ORVIETO – In primavera avevano monopolizzato l’attenzione dei media e delle istituzioni. L’ennesima crisi del tessile orvietano aveva fatto discutere a lungo, soprattutto grazie al presidio ventiquattro ore su ventiquattro che le operaie avevano organizzato presso lo stabilimento per resistere alla chiusura. Poi, a macchine spente e con il presidio sospeso, l’attenzione è andata scemando.
E così fino ad adesso nessuno si è accorto che le trenta operaie (ventinove donne e un uomo) della Mmanifatture di Bardano sono senza cassa integrazione dal mese di luglio. Il motivo del ritardo di tanti mesi è strettamente burocratico, non di meno, con il Natale alle porte, la faccenda preoccupa le lavoratrici che faticano ad andare avanti, oltre che a trovare un’opportunità per essere reimpiegate nell’attuale e generalizzata crisi del settore. L’erogazione della cassa integrazione, come conferma anche il sindacato, è rallentata a causa del trasferimento della sede legale dell’azienda che ha comportato il passaggio di competenza della pratica dall’Inps di Terni a quella di Perugia.
La situazione – è la rassicurazione generale – dovrebbe sbloccarsi a breve, tuttavia non v’è ancora alcuna certezza su una data. Così come non sembrano esserci prospettive a medio termine per il concretizzarsi del progetto di cui a suo tempo si era lungamente parlato, di delocalizzazione ad Orvieto di una parte del ramo – pelle della ditta che avrebbe dovuto riassorbire una decina di lavoratrici