ORVIETO – “Gli spessori di pioggia previsti, ancorché inferiori a quelli successivamente registrati, sono stati comunque sufficienti ad attivare, in previsione già il giorno prima dell’evento, il massimo livello di allerta del sistema regionale di protezione civile. Una previsione di 400 mm nelle successive 24 – 48 ore avrebbe determinato una criticità attesa certamente “elevata” anziché “moderata” ma, in ogni caso, la fase di allertamento del sistema regionale di Protezione Civile sarebbe stata del tutto analoga al caso specifico (stessa fase di “attenzione”)”. E’ questa la conclusione, nonché il passaggio cruciale, del rapporto di rito che il Centro funzionale decentrato regionale ha chiuso lo scorso 28 dicembre sull’alluvione dello scorso 12 novembre. Chi fino ad oggi additava il centro di Foligno come responsabile di aver diramato un’allerta sbagliata e di averlo fatto solo via fax o mail in giorni festivi, ora ha sulla propria scrivania qualche documento in più su cui riflettere. Di fatto, secondo quanto si evince dal rapporto, pubblico e consultabile on line qui, le eventuali responsabilità andrebbero ricercate a monte e valle.
Primo perché il Centro Funzionale Decentrato della Regione Umbria non è ad oggi autonomo per quanto riguarda l’area meteo ma dipende dalle previsioni del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile. Secondo perché, stando alle procedure regionali, “una previsione di evento idropluviometrico di criticità “moderata” o “elevata”, attiva formalmente in entrambi i casi, al massimo livello, il sistema regionale di protezione civile”.
La classificazione di criticità “moderata” sarebbe avvenuta sulla base delle previsioni pluviometriche (rivelatesi poi sottostimate), delle “consultazioni tecniche di confronto con le regioni limitrofe” (“tutte le regioni tirreniche del centro Italia prevedevano al massimo criticità moderata” è detto nel rapporto) nonché di dati statistici. Quanto alla comunicazione, trattandosi di giorni non lavorativi, il rapporto specifica che gli avvisi di criticità sono stati inviati, non solo tramite le “tradizionali notifiche via fax”, ma anche con “appositi e specifici messaggi sms a tutti i sindaci della Regione e alle strutture operative dei gestori delle reti stradali e ferroviarie”. Intanto, continuano ad emergere contraddizioni sulla vicenda. Se le cartografie, datate 2006, dell’Autorità di bacino del Tevere non davano per esondabili le zone invece esondate, come fa la Provincia di Terni ad assegnare rischio idraulico 3 (su scala da 1 a 4) ad una trentina di aziende tra via Monteluco, via monte Cimini e via Angelo Costanzi?
Foto di Anacleto Santori