Caro amico, questa settimana ti scrivo …
Pier Luigi Leoni
Caro amico, così ti rispondo …
Franco Raimondo Barbabella
Poveri politici! Ci si mette anche Briatore
“Basterebbe avere 50 parlamentari, pagati bene. Invece c’è un gran numero di parlamentari idioti, ed è una vergogna mantenerli, una roba aberrante… A queste 900 persone non importa niente dell’Italia, ma solo di conservare 14mila euro al mese, è gente che sul mercato vale al massimo mille euro e l’unico sforzo che fanno è mantenere questa situazione. Solo il due per cento dei politici lavora davvero per il Paese… E Bersani quanto vale sul mercato del lavoro? Non so davvero chi potrebbe assumerlo. E Veltroni? Basta vedere cosa ha fatto nella sua vita, per esempio quando gestiva l’Unità. È tutta gente che ha messo il paese in ginocchio, gente con la puzza sotto il naso, non si rendono conto della situazione in cui siamo, parlano solo di aria fritta. Anche Grillo è stata una grande delusione, ci aveva dato a tutti un po’ di speranza. Invece si sono dimostrati come gli altri, forse peggio. Si discute di buoni pasto, diarie e cose del genere. Una roba da manicomio, a Grillo bisogna spiegare che la campagna elettorale è finita, e poi parla a piazze sempre più vuote”. (Flavio Briatore – intervista a La Zanzara – 20 giugno 2013)
P. Briatore non è il mio tipo. Riunisce in sé molte caratteristiche umane che sono stato educato a considerare negative. La vita mi ha confermato la validità di quella educazione. Ma devo riconoscere che molti politici fanno del tutto per meritare il linguaggio sprezzante di Briatore, così come quello sarcastico di Grillo. Tuttavia ciò che maggiormente mi rattrista è che abbondiamo in tutto: parlamentari, consiglieri regionali, magistrati, poliziotti, carabinieri, finanzieri, mafiosi, evasori fiscali e fannulloni.
F. Dico anch’io con tutta franchezza che il personaggio Briatore francamente non mi appassiona. Tuttavia bisogna ammettere che il rango di personaggio Flavio Briatore se lo è senza dubbio conquistato con lucida determinazione, cosicché la sua carriera, pur segnata anche da ombre (ad esempio qualche spregiudicata operazione economica risultata fallimentare e una condanna a Bergamo e Milano per aver fatto parte di un gruppo che aveva il compito di agganciare clienti di fascia alta e di truffarli), nella sostanza è stata rapida e brillante sia nel settore delle corse automobilistiche che in quello dell’intrattenimento per ricchi, il suo vero terreno d’elezione. Ed è naturalmente anche “personaggio da Zanzara”. Anzi, si può anche dire che di questa trasmissione tardopomeridiana di Radio24 condotta da Giuseppe Cruciani e David Parenzo è proprio personaggio tipico, giacché ormai da molto tempo lì vanno di moda i fatti estremi, le situazioni piccanti, e naturalmente i personaggi, che per Cruciani sono tali soprattutto se e quando si distinguono per avere detto o fatto qualcosa sopra le righe, meglio ancora se dicono parolacce (quel tipo di parole che una volta si sarebbero definite così) e criticano tutto e tutti, avendo in mente solo se stessi. Ecco, Briatore non a caso riduce tutto alla logica di mercato e misura perciò anche la politica con parametri da mercato, raggiungendo con ciò la vetta della sua capacità di analisi con l’idea (sic!) che basterebbero 50 parlamentari, essendo gli altri tutti idioti. E forse sotto sotto è addirittura convinto che sono troppi anche quelli. Può darsi che in fondo non si capaciti perché non affidiamo tutto a lui e a quattro amici da lui scelti, unico modo per mettere a posto le cose. La notazione che in ogni caso spiega molto è la sua grande delusione per Grillo, “che ci aveva dato a tutti un po’ di speranza”. Eccoli questi manager che si sono arricchiti, oltre che per la loro abilità (che mi guardo bene dal ritenere criminale come fa la folta schiera dei moralisti), anche e soprattutto per la complicità di un sistema da sempre forte con i deboli e debole con i forti. Eccoli ora (in epoca di antipolitica) animati dal sacro fuoco della voglia di risanare ciò che loro stessi, insieme ai sodali politico-istituzionali diretti e indiretti, hanno ben contribuito a sfasciare. Credo che basti così. Nulla ovviamente contro chi è bravo del suo, chi ha spirito, intelligenza e coraggio imprenditoriale, ma distanza abissale dai carrieristi di regime che fanno la predica all’esercito dei tartassati, spolpati e perennemente ingannati per aver creduto nei valori e nelle regole della democrazia rappresentativa. Briatore ha diritto come tutti ad avere e ad esprimere le proprie opinioni, che peraltro, stando a quel che leggo nei commenti-sfogatoio de “Il Giornale”, non sono solo le sue. Anzi, c’è chi va ben oltre. Però, anche se siamo passati ormai “dalla società del consenso alla società delle opinioni”, per cui forse non si può pretendere più di questo, si può dire almeno che chi quelle opinioni le prendesse sul serio dimostrerebbe di per ciò stesso di essere come minimo debole di mente e di cuore? E soprattutto, si può dire che quella consistente parte della classe politica, che nel tempo ha creato le condizioni perché un Briatore qualsiasi si possa permettere di esprimere giudizi così grezzi e irriverenti che, avendo parvenza di verità, vengono accolti da appalusi, si porta addosso, essa e soprattutto essa, la colpa più grave? Antonella Scutiero ha sintetizzato così su Lettera 43 l’intervista di Briatore a La Zanzara: “Flavio Briatore e la politica. Fossimo nel suo reality The apprentice, il patron del Billionaire li avrebbe fatti fuori tutti, uno a uno. Salvo magari poi ripescarli, che non si sa mai.Briatore è uno che si permette il lusso, dall’alto dei suoi successi professionali e dei suoi miliardi, di dire un po’ quello che gli pare. Su tutto. …” Questo è lo stato in cui è ridotto il nostro altrimenti potenzialmente fantastico Paese: essere costretti a chiedersi se sia meglio accettare come normale la classe politica che abbiamo (più che eletta, nominata) o sorbirsi come giustificate le prediche di Briatore per essere la classe politica quella che è. Quale punizione peggiore di questa?
Ogm che paura
“Quasi otto italiani su dieci (76%) sono contrari all’utilizzo di organismi geneticamente modificati, aumentati del 14% rispetto allo scorso anno. Lo ha reso noto la Coldiretti nell’ambito della mobilitazione della task force “Liberi da Ogm” in piazza Montecitorio, sulla base di un’indagine condotta da Ipr marketing proprio nel giugno 2013. Cresce l’opposizione degli Italiani agli Ogm in agricoltura, riducendo ad appena il 10% i favorevoli ma, sottolinea la Coldiretti, diminuiscono del 14% anche coloro che non hanno un’opinione o non rispondono. Bastano questi dati, sottolinea la Coldiretti, per spiegare le ragioni della richiesta al governo di esercitare la clausola di salvaguardia che vieterebbe la messa a coltura di piante biotech formulata dalla task force a cui partecipa la Coldiretti. Un provvedimento adottato già da 8 Paesi europei (Francia, Germania, Lussemburgo, Ungheria, Grecia, Bulgaria, Polonia, Austria), ricorda la Coldiretti, che in Italia è già stato sollecitato da tutti i gruppi parlamentari al Senato con una mozione votata all’unanimità”. (ANSA – ROMA, 20 giungo 2013)
P. “Il monossido di idiidrogeno (DHMO), come il suo cugino, il terribile monossido di carbonio, è incolore, inodore e insapore. E uccide, spesso per eccessiva inalazione ambientale, svariate migliaia di persone ogni anno. È usato ampiamente nelle centrali nucleari, è impiegato come solvente nelle produzioni industriali, è il componente principale delle piogge acide, è uno dei responsabili dell’effetto serra, contribuisce all’erosione del suolo e dei paesaggi naturali. Oggi alcuni economisti sostengono che bandire dal commercio il DHMO avrebbe conseguenze gravissime per l’economia mondiale, ma c’è chi insinua che questi esperti siano troppo vicini alle posizioni dell’Organizzazione mondiale per il commercio e del Fondo monetario internazionale per essere credibili…” E via di questo passo, stando alla simpatica burla di Dario Bressanini (Pane e Bugie – Chiarelettere – 2013). Infatti il monossido di idrogeno altro non è che il nome scientifico dell’acqua. Ho l’impressione che la maggior parte degli Italiani siano impressionati anche da affermazioni che somigliano troppo alla burla di Bressanini. Infatti tutti noi consumiamo quotidianamente prodotti derivati chimicamente o per fermentazione microbiologica da mais e soia Ogm. E anche i microbi adoperati nella fermentazione sono spesso Ogm. Peraltro tutti i Paesi in via di sviluppo sono invasi da Ogm. Ma, abituati come siamo alla pubblicità, che è informazione distorta, non riusciamo a discernere la corretta informazione scientifica. E abbiamo paura.
F. È proprio così: in campo alimentare siamo invasi da messaggi che non hanno nulla di scientifico e rappresentano soltanto un modo approssimativo e superficiale di fare informazione. La comunicazione di massa corretta, cioè finalizzata all’informazione consapevole, è davvero merce rara. Come è raro poter leggere libri come quello di Dario Bressanini, che tu opportunamente citi. Lo acquistai e lo lessi subito quando uscì, perché avevo letto una recensione che ne sottolineava l’importanza proprio per il suo andare controcorrente rispetto alla vulgata di “naturale è buono, artificiale è cattivo” e per il conseguente tentativo di riportare la discussione su un terreno di corretta, ponderata, informazione scientifica. Mi interessava in modo particolare capire da un chimico colto e dotato di capacità comunicativa come va considerata la questione degli OGM per non trasformare il principio di prudenza in un principio di paura. D’altronde, anche prima di aver letto “Pane e bugie”, in diverse discussioni in Consiglio Comunale (fino al 2009) avevo avuto modo di contrapporre a quella che consideravo l’ideologia antiscientifica della paura una visione della scienza e delle sue applicazioni come esercizio del dubbio e delle verità possibili che non bloccano e anzi favoriscono la ricerca di soluzioni. Non rimasi deluso da quella lettura, ché anzi, me ne derivarono conferme e semmai altri squarci di conoscenza e ulteriori aperture antidogmatiche. Ma su questo non vado oltre perché hai detto sufficientemente tu. Un’ultima considerazione merita invece la posizione di Coldiretti e la questione del rapporto tra OGM e protezione dei prodotti agricoli made in Italy. Personalmente ritengo che la questione esiste e va considerata, ma non ritengo accettabile che per difendere i prodotti nazionali si spacci per sano in quanto naturale ciò che spesso è più artificiale di ciò che tale viene definito per contrapposizione a quello. Sarebbe ora di fare seria ricerca, valutare i pro e i contro, fare corretta informazione e mettere il consumatore in condizione di scegliere consapevolmente. Sto sognando, vero? Si, forse, ma rivendico questo come diritto inalienabile, se non altro in attesa di tempi migliori.
Te la do io la trasparenza
“Tempo di crisi nera e di cinghie tirate a più non posso per i comuni mortali, ma non per i vertici burocratici del Comune di Orvieto che si liquidano premi di produttività per essere stati bravi”. (C.L. La Nazione – 20 giungo 2013)
P. Evito di riportare le inesattezze contenute nell’articolo, che sono sfuggite al pur bravo Lattanzi. Ad esse credo che replicherà il sindaco e ne chiederà la rettifica. Mi preme soltanto sottolineare che i cosiddetti premi di produttività non sono altro che elementi della retribuzione contrattuale, che vengono liquidati dopo una verifica del conseguimento degli obiettivi assegnati dall’amministrazione. Si tratta di spesa obbligatoriamente prevista in bilancio che può essere ridotta o addirittura eliminata solo in caso di inefficienza legalmente accertata o di default del comune. Va pure detto che il comune di Orvieto ha ridotto a tre i suoi dirigenti, oltre al segretario generale, il quale si è accollato, pur non essendovi tenuto, pesanti responsabilità gestionali che hanno evitato la riassunzione di un quarto dirigente. Non esiste al mondo retribuzione più trasparente di quella del segretario generale e dei dirigenti comunali. Tutto è scritto nel sito web istituzionale del comune. Se poi un premio di produttività di 4 o 5 mila euro netti all’anno scandalizza, allora non è problema di spesa pubblica, ma di altro.
F. Che dire di più e meglio di quanto non abbia già detto tu? Potrei forse aggiungere qualche considerazione sulla tendenza, che mi pare diffusa nei mezzi di comunicazione, a coltivare sospetti su tutto ciò che si muove intorno alla pubblica amministrazione. Naturalmente non da oggi. Ma oggi, con questa classe politica così screditata, lo sport di sparare ad alzo zero su ciò che è pubblico, compresi dirigenti, funzionari e impiegati, è quello più facile, più popolare e con rendimento sicuro. È ben vero che anche i dirigenti, i funzionari e gli impiegati spesso ci mettono il loro impegno per meritarsi giudizi severi che tuttavia non si traducono quasi mai in provvedimenti concreti, ma è anche vero che è rarissimo lo sforzo di capire davvero come (non)funziona oggi la pubblica amministrazione, come ci si è arrivati, di chi è la colpa, che cosa si potrebbe e dovrebbe fare e perché non si fa. E così abbiamo un risultato solo apparentemente paradossale: da una parte chi lavora nella pubblica amministrazione è scontento anche quando prende gli incentivi, magari guadagnati con il proprio impegno o semplicemente previsti dai contratti di lavoro; dall’altra l’opinione pubblica ha l’impressione di trovarsi di fronte non ad un elementare rispetto di diritti quanto quasi ad operazioni di appropriazione indebita. Non c’è dubbio che siamo di fronte ad una malattia, che se non è strana è certamente grave ed ha comunque raggiunto ormai livelli di guardia. Sono convinto tuttavia che se ne potrebbe ancora uscire senza drammi, a patto che però la si smetta di lanciare pietre gli uni contro gli altri in una misera guerra dei poveri che fa solo danni a tutti.