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Home Politica

Per un futuro sostenibile della Tiberina. Coesione territoriale e sviluppo endogeno fra tradizione e innovazione

Redazione by Redazione
5 Aprile 2013
in Politica, Secondarie, Archivio notizie
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Patrocinato dal Comune di Orvieto e per iniziativa del Consorzio Tiberina / Agenzia di sviluppo per la valorizzazione integrale e coordinata del Bacino del Tevere, venerdì 5 aprile alle ore 14,30 al Palazzo dei Sette verrà presentato il Terzo Rapporto Annuale del Consorzio Tiberina, dal titolo PER UN FUTURO SOSTENIBILE DELLA TIBERINA – Coesione territoriale e sviluppo endogeno fra tradizione e innovazione che gode dell’Alto Patronato del Presidente della Repubblica.

Così come è già avvenuto per il Secondo Rapporto (di cui il Terzo Rapporto sviluppa alcuni spunti), la prima presentazione del Terzo Rapporto Annuale del Consorzio Tiberina costituisce una occasione d’incontro per contribuire alla costruzione del “capitolo partecipativo” prima della stampa definitiva prevista per gli inizi di Maggio.
Parteciperanno alcuni degli autori dei capitoli di saggi: Claudio  Margottini Assessore all’Ambiente del Comune di Orvieto, Giuseppe Maria Amendola Presidente del Consorzio Tiberina, Ugo Baldini Presidente di CAIRE / Cooperativa Architetti e Ingegneri – Urbanistica S.c.r.l. (Reggio Emilia), Manuela Ricci Direttore di FO.CU.S., centro di ricerca Sapienza Università di Roma e di Master ACT, Maria I. Simeoni Primo Ricercatore IRAT – CNR, Istituto di Ricerche sulle Tecniche Terziarie del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Napoli). Segue il dibattito a cui partecipa Endro Martini, Presidente di “Alta Scuola” costituita fra Regione Umbria e Comuni di Orvieto, Todi e Spoleto.

Di seguito le sintesi tematiche sui capitoli relativi all’ottica dei tre “Distretti” sovrapponibili e sinergici:
• La progettazione del Distretto Biologico: una svolta ecologica nella gestione del territorio
L’agricoltura biologica è ormai una realtà istituzionalizzata a livello mondiale, che conta nell’Italia uno dei Paesi leader. La sua legittimazione sociale è verosimilmente conseguente al consenso accordato ai suoi 4 principi fondanti: la salute, l’ecologia, l’equità e la cura. Principi che ne delineano il profilo di “sistema di attività umana” a carattere polifunzionale, dove l’economia e l’ecologia si incontrano, generando un’attività pratica che soddisfa criteri etici.
Su questa base è possibile concepire uno sviluppo sostenibile del territorio locale basato sull’idea del “Distretto Biologico”, ossia un’area di sviluppo integrato di funzioni produttive e protettive, trainato dall’agricoltura biologica, dove il rispetto della identità culturale si coniuga con le vocazioni ambientali di carattere bio-fisico e con una economia rispondente alle esigenze della comunità locale.
I contributi di questo capitolo, in parte metodologici e in parte applicativi, consentono di esaminare la prospettiva del “Distretto Biologico” a livello generale e di sub-aree nell’ambito della regione Tiberina, ipotizzando anche un approccio ecologico che faccia da riferimento per una più consapevole e duratura gestione dei suoli.

• La progettazione del Distretto Culturale: un’identità da far conoscere
Notevole è la ricchezza culturale della regione Tiberina; tali e tante sono le sfaccettature che gli autori dei contributi di questo capitolo privilegiano, ora l’uno ora l’altro aspetto, con un’apparente disomogeneità di approcci. Trattazioni metodologiche e progetti specifici sono coerenti al riconoscimento di una complessità non inquadrabile in sterili operazioni di esaltazione (o auto-esaltazione). Se – come già sondato nel Primo Rapporto del Consorzio – un’identità della regione Tiberina esiste ed è riconoscibile, essa non si esaurisce ad un unico tema caratteristico.
Così la valorizzazione diviene a sua volta un’attività altamente culturale, quasi di esplorazione, e l’autore – che tratti di governance, di sub-aree, di beni materiali e immateriali o di quant’altro – traccia un percorso personale, creativo e in ogni caso non definitivo. Il “Distretto Culturale” è tutto da inventare, costruire, pensare e ripensare, quasi sognare.

• La progettazione del Distretto Tecnologico: verso una Silicon Valley della new-soft-green economy
Il “Distretto Tecnologico” viene inteso declinando letteralmente i termini new, soft e green – come principi ispiratori – e valutando l’attrattiva della regione Tiberina in almeno due direzioni: territorio adatto a investimenti e interventi sostenibili (per caratteristiche geo-climatiche, idrauliche, ecc.) e territorio sede d’innovazione. Il primo contributo che potrebbe ricadere nel precedente capitolo, è qui collocato invece, poiché si riferisce ad una progettazione di infrastrutture (culturalmente improntata); il penultimo è quasi un omologo tecnologico dell’ultimo sul “Distretto Culturale”; quello sulle ITC e sulla comunicazione comprende al proprio interno gli elementi del “Distretto Biologico” quanto a produzioni da valorizzare. Proprio l’informatica suggerisce un ulteriore doppio filone di pensiero: se sono materie tecniche sia quelle sull’hardware sia quelle sul software, allora la creatività del territorio – paragonabile a un nuovo software – può ben tradursi in soluzioni economiche ed ecologiche suscettibili di dar luogo a produzioni e realizzazioni distinte da quelle agrarie o culturali in senso stretto. Il “Distretto Tecnologico” diviene dunque residuale ma solo nei termini di complementarietà e – anche in questo caso – di identità territoriale.

 

 

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