, dividendo la lavagna a metà, come si faceva a scuola, farà la lista dei buoni, da un parte, e i cattivi dall’altra, includendomi tra questi ultimi, solo perché , nella sostanza ,chiedo di vivere in una città pulita.
Ma non importa; si potrà dire di tutto e di più, si potrà fare della stucchevole retorica sull’amore per gli animali, ormai parificati nei diritti agli uomini, ma quello che non si potrà fare è negare l’evidenza : la città di Orvieto è diventata un cesso permanente per cani.
La realtà è sotto gli occhi di tutti, anche di cui non vuol vedere o, peggio, fa finta di non vedere.
Non rimane che augurarci e sperare che , anche in vista dei prossimi importanti appuntamenti che porranno Orvieto alla ribalta dell’opinione pubblica, prevalga in tutti quel senso civico e di rispetto – non soltanto per l’ambiente, ma anche nei confronti del prossimo – per far sì che la città riacquisti quel decoro che si merita e che ora sembra essersi smarrito tra gli escrementi dei nostri cari amici a quattro zampe.