MIGRAZIONI DI PRIMAVERA
Il Teatro del Tempo Presente
Teatro Mancinelli
Teatro del Carmine
(23 marzo – 21 aprile 2013)
Al Teatro del Carmine, luogo che da tempo fotografa e declina i nuovi linguaggi scenici, Ar.Té. Teatro Stabile d’Innovazione dà spazio ad una giovane generazione teatrale capace di rappresentare il nostro tempo, un tempo liquido in cui gli artisti sono naufraghi e portano avanti i loro progetti culturali grazie ad una grande vocazione in grado di fare luce sul futuro. Con questa rassegna di Teatro Contemporaneo, Ar.Té. vuole raccontare, almeno in parte, il tempo presente attraverso spettacoli previsti nei mesi di marzo e aprile al Teatro Mancinelli e al Teatro del Carmine.
Teatro Mancinelli
Sabato 23 marzo – Domenica 24 marzo
CHIARA CASELLI
MOLLY
da Ulisse di J. Joyce
traduzione Gianni Celati
adattamento Chiara Caselli
scena e costumi Barbara Bessi
luci Roberto Rocca
regia Maurizio Panici
produzione Ar.Tè Teatro Stabile d’Innovazione
in collaborazione con Spoleto55 Festival dei 2Mondi
MOLLY è il monologo finale dell’Ulisse, nella nuova traduzione di Gianni Celati, un testo semplice e nello stesso tempo complicatissimo e molto impegnato, incentrato sui pensieri di una donna, perfettamente interpretata da una Chiara Caselli in scena carnale, duttile, fortemente sensibile, al centro di un allestimento delicato, non realistico, dove troneggia un grande letto blu che, come una zattera nel vuoto, evoca un naufragio in una notte di ricordi. Diretta da Maurizio Panici, regista e curatore della messinscena, la Caselli, attrice di livello internazionale versatile e interessante, in questo spettacolo conferma la qualità di un percorso artistico che l’ha portata a lavorare con registi come Antonioni, Cavani, M.T.Giordana e Gus Van Sant.
Teatro del Carmine
Giovedì 4 aprile
MACELLERIA ETTORE
AMLETO E’ MORTO
Un tradimento di William Shakespeare
con Woody Neri e Maura Pettorruso
sound designing e musiche originali Chiarastella Calconi
testo e regia Carmen Giordano
Macelleria Ettore incontra Amleto. Lo fa a pezzi, lo seziona e lo rimonta.
Una nuova tappa di un percorso sul linguaggio, che combina artificio e verità. Che ricerca semplicità e mistero. Amleto è lo specchio di questa ricerca e Il punto da cui partiamo.
Rinunciamo alla scena per la parola che si fa immagine. Accettiamo la sfida elisabettiana. Un palco nudo. Due attori interpretano Amleto e si pongono le sue domande. Il montaggio di parole, suoni, rumori, silenzio, s’impasta con le voci amplificate. L’ambiente acustico costruisce lo spazio in cui si muovono.
Siamo in Danimarca. Siamo al cimitero. Siamo a teatro. È uno studio sulla presenza nell’assenza. L’immagine si presenta in assenza dell’oggetto. Amleto produce immagini e ci ricorda che l’essenza dell’uomo non sta nelle cose, ma nella possibilità che queste si svelino.
Teatro del Carmine Domenica 7 aprille ALESSANDRO ROJA MISTERMAN di Enda Walsh traduzione di Lucia Franchi
con Alessandro Roja
scene Katia Titolo
musiche originali ed effetti sonori Antonello Lanteri
voci off di Daria Deflorian, Irene Splendorini
e di Veronica Cruciani, Giordano De Plano, Andrea Di Casa, Federica Festa, Lucia Franchi, Francesco Montanari, Alessandro Riceci
regia Luca Ricci
Un solo attore in scena, Alessandro Roja, rivelatosi al grande pubblico nel ruolo del “Dandi” della serie “Romanzo Criminale”. E’ lui Thomas Magill, giovane impegnato nell’opera di redenzione dei propri concittadini che sulla scena si trasforma in una decina di personaggi del suo villaggio, li imita, dialoga con loro in un racconto corale, ironico e
commovente, mentre si fa strada un oscuro presentimento di tragedia.
Prima traduzione e messa in scena italiana di uno dei testi dell’autore irlandese Enda Walsh, considerato uno dei maggiori drammaturghi contemporanei, “Misterman”, è il racconto di una follia vendicativa celata dietro un’apparente, ostentata innocenza. In una scena composta da pochi elementi, la regia di Luca Ricci crea una scenografia immaginaria creata dalle voci del villaggio registrati e riascoltati da Thomas con maniacale ritualità, tenendo il pubblico sospeso tra divertita adesione al personaggio e inquieta attesa.
Teatro Mancinelli
Venerdì 12 aprile – Sabato 13 aprile
RAEP – racconto del presente
di Mauro Santopietro
Finalista Premio Scenario per Ustica 2011 – Menzione Speciale 11°Festival della Resistenza_Premio Museo Cervi
con Sina Habibi, Tiziano Panici, Mauro Santopietro
musiche dal vivo Sina Habibi
disegno luci Alessandro Calabrese
progetto visivo Andrea Giansanti
produzione Ar.Tè Teatro Stabile d’Innovazione
Il tema affrontato è molto attuale: il lavoro. Il problema della sicurezza “del” e “nel” lavoro. Problema visto dagli occhi di un operaio deceduto sul proprio posto, ma soprattutto dagli occhi di uno studente imbrigliato nelle redini di un sistema che non offre garanzie. Attraverso un lungo Rap le rime recitate da Tiziano Panici e Mauro Santopietro verranno colorate dagli ambienti visivi realizzati da Andrea Giansanti e dalle note composte e eseguite dal vivo da Sina Habibi. Nello scegliere il linguaggio dei personaggi l’autore Mauro Santopietro ha creato nel testo una musicalità, un rap appunto, affidandosi al dialetto romano considerato nella specifica circostanza di messa in scena un efficace strumento di rappresentazione. La musicalità data da assonanze ed immagini create non è però sufficiente a farne una drammaturgia; per questo si è cercato di trasformare le dinamiche di suono della parola in dinamiche di senso e di rapporto nella parola. “RaeP” vuole essere quindi una esplorazione sul linguaggio, dove non solo corpo e parola, ma anche luce e scenografia, diventano scrittura scenica. Il tema affrontato è il lavoro.
La trama prende spunto da due articoli di cronaca: “Uno studente decide di suicidarsi presso la stazione della metro di Roma Tiburtina (11-2009)”; e “Un operaio muore scivolando in un dirupo nel tratto ferroviario Roma-Napoli (09-2009)”. Dalla relazione dei due personaggi emergerà l’impossibilità per la nostra società di risolvere i problemi senza far appello all’aggregazione.
Teatro del Carmine
Domenica 14 aprile
CIRO MASELLA
I SOGNI PRIGIONIERI
di Francesco Niccolini, Laura Montanari e Fabio Galati
con la collaborazione di Luigi Rausa e Filippo Quezel
con Simone Martini, Ciro Masella e altri due giovani attori
regia Ciro Masella
Colonnello astrale, ingegnere astronautico minerario, scassinatore nucleare.
Si firmava NOF4, stava per Nannetti Oreste Fernando, 4 invece per i posti in cui è stato rinchiuso, un orfanotrofio, un carcere, due manicomi. Uno di questi ultimi a Volterra. Arriva nel 1959. E’ stato arrestato a Roma per oltraggio a pubblico ufficiale e assolto per infermità mentale. La diagnosi per lui è: psicotico grave. Finisce nel padiglione Ferri, quello in cui c’erano le persone che avevano avuto guai con la giustizia. Lì ci resta, con qualche breve spostamento all’interno del manicomio fino alla chiusura della struttura per la legge Basaglia. Muore nel 1994 in una casa famiglia a Volterra.
NOF4 voleva scrivere, non gli davano penne e fogli. Allora lui comincia a incidere sui muri esterni del padiglione. Ha lasciato centottanta metri di pensieri incisi.
Pensieri che fanno tremar le vene e i polsi. Per dolore, follia, solitudine e bellezza.
Teatro Mancinelli
Venerdì 19 aprile
ROBERTO LATINI
IAGO
concerto scenico con pretesto occasionalmente shakespeariano per voce dissidente e musica complice
di Roberto Latini e Gianluca Misiti
con Roberto Latini musiche originali Gianluca Misiti luci Max Mugnai
IAGO è una riscrittura dell’Otello di Shakespeare. O meglio, un modo diverso di suonare parti del testo. Pensato come un concerto, lo spettacolo è un lavoro sulla parola, nel confine tra il senso e il suono, con Shakespeare come pretesto.
Non quindi un riallestimento ma un approfondimento dell’architettura della tragedia del Moro di Venezia, per evidenziarne gli snodi fondamentali. IAGO è la riproposizione, in rinnovata veste sonora, di un precedente JAGO, distante circa dieci anni.
Dal ragno che tesseva la tela per intrappolare il moscone nero, ci concentriamo stavolta sulla recita di Iago. Semplicemente, come fosse capace di replicarsi, dalle prove alla messa in scena, destinato, condannato, al piacere di un inganno. Un modo altro di essere l’autore in scena, il burattinaio di tutta la tragedia e anche il suo primo spettatore. In un teatro apparentemente disarmato.
Teatro del Carmine
Sabato 20 aprile
ELENA ARVIGO
4:48 PSYCHOSIS
di Sarah Kane
traduzione Barbara Nativi
con Elena Arvigo
musiche Susanna Stivali
regia Valentina Calvani
Uno dei testi più assoluti e intimi del teatro contemporaneo mondiale quello con cui si misura l’interprete genovese Elena Arvigo, già attrice per i maggiori registi italiani e internazionali, quali Giorgio Strehler, Alvis Hermanis, E. Nekrosius e allieva di Carmelo Bene, Jan Fabre, Carolyn Carlson, Geraldine Baron, Elizabeth Kemp (protagonista anche di cast cinematografici e televisivi quali la serie tv americana “Mental”, il film “Mangia, Prega, Ama” con Julia Roberts, la “Piovra 10”, le fiction “Perlasca” e“Marcinelle). 4.48 Psychosis è infatti il testamento di Sarah Kane, l’autrice ‘arrabbiata’ inglese, come fu definita la nuova corrente di drammaturgia neo-elisabettiana degli anni ’90, morta suicida nel 1999, anno di pubblicazione dell’opera, rappresentata per la prima volta nel 2000 al Royal Court di Londra. Una partitura lirica sull’amore e sull’assenza che va oltre ogni possibile definizione, ma che pure, quando il fiume della vita pare attraversato tutto e la barca della speranza respinta al largo, lascia parlare la verità. Elena Arvigo ne è straordinaria interprete, spingendosi fino alle corde più profonde e dando immagini emotive al silenzio.
Teatro Mancinelli
Domenica 21 aprile
PRIMA DI ANDAR VIA
di Filippo Gili
con Giorgio Colangeli, Filippo Gili, Michela Martini, Vanessa Scalera,
Silvia Siravo
e con l’amichevole partecipazione di Rossana Mortara
musiche originali Roberto Angelini
scenografia Francesco Ghisu
luci Beppe Filipponio
costumi Bianca Gervasio
regia Francesco Frangipane
Una bella famiglia unita. Una normale famiglia felice. Una tranquilla cena familiare che si trasforma in tragedia a causa di un inaspettato annuncio.
Lo spettacolo rappresenta la prima tappa di un intenso percorso drammaturgico e teatrale in cui si vogliono affrontare grandi temi universali come la vita e la morte, il destino e il
libero arbitrio. Qui la morte viene vista come possibilità di salvezza e il protagonista la invoca in nome della libertà e della volontà di poter essere artefice del proprio destino,
assumendosi la responsabilità degli effetti devastanti che proprio questa scelta provocherà nelle dinamiche sociali, e in particolare nel luogo in cui si è scelto di focalizzare l’attenzione: la famiglia. Un microcosmo che ci permette, proprio grazie alla riconoscibilità di situazioni familiari quotidiane, di predisporre il pubblico ad un meccanismo automatico d’immedesimazione e di catarsi. Tutto ciò facilitato da un’idea di allestimento che vuole tenere il pubblico dentro la scena, che accompagna lo spettatore per mano dentro la storia stessa e lo induce a condividere le emozioni dei personaggi, tanto da farsi carico delle domande e dei dilemmi che travolgono i protagonisti.
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