Uno stile inconfondibile. Acuto, cinico, a tratti burlone. È la penna di Machiavelli, che nella sua opera “La Mandragola” ha lasciato ai postumi un colorito ritratto della società fiorentina del XVI secolo, tra strategie, beffe e intrecci vagamente boccacceschi. Per quello che è il settimo appuntamento del 17° Festival Nazionale di Teatro Amatoriale – Premio Stella d’Oro, la Compagnia Al Castello, con la regia di Claudio Pesaresi, mette in scena un grande classico del teatro rinascimentale italiano. “La Mandragola” si trova al confine tra la comicità greco-latina e la novella, oltre a rappresentare una tra le prime commedie scritte e recitate in volgare. In un certo senso può essere considerata l’archetipo della commedia all’italiana, dove le caratteristiche dei personaggi, precisamente calibrate e composte, confluiscono in allegorie più ampie, riconducibili ai principali attori sociali dell’epoca: i Casati di Firenze, il clero, la politica e la società corrotta.
La mandragola è una pianta la cui radice, dalla forma simile a quella del corpo umano, si pensava avesse effetti miracolosi sulla libido e sulla fertilità. È il simbolo della credenza, della superstizione, del facile raggiro dello stolto, che pur di raggiungere il proprio obiettivo mette da parte, cieco di avidità ed egoismo, la morale, il rispetto e persino la propria intelligenza. La trama ruota attorno all’inganno che il giovane Callimaco, aiutato dall’astuto servo Ligurio, mette in atto ai danni dell’anziano e sciocco Nicia. Quest’ultimo, sposato con la bella Lucrezia, non riuscendo a generare la tanto desiderata prole, si fa convincere da Callimaco, medico fasullo in realtà innamorato di Lucrezia, a far bere alla donna un potente infuso di mandragola, che avrebbe sì ucciso colui che per primo avesse posseduto la consorte, ma, al contempo, avrebbe consentito a quest’ultima di rimanere finalmente incinta.
Un intreccio ancora oggi avvincente e godibile, che, tra comicità e amare riflessioni, ripropone in chiave narrativa e novellistica il pensiero di Machiavelli come critico sociale e stratega politico. La Compagnia Al Castello, attiva dal 1990, con sede a Foligno presso il Castello S. Eraclio, dedica da sempre particolare cura alla produzione degli spettacoli e nel corso degli anni ha scelto persino di progettare e realizzare autonomamente le scenografie e i costumi delle sue rappresentazioni, come nel caso della Mandragola appunto. Il gruppo si misura in questo caso con un testo complesso che necessita di solide capacità recitative e sceniche. Sono ben otto gli attori che agiranno sul palco. Daranno voce e corpo a Callimaco, Ligurio, Messer Nicia, Lucrezia e agli altri personaggi della sottile commedia che, grazie a questo allestimento, ha già consegnato nelle mani della compagnia importanti riconoscimenti.
Il sipario si schiude di nuovo ad Allerona martedì 6 agosto alle ore 21,15. La scena si popola come se quella realtà fosse sempre stata lì, una realtà “vecchia” di cinquecento anni, che, come in un incantesimo, si manifesta incredibilmente viva e presente davanti agli occhi dell’affascinato spettatore. Benvenuti a Firenze, benvenuti nel Cinquecento, benvenuti a Teatro!
Per informazioni: www.stelladoroallerona.it