Convocata dal presidente del Consiglio comunale Marco Frizza, si è svolta ieri in Comune l’annunciata Conferenza dei Capigruppo per l’audizione dei tecnici di Regione, Provincia e Consorzio di Bonifica Valdichiana al fine di fare il punto dei lavori fatti e da fare ad un anno esatto dall’alluvione.
Presenti: l’Assessore alla Protezione Civile Claudio Margottini e l’Assessore provinciale Fabrizio Bellini, i capigruppo Giuseppe Germani, Evasio Gialletti, Stefano Olimpieri, Cecilia Stopponi, l’Ing. Sandro Costantini dirigente del servizio regionale di Protezione Civile e il responsabile della Protezione Civile comunale Giuliano Santelli, l’Ing. Paolo Grigioni della Provincia di Terni, il presidente del Consorzio di Bonifica Val di Chiana Romana e Val di Paglia Ing. Mario Mori con l’Ing. Rutilio Morandi. Presenti anche alcuni rappresentanti dell’associazione “12 novembre 2012” e del comitato “Val di Paglia bene comune” i quali hanno lamentato il fatto che “gli interventi immediati non sono stati ancora fatti e che in questa situazione non si può arrivare alla primavera, dal momento che la stagione delle piogge e l’inverno sono una minaccia seria” ed hanno dichiarato ampia disponibilità nel mettere a disposizione gli studi da essi prodotti.
Nei vari interventi che si sono succeduti, il capogruppo PD Germani ha sottolineato l’importanza di chiarire scendendo negli aspetti tecnici “i tempi futuri di quello che si pensa di fare per dare delle certezze ai cittadini; come espressione del Consiglio Comunale vogliamo essere informati dalla parte tecnica in merito a quello che sta accadendo e sugli eventuali problemi che i tecnici stessi si trovano ad affrontare”, mentre il capogruppo PSI Gialletti ha evidenziato “l’importanza di conoscere quali sono i prossimi progetti in via di esecuzione”.
A fare il punto sulle risorse assegnate nella fase dell’emergenza e in quella successiva è stato l’Ing. Costantini dirigente del Servizio Regionale della Protezione Civile che ha evidenziato come il piano di 7 milioni di euro e l’ulteriore piano di 46,4 mln pubblicato il 23 ottobre dalla Regione tengono particolarmente conto dell’area del Chiani-Paglia che riguarda il territorio Orvietano più colpito dall’alluvione del 2012. Le opere sono assegnate in parte alla Provincia, in parte al Comune e in parte al Consorzio bonifica Chiani-Paglia relativamente alla mitigazione del rischio idraulico. “L’assegnazione dei finanziamenti c’è – ha sottolineato – tuttavia, parte di questa assegnazione sconta ancora i tempi tecnici di erogazione materiale che è vincolata alla direttiva della Protezione Civile nazionale, ovvero alla individuazione del dirigente regionale che dovrà procedere alle liquidazioni. E’ comunque questione di giorni l’ordinanza del dipartimento che sbloccherà anche le risorse assegnate dagli interventi del commissario Zurli”.
A sottolineare la differenza fra ripristino e messa in sicurezza del territorio è intervenuto l’Ing. Grigioni della Provincia di Terni secondo cui “finora si è potuto far fronte parzialmente al ripristino ma questi primi interventi non possono assolutamente mettere in difesa dal rischio idraulico. Il fenomeno di un anno fa ha dato una spinta in avanti sulle linee strategiche di un piano reale di messa in sicurezza di un territorio così complesso che deve coinvolgere anche i privati proprietari delle aree di espansione del fiume a cui queste sono state cedute. Questo territorio ha avuto complicazioni dovute a scelte del passato rispetto al suo utilizzo e rispetto alla destinazione di infrastrutture, quindi pensare che con gli strumenti ordinari oggi si possa poter mettere in atto le difese è molto complesso. Sono comprensibili alcune code polemiche ma è un dato di fatto che dopo un anno non si hanno in cassa i fondi per avviare gli appalti. Questo anno è stato comunque un durissimo campo di prova mettendo in campo strumenti per attivare meccanismi virtuosi. Ad esempio si è cominciato a ragionare del sistema di compensazione per il materiale inerte e ligneo. Nei prossimi giorni attiveremo una informazione pubblica al riguardo. Basta dire che dal 12 novembre scorso circa 12 mila tonnellate di materiale legnoso sono state estratte dal Paglia. Trattare questi materiali con il sistema tradizionale ci sarebbe costato 2 mln di euro, da un anno invece in maniera ininterrotta due ditta stanno lavorando per recuperare il materiale (siamo a circa 1/20). Stiamo elaborando i risultati di questa esperienza per definire il modello virtuoso per la P.A. che, nel tempo in carenza di fondi, si troverà di fronte a questi problemi”.
Sui progetti di mitigazione a valle ha soggiunto che essi “hanno un senso se inseriti in un contesto di valorizzazione generale e coordinata tendente a mantenere i volumi, destinare l’alveo ad attività compatibili, sottrarlo alla speculazione edilizia. Un approccio complesso con tempi di ritorno molto lunghi a livello di risultati, ma l’unico possibile per alzare il livello di sicurezza idraulica di questo territorio. L’unico modo per lasciare che l’acqua si espanda naturalmente è abbandonare la gestione attuale della risorsa idrica. Quello che si può fare e la strada intrapresa dalle Regione è corretta è la mitigazione del rischio a monte con interventi accompagnati al recupero delle sponde per ridurre il rischio dovuto ad attività. Circa lo stato di avanzamento degli interventi, attualmente sono aperti 3 cantieri che verranno conclusi entro novembre. Altri verranno chiusi a primavera ma sono altra cosa a livello strutturale. Da qui in poi ci concentriamo sulla pulitura dell’alveo da materiali creando un sistema autosufficiente che possa mantenersi nella continuità del tempo”.
Il Consorzio di Bonifica ha realizzato nel 1997/98 in accordo con il Comune uno studio idraulico del territorio per un costo di 150 milioni di lire ha ricordato l’Ing. Morandi del Consorzio di Bonifica. “Furono fatti interventi sui sistemi idraulici secondari, casse di espansione a Bagni, nella piana di Morrano, il ripristino della sinistra idraulica del Paglia a valle del polo scolastico, il ripristino in sponda sinistra del Chiani. Il progetto fu travagliato a partire dal preliminare e molte criticità irrisolte dovranno essere sanate adesso. Negli ultimi anni abbiamo investito 10 mln di euro per dare un assetto di sistemazione idraulica al reticolo idraulico. Grosse criticità ci sono ancora per il Paglia che è fortemente dissestato, i fondi stanziati sono la centesima parte del finanziamento che dovrebbe servire. Come pensiamo di mitigare il rischio idraulico sul Paglia? Ci siamo già attivati prendendo a riferimento i nuovi studi di idrologia, il nuovo studio sulle dinamiche fluviali commissionato all’università di PG. I problemi non si risolvono con le difese passive, ma con bacini di contenimento (casse di espansione) e di laminazione, soprattutto però non si affrontano dalla sera alla mattina. La tempistica e l’elenco di adempimenti imposto dalla normativa richiede molti passaggi e vari livelli di progettazione. Abbiamo intenzione di partecipare i vari step della progettazione. C’è poi la procedura espropriativa che richiede altro tempo. C’è anche la bonifica del sito da ordigni bellici che ha i suoi tempi, quindi i tempi di progettazione non sono compatibili con i 120 giorni che l’ordinanza ci ha assegnato”.
L’Ing. Fabrizio Sugaroni direttore lavori del Consorzio di Bonifica Val di Chiana Romana e Val di Paglia ha ricordato che da febbraio 2013 è stata affrontata una specificità a monte della complanare ed ha ripercorso le fasi di approvazione del progetto, appalto e consegna dei lavori come prescritto dalla procedura sottolineando che “relativamente ai lavori assegnati dall’ordinanza della protezione civile i tempi sono stati rispettati”.
“Questioni che conosciamo da diverso tempo per i vari incontri che facciamo – ha detto l’Assessore Claudio Margottini – non c’è cattiva volontà di nessuno, ma dopo un anno siamo nelle medesime condizioni del 12 novembre scorso. La troppa burocrazia e le norme sono sicuramente un altro problema, ma dobbiamo imprimere una velocizzazione della tempistica. Una riflessione e pianificazione si poteva fare undici mesi fa e far ipotizzare una ricostruzione degli scenari idraulici morfo-fluviali. Dobbiamo capire come si muove il fiume. Questi studi vanno fatti con un gruppo di lavoro permanente congiunto per arrivare ad una sintesi condivisa, superando la frammentazione di competenze del passato. Il Comune di Orvieto mette a disposizione i suoi studi idrogeologici. Sicuramente il governo centrale ha le sue responsabilità che si possono superare solo facendo gruppo di lavoro a livello locale”.
Dello stesso avviso la capogruppo PRC Stopponi che ha rafforzato il concetto della funzione di coordinamento e di chi ne è responsabile. “Siamo esattamente a un anno fa – ha detto – allo stato attuale, il Consorzio di Bonifica realizza un intervento che parte da un precedente episodio alluvionale che però vede la luce dopo quello del novembre 2012. Mi chiedo allora: rispetto a ciò che è avvenuto dopo, è stata fatta la verifica del progetto? Il piano di studio di cui all’accordo di programma con il Comune degli anni ’90 è ancora valido? Che cosa cantiereremo quando arriveranno i soldi se non sappiamo ancora cosa farci? Come si possono dare risposte vere dal momento che si stanno facendo solo lavori di ripristino e sono ben lungi da profilarsi i lavori di messa in sicurezza? Dobbiamo deciderci a mettere le mani su quest’area con tutta la responsabilità e l’etica che ci competono, oppure non ha più alcun senso continuare a fare incontri di questo tipo”.
Il capogruppo PSI Gialletti ha chiesto “quante sono complessivamente le risorse per la messa in sicurezza per il Comune di Orvieto? Mi compiaccio con la Provincia, che ha competenza sul Paglia ed è un soggetto importantissimo, per la compensazione della ripulitura del Paglia che va continuata, vorrei però sapere dalla Provincia quali sono le somme urgenze a cui ha provveduto, dal momento che ci sono ancora problemi ad esempio di restringimento della carreggiata. La Provincia deve avere sicuramente un ruolo importante sui lavori futuri, che spero proprio non siano il ripristino dei laghetti. Gli 8 milioni di euro sono destinati alle sole casse di espansione o anche alle chiusure dei sottopassi sulla destra idraulica dell’A1, e sulla destra e sinistra del ponte dell’Adunata? Un altro problema sono le fogne nella zona di Santa Letizia che sono opere urgenti. Invito a partire dalle piccole cose prima di perdersi nelle burocrazie delle norme”.
Il capogruppo PD Germani ha ribadito che “dopo un anno non sappiamo chi fa il coordinamento di tutti i lavori. Il Consorzio deve dare le priorità che non possono solo essere le casse di espansione; mi riferisco, ed esempio alle arginature sul tratto urbano del Paglia che sono importantissime. Il Consorzio dovrebbe coordinare i lavori”.
“Provincia e Consorzio di Bonifica – ha puntualizzato l’Assessore provinciale all’Ambiente e Protezione Civile Bellini – hanno descritto cosa è successo con i fondi precedenti all’alluvione. Dalla lettura del decreto n. 5 della Regione dell’ottobre scorso emergono due aspetti fondamentali: 1) i fondi sono insufficienti per Orvieto; 2) manca un progetto generale e una cabina di regia. Nel decreto c’è scritto che alla provincia di Perugia i fondi sono stati dati, a quella di Terni no. C’è un problema di carattere politico. La Provincia di Terni non potrà più assolvere le funzioni di autorità idraulica. Abbiamo già comunicato la restituzione di questa delega”.
“Ci sono due risposte da dare – ha sostenuto il Presidente del Consorzio di Bonifica Ing. Mori – 1) ciò di cui ha bisogno la popolazione in termini di risposta immediata perché indubbiamente oggi ci troviamo in una situazione peggiore rispetto a un anno fa e, laddove è possibile, la risposta immediata è solo tecnica con interventi appropriati; 2) c’è poi il problema più generale del Paglia che investe un territorio molto più vasto oltre l’Umbria, cioè la Toscana e il Lazio. Lo studio sul Paglia deve tener conto di questo territorio vasto. Queste operazioni richiedono tempo. L’intervento sul Paglia deve riguardare anche una riqualificazione territoriale e non solo interventi idraulici. Significativo al riguardo è il modello del cosiddetto ‘contratto di fiume’ che coinvolge vari enti e i cittadini. Questo però è una tema che va al di là delle competenze del Consorzio. Le proposte per fare un ‘contratto di fiume’ le può fare chiunque, è una partecipazione democratica, volontaria, a cui però devono seguire decisioni politiche e tecniche”.
“Il compito del coordinamento è stato assunto dall’Assessorato regionale all’Ambiente – ha ricordato il responsabile della Protezione Civile comunale Santelli – quindi allo stato attuale noi possiamo solo impegnarci per informare i cittadini relativamente alle singole criticità, questione anch’essa centrale. L’intera tematica va però inquadrata nell’ambito nazionale non essendo solo di ambito locale”.
“La Protezione Civile regionale – ha soggiunto il Dirigente Costantini – è solo un aspetto della questione. E’ la Regione che ha ripartito le risorse per le relative competenze. In realtà il tempo speso fino ad oggi non è stato tempo perso. E’ nella logica dello Stato in cui ci troviamo il fatto che per stanziare finanziamenti (la parte dei 7 milioni di euro dell’emergenza) si è arrivati a questa estate. La tempistica fissata dal decreto riguarda tutti gli interventi. Vorrei rammentare che, finita l’emergenza, lo status normativo italiano prevede che si operi in regime ordinario. Le risorse ripartite sono proporzionali ed equilibrate agli interventi necessari ma sono insufficienti: a fronte dei 300 milioni richiesti sono stati assegnati poco meno di 50 milioni. Infine, ricordo che il maltempo non è solo alluvione ma anche frane, cedimenti, ecc”.
“Stiamo parlando un linguaggio comune su molti aspetti – ha sottolineato nelle conclusioni l’Assessore Margottini – il Comune di Orvieto organizzerà per il 20 dicembre un primo incontro tecnico per condividere le conoscenze di base, i progetti e le proposte che provengono dai vari enti competenti e dai cittadini e su quella base procederemo dandoci un metodo di lavoro”.