“Tessera dopo tessera si va componendo il quadro europeo e nazionale che porterà a definire le risorse, le modalità attuative ed i programmi della nuova fase della Politica Agricola Comunitaria, che si articolerà su due pilastri: la politica di mercato, quella che gestisce gli aiuti diretti agli agricoltori (PAC in senso stretto) e sviluppo rurale con cui viene promossa la modernizzazione dell’agricoltura, dell’agroalimentare e dei territori rurali”, ha dichiarato l’assessore regionale alle politiche agricole, Fernanda Cecchini in apertura dei lavori del tavolo verde , al quale hanno partecipato tutti i rappresentanti del settore agricolo umbro. “I nuovi Regolamenti europei sono in pubblicazione con un complesso di norme assai articolato e innovativo che richiede anche provvedimenti attuativi della stessa Commissione Europea e degli Stati membri. Prosegue intanto la definizione della programmazione nazionale e regionale, cominciata da tempo e che negli ultimi giorni ha fatto un passo avanti con la presentazione a Bruxelles da parte del Governo della bozza di Accordo di Partenariato e con la definizione delle risorse nazionali necessarie al cofinanziamento dei programmi per i sette anni”.
“Nel frattempo, ha aggiunto l’assessore, è in fase avanzata di discussione tra le Regioni e il Ministero dell’Agricoltura sia la struttura dei programmi sia la loro dotazione finanziaria. La proposta, sostenuta dal Ministero delle politiche agricole, è quella di avere accanto ai programmi di Sviluppo Rurale di ciascuna regione e Provincia Autonoma un programma nazionale articolato su quattro tematiche: la rete nazionale per il coordinamento dei programmi regionali, le misure di assicurazione dai rischi nella gestione delle imprese agricole, la biodiversità animale, e le infrastrutture per l’irrigazione”.
“Rispetto alla dotazione di 10,5 miliardi di euro di risorse europee cui si aggiungono altrettante risorse nazionali, prosegue l’assessore, la proposta ministeriale propone di dedicare circa 1 miliardo e duecento milioni di euro al Programma nazionale stesso e il resto alle regioni con una ripartizione secondo un criterio storico che fa sì che per l’Umbria potrebbero essere disponibili ancora più risorse che nell’attuale fase di programmazione, dove erano disponibili 786 Milioni di spesa pubblica per i sette anni. L’attivazione di queste risorse richiede un cofinanziamento regionale ancora più rilevante del passato a seguito di un Accordo Stato Regioni per tutti i programmi comunitari”.
Se il negoziato si chiuderà su questi ordini di grandezza ci sarà la garanzia per l’Umbria, regione tra le più rurali per le proprie caratteristiche fisiche ed economiche, di poter realizzare azioni di sostegno all’innovazione delle filiere agricole ed agroalimentari, di qualificazione delle produzioni e di rafforzamento delle infrastrutture rurali avvero di promozione del territorio in misura ancora più importante del passato”.
“L’Umbria, ha proseguito l’assessore, si è guadagnata l’attuale dimensione dei programmi di Sviluppo Rurale sulla base di una storia anche recente di più che piena utilizzazione delle risorse europee e sulla qualità degli interventi realizzati.
Anche nel 2013 la nostra regione ha realizzato interventi pari ad una spesa complessiva superiore ai 115 milioni di euro che sono andati a rafforzare gli sforzi delle imprese agricole e dei territori rurali dell’Umbria”.
Nei prossimi due anni si sovrappongono sia la conclusione del Programma attuale sia l’avvio della spesa del nuovo programma con una ulteriore iniezione di liquidità nel sistema e di sostegno all’innovazione molto rilevanti. In questa fase gli Stati membri debbono fare anche le scelte relative alle politiche di mercato (I pilastro della PAC). A differenza dello Sviluppo Rurale dove è disponibile un miliardo e mezzo in più l’Italia qui deve gestire una fase più difficile e con meno risorse del passato (più del 10% in meno), e per la PAC la spesa storica in Umbria ammonta a quasi 100 milioni di euro. Essendo stato stabilito un obiettivo di convergenza al 2019 dei premi nei diversi paesi europei, l’Italia si troverà a dover ridurre i premi tradizionalmente assegnati ai singoli agricoltori.