Riceviamo dal segretario del Partito Democratico di Orvieto Andrea Scopetti e pubblichiamo. Scopetti si riferisce all’intervento di Gnagnarini e alla diffida del sindaco, rivolta a politici, cittadini, frequentatori di bar e giornalisti, a diffondere le falsità del perfido Gnagnarini.
Le osservazioni di Massimo Gnagnarini al bilancio toccano nervi scoperti. La risposta del sindaco Concina conferma quanto avevamo già detto: contraddire è lesa maestà. Nella sua fantasia il voto popolare conferisce l’intoccabilità e l’eletto regna e governa senza molesti controlli. Nega l’evidenza, come per le scale mobili alla stazione ferroviaria: “perfettamente funzionanti”. L’attività dell’amministrazione comunale esige il silenzio e gradisce masse assuefatte; alla gogna chi smuove argomenti scomodi. Analogo trattamento hanno ricevuto quanti hanno osato contestare in merito alla Carta Unica. Incombe il ricorso alle sedi opportune.
In entrambi i casi nelle sedi opportune, eventualmente, ci sarà poco o niente da dire. Molto interessante, invece, l’aspetto antropologico. La retorica conciniana presuppone un’audience piuttosto ignorante. Per lui è come se la mente collettiva fosse atrofica e non avvertisse gli aspetti angosciosi della questione.
Nel programma elettorale aveva promesso una società di revisione, neanche a dirlo internazionale, per la ricognizione sul reale stato della finanza comunale. Ci siamo ritrovati in pochi mesi con il consigliere Pizzo perennemente delegato al bilancio perché il blasonato assessore Romiti è sempre assente.
La Corte dei Conti ha certificato il 28 febbraio scorso che gli equilibri di bilancio “pur rispettati risultano solo formalmente costruiti”. Il risanamento non c’è stato e neanche si intravede.
Il disavanzo di amministrazione è pari a 7,2 milioni di euro. È lo stesso che Concina aveva ereditato e sul quale tanto è stato detto dai suoi cortigiani e dallo stesso Concina: “Orvieto è una delle più belle città del mondo, lasciata colpevolmente sfiorire e deperire da decenni di amministrazioni incapaci”.
Lui, invece, che è capace non ha ridotto il disavanzo e nel frattempo ha venduto uno dei gioielli di famiglia, la farmacia comunale, e ha alzato al massimo consentito le tasse ai cittadini.
L’amministrazione Concina ha fallito il suo obiettivo di risanamento dei conti del Comune e ha incentrato l’azione politica esclusivamente sul contenimento della spesa, contribuendo così in modo determinante a deprimere la situazione economica del nostro territorio.
Verrebbe da dire, riprendendo un famoso film, “non ci resta che piangere”, la nostra responsabilità è, però, quella di poter far intravedere un futuro a questa città e a questo territorio e allora: non ci resta che ricostruire.