di Confcomercio, Confesercenti e Assocommercio
Il prossimo lunedì 21 gennaio il Consiglio comunale sarà chiamato a decidere in merito alla proposta di scioglimento e messa in liquidazione della Fondazione per il Centro Studi “Città di Orvieto”.
L’imminenza di tale decisione pone l’opinione pubblica di fronte a scelte di vitale importanza dalle quali, ancora una volta, dipenderà il futuro di questa città e del suo territorio.
Anche le associazioni di categoria, da sempre sensibili ed attente alle attività del Centro Studi ed al suo ruolo rilevante per l’economia locale, intendono far sentire con forza le proprie ragioni, manifestando la propria ferma contrarietà alla chiusura di un’istituzione culturale e formativa che, in dodici anni di intensa attività, ha apportato e può continuare ad apportare presenze vitali ed un indotto economico più che significativo ad una realtà già così provata dagli effetti combinati della crisi e della recente calamità naturale.
Per raggiungere obiettivi di risparmio del pubblico denaro e di razionalizzazione delle limitate risorse disponibili, è giusto chiudere i cosiddetti “carrozzoni” quando questi rappresentano soltanto un costo per la comunità e non offrono alcuna concreta prospettiva di vantaggio sociale ed economico. Bisogna, però, anche evitare che l’eccesso di zelo conduca alla chiusura pura e semplice di tutte le strutture vitali e si traduca, di fatto, in una deleteria incapacità di guardare oltre la punta del proprio naso.
Il Centro Studi, con la sua struttura ridotta all’essenziale (soltanto quattro dipendenti!) non è affatto assimilabile ad un “carrozzone”. Lo sforzo dei soci fondatori, il Comune e la Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, della Provincia e delle forze economiche e sociali, deve essere pertanto orientato a creare rapidamente le condizioni per un rilancio delle attività del Centro Studi. L’Amministrazione cittadina non deve abdicare al ruolo dirigente che le spetta: compete, infatti, alle istituzioni locali ricercare anche gli apporti di possibili partner finanziari esterni.
Le Associazioni di categoria dei commercianti, opponendosi con determinazione alla proposta di chiusura del Centro Studi, chiedono al Consiglio comunale di riconsiderare la decisione che si appresta ad assumere e di compiere ogni sforzo per individuare le possibili soluzioni alternative della riorganizzazione e del rilancio di un’iniziativa che va consolidata, potenziata e non certamente soppressa, perché questa città possa coltivare ancora una prospettiva reale di sviluppo. Bisogna fare presto: una volta perse le convenzioni con le università e disperso il personale qualificato che da anni vi lavora, non sarà possibile poi contare su improbabili quanto intempestive “riaperture”.
Per dare forza a quanto convintamene sostengono, le associazioni invitano i propri aderenti e tutti i cittadini a sottoscrivere la petizione popolare indirizzata al sindaco ed al presidente del Consiglio comunale.