Un legame, quello tra la natura cristiana e la vita amministrativa, che può interpretare in maniera positiva le vocazioni del territorio e rimetterlo in moto. Una forza, contagiosa e vantaggiosa, per l’intera comunità. La società ha bisogno di mettere un punto e andare a capo. Necessita di una vera svolta. Un cambiamento radicale.
Successo di pubblico e consensi,martedì pomeriggio all’Auditorium di Bolsena, per il meeting con Marco Tarquinio, direttore responsabile di “Avvenire”. Un incontro organizzato e rivolto agli amministratori comunali e provinciali in occasione del Giubileo Straordinario. Presente al tavolo dei relatori, oltre al sindaco di Bolsena Paolo Dottarelli, anche il vescovo della Diocesi di Orvieto-Todi Monsignor Benedetto Tuzia.
L’incontro di oggi – ha esordito Paolo Dottarelli -, che vede la presenza dell’illustre direttore di Avvenire Marco Tarquinio, non vorrà incentrare l’attenzione sulle difficoltà e sui problemi che ogni giorno un amministratore deve affrontare. Vogliamo concederci una giornata di riflessione, e di confronto. E, sulla base dell’insegnamento che Papa Francesco ci ha trasmesso, focalizzare i nostri pensieri sul senso della solidarietà, della collaborazione tra gli uomini”.
Oggi le amministrazioni, a contatto con i cittadini, sperimentano una politica di rigore che fa fatica a mantenere intatti ed efficaci i servizi ai cittadini. “Noi siamo custodi – ha affermato Monsignor Benedetto Tuzia – della nostra comunità, della nostra storia, di tutto un mondo in cui siamo collocati; ma, allo stesso tempo, siamo al suo interno custoditi”.
Marco Tarquinio è nato a Foligno. Attento commentatore dei fatti quotidiani, mai banale. “Assertore di un’informazione – come ci ha tenuto a sottolineare il vescovo della Diocesi di Orvieto-Todi – che non è gridata”. Una voce autorevole e riqualificante del mondo cattolico.
“Per chi è chiamato dalla profonda natura cristiana della nostra terra – ha spiegato nel corso dell’incontro il direttore di ‘Avvenire’ – il Giubileo come lo viviamo noi oggi non è più quello di origine ebraica (un momento di palingenesi). Sta entrando in crisi il welfare sussidiario. Il sistema sociale e politico non gode più della fiducia da parte delle nuove generazioni: questo è il vero problema di chi amministra. L’amministratore deve ricordarsi che dove non si arriva con le forze pubbliche, si può ardire con quelle sociali”. Valorizzare e promuovere le energie che ci sono all’interno di una comunità: questo è il vero senso del welfare sussidiario. Una vera e propria “vocazione di offerta” rivolta alla società.
“Oggi viviamo un tempo – ha proseguito Marco Tarquinio – in cui la politica viene considerata arcigna e rapace; lontana anni luce dalla vita dei cittadini. Questi 20 anni di II Repubblica che abbiamo alle spalle ha provocato delle distanze assiderali: in tutti questi anni non abbiamo più scelto i nostri parlamentari. E’ necessario lavorare per l’interesse del territorio: se questa fermezza non arriva da Roma bisogna incentivare la creatività sociale, collettiva. Parafrasando Papa Francesco, la politica è la forma più alta della carità e il potere non deve più configurarsi come vizio, ma solo come servizio”.