Riceviamo dall’assessore Marco Marino e pubblichiamo.
Per cultura e coerenza tendo sempre a rispondere alle domande che mi vengono rivolte con lo stesso mezzo con le quali vengono formulate: attraverso la stampa se queste compaiono sui giornali, dai banchi della sala consiliare se giungono attraverso interrogazioni o question time.
Devo dire che rispondo cortesemente se sono rivolte con civiltà, mentre rispondo in modo risoluto quando queste vengono effettuate con intenti diffamatori.
Alla sua domanda, gentile signora Calcagni, rivolta attraverso la stampa on line e con molta civiltà e cortesia, rispondo con lo stesso mezzo ed identico tono.
Quando ho assunto il servizio di assessore, mi sono trovato ad affrontare la pratica dell’acquisto delle ceramiche di asserita provenienza dalla collezione Perali. Tale pratica era interamente istruita dagli uffici comunali con l’assenso ed il beneplacito di un mio predecessore. Quando ho interrogato la responsabile che aveva istruito la pratica chiedendo se era possibile una pausa di riflessione per verificare l’opportunità dell’acquisto, mi è stato risposto che la Regione dell’Umbria aveva stabilito ed erogato il finanziamento in maniera specifica e pertanto non era possibile prendere decisioni diverse, pena la perdita definitiva di tale possibilità offerta.
Tutto questo mi è stato confermato dal dirigente regionale interrogato in mia presenza dalla responsabile comunale.
A completamento della pratica ho chiesto una dichiarazione autografa della effettiva provenienza ed autenticità della collezione da parte di chi consigliava tale acquisto, ovvero l’architetto Alberto Satolli, noto ceramologo, del quale l’intera città nutre profonda stima, naturalmente anche del sottoscritto, che è stata fornita senza indugio.
Ho chiesto inoltre all’ufficio istruente che si allegasse alla pratica anche una stima della congruità del prezzo richiesto dal proprietario dei beni ceramici, che è stata positivamente redatta dall’antiquario Bianchini.
Questa premessa per spiegare come mi sia posto in posizione prudente, per evitare che si potesse ipotizzare una mia posizione acritica, in quanto noto sostenitore della necessità che la città si doti finalmente di un centro di documentazione della ceramica.
La proposta di creare un centro di documentazione della ceramica, la esposi intorno alla metà degli anni ottanta, dopo il ritrovamento dei reperti di una fornace medievale in via della cava che testimoniava anche le successive produzioni rinascimentali allora sconosciute.
Le devianze successive al primitivo progetto ne hanno impedito la realizzazione, ma non hanno impedito a me di tentare di convincere le persone di cultura di riprendere la strada maestra.
Poco più di un anno fa, appunto dopo l’acquisto delle ceramiche proposte dal Satolli, parlando con il professor Pasca , esposi il progetto di costituire all’interno del Centro Studi da lui presieduto il centro di documentazione ceramico, avviando un corso di alta specializzazione in ceramologia, unico in europa a poter operare usufruendo di un consistente patrimonio fittile praticamente di proprietà.
Ricordo pure di aver presentato pochi giorni dopo all’illustre professore anche un altro noto studioso di ceramiche antiche, il professor Lucio Riccetti, per informarlo che in città le competenze erano molteplici e di alto livello.
Non più tardi di alcuni mesi fa, presi contatto con il direttore del centro studi dottor Stefano Talamoni, invitandolo, dopo una sintetica esposizione di quelle secondo me più importanti materie da inserire in un possibile piano di studi formativo per ceramologi, a progettare il programma didattico necessario, avvalendosi della collaborazione di docenti universitari.
Le note difficoltà del Centro Studi, forse hanno fatto passare in secondo piano questo progetto formativo che giustifica ampiamente l’acquisizione sotto qualsiasi forma, acquisto o donazione, di materiale di studio che nessuna università possiede in proprio.
Non conosco le motivazioni né le modalità di acquisizione dei forni da lei citati, anche se ritengo che a nulla possono essere utili per un centro di documentazione ceramica, dove si studia la storia del prodotto ceramico in tutti i suoi aspetti: da quello artistico a quello stilistico, antropologico, storico, legislativo, documentario, archivistico ed altro corredandolo piuttosto di laboratori di analisi chimiche e fisiche.
I forni di cottura possono essere necessari in un istituto d’arte o di formazione artigianale dove si preparano ceramisti, così come si formano i futuri pittori o scultori nelle accademie, non certo nei corsi di storia dell’arte a qualsiasi livello questi si svolgano.
Comunque i forni in questione sono collocati nell’edificio per il quale sono stati acquistati e mi auguro che prima o poi qualcuno abbia la bontà di utilizzarli, visto che possono essere utili almeno per un corso di formazione artigianale.
Spero, signora Calcagni, di essere stato esauriente in questa succinta risposta, ma se non ho soddisfatto i suoi interrogativi, rimango a sua disposizione per entrare nei dettagli in qualsiasi momento lei lo desideri, sempre con civiltà e cortesia.
Per ciò che concerne le premesse contenute nel suo corsivo, la prego di non fare torto alla sua intelligenza lasciandosi coinvolgere nella polemica strumentale ordita dagli occupanti privati dell’ufficio turistico, che vogliono far credere che vi sia un attacco alla Carta Unica.
Se le sembra possibile che come presidente della Tema chieda l’inserimento della visita al teatro nella Carta e poi come assessore ne organizzi lo scioglimento, la lascio libera di pensare che io non sia molto intelligente, ma la prego di non pensare che sia decisamente schizofrenico.