Dagli oltre cinque milioni di contributi statali dell’anno 2000 allo zero assoluto previsto dal Governo nazionale nel 2012: è questa la cruda realtà con la quale si è trovata a fare i conti la Giunta regionale nell’assegnare i contributi previsti dalla Legge nazionale 431 del 1998 e dalla Legge regionale 23 del 2003 per il sostegno alle famiglie che vivono in affitto. “Una volta si chiamava Fondo nazionale, sottolinea l’assessore regionale alle politiche abitative Stefano Vinti, ormai però di ‘nazionale’ non c’è rimasto niente e la Regione ha dovuto far fronte con uno stanziamento di 2 milioni di euro proveniente dal suo bilancio e chiedendo ai Comuni un cofinanziamento non proprio ‘simbolico’ di oltre 600mila euro per far fronte alle esigenze che sono scaturite dal Bando pubblicato nel2012”. La Giunta regionale, su proposta dello stesso assessore Vinti, ha così deliberato la ripartizione dei contributi ai 71 comuni (46 in provincia di Perugia e25 inprovincia di Terni) che hanno ricevuto domande a seguito del Bando e che ovviamente avevano provveduto ad impegnarsi a cofinanziare l’importo necessario.
“La disponibilità delle risorse nazionali per dare aiuti alle famiglie in difficoltà a causa di canoni di locazione eccessivamente onerosi rispetto al loro reddito, ha affermato l’assessore Vinti, si è drammaticamente azzerata ed il Fondo continua ad esistere soltanto grazie alla volontà della Regione dell’Umbria che ha stanziato, sul proprio bilancio, i due milioni di euro che sono attualmente disponibili. L’esiguità della somma a disposizione, già nel 2011 aveva imposto ulteriori modifiche nei criteri di ammissione e pertanto, si era stabilito di limitare la platea dei beneficiari, consentendo la partecipazione ai bandi esclusivamente ai nuclei familiari più bisognosi (in possesso di un reddito annuo uguale o inferiore alla somma di due minime INPS, circa 12.000 euro) e di ripartire le risorse tra i comuni tenendo conto solo della media del fabbisogno manifestato, negli ultimi tre anni, dai richiedenti appartenenti alla categoria sociale sopra indicata”.