La prima seria perturbazione dell’autunno ha scaricato acqua e neve sull’Italia, senza però provocare i disastri temuti. Soprattutto a Roma, dove comunque il picco delle piogge atteso in tarda serata di lunedì non ha fortunatamente provocato alcun problema particolare. «Non ci preoccupa – ha detto il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, dopo la riunione del Comitato operativo convocato per prepararsi all’emergenza – chi dice che abbiamo esagerato. L’anno scorso ci sono stati 50 morti per il maltempo. La prima cosa che conta è portare a casa la pellaccia. Dunque, diciamo no agli allarmismi ma anche all’indifferenza. La cautela è necessaria, bisogna prepararsi». Tanto intensa quanto veloce, l’ondata di maltempo ha già lasciato il Paese. Questa prima perturbazione autunnale, ha avvertito il capo del Dipartimento, «è solo un antipasto di quanto succederà nei prossimi mesi: bisogna quindi prepararsi adeguatamente, evitando di entrare in un loop di panico. Che piova o no – ha sottolineato – a noi interessa fino a un certo punto. Quello che conta sono gli effetti al suolo che possono essere estremi in un Paese fragile come l’Italia. Dove ci sono Comuni che non hanno ancora un piano di protezione civile».
Intanto, è polemica sugli allarmi lanciati nei giorni scorsi da siti meteo che preannunciavano cicloni e nubifragi devastanti. Daniele Cat Berro, della Società meteorologica italiana, ha parlato di «allarmismo ingiustificato. Per quanto ci riguarda – ha aggiunto – già ieri noi avevamo ‘smorzato i toni, parlando di una perturbazione in fase di attenuazione». Ed anche Gabrielli ha attaccato «i maghi che fanno della meteorologia un’occasione di avanspettacolo: serve meno ironia e meno frizzi e lazzi». La realtà, ha rilevato, «è che l’innalzamento della temperatura registrato nell’area del Mediterraneo porta al formarsi di celle temporalesche imprevedibili che si strutturano e si scaricano velocemente sul terreno con effetti pericolosi».
Ad Orvieto la Protezione Civile monitorava da settimane lo stato di pulizia dei fossi dei tombini e degli scoli pubblici, oltre ad aver definito con il Consorzio Val i Chiana,e la Provincia di Terni l’attuazione del piano di emergenza attraverso il Presidio Idraulico, un sistema di rilevamento strumentale e a vista dei maggiori punti a rischio delle varie aste primarie e secondarie del nostro territorio. Da Città della Pieve fino a Orte, Chiani, Paglia e Tevere, oltre alla Diga di Corbara, in caso di forti precipitazioni sono costantemente sotto osservazione. Se il pubblico, con tutti i suoi limiti e i sempre più scarsi mezzi finanziari riescono ancora ad avere una loro discreta efficienza, altro ragionamento riguarda le proprietà private, terreni agricoli, fossi, forme, gli stessi boschi, sui quali la manutenzione e la regimazione delle acque risulta ancora del tutto insufficiente.
Basta verificare le immagini che saranno pubblicate su www.orvietosi.it a cura di TeleOrvietoweb, per rendersene conto. Le strade di collegamento tra Canale e Lubriano completamente coperte da una coltre di fango, la completa assenza di regimazione delle acque proveniente dai campi arati fino all’ultimo centimetro possibile, canali di scolo inesistenti, Da questa mattina gli uomini del CSM stanno operando per ripristinare la viabilità, altri stanno intervenendo nella zona di Torre San Severo ed in altre località, tutto ciò a spese del cittadino. Questa situazione non è più tollerabile, in questo senso l’ordinanza emanata dal sindaco di Orvieto, che crediamo vada estesa a tutti i Comuni del Circondario, pone dei paletti ben precisi. D’ora in poi ogni intervento a seguito di danni provocati da privati verrà oltre che sanzionato con contravvenzioni da 159 a 659 Euro, verranno anche imputate le spese sostenute dall’Ente per i lavori di ripristino.