Il presidente del Consiglio regionale dell’Emigrazione, Fausto Galanello, esprime “soddisfazione” per l’accoglimento da parte del Comune di Monteleone di Orvieto dell’invito da lui rivolto nei mesi scorsi ad applicare, ai fini del calcolo dell’Imu (la nuova imposta municipale sugli immobili), le agevolazioni previste per l’abitazione principale anche per gli immobili di proprietà di cittadini italiani residenti all’estero. “L’auspicio – rileva Galanello – è che, in vista delle prossime scadenze dei pagamenti, tutti i comuni umbri seguano l’esempio di Monteleone di Orvieto la cui amministrazione comunale, come ha comunicato il sindaco Mario Pattuglia, ha inteso accogliere la ‘giusta sollecitazione’ estendendo i benefici relativi alle prime case anche alle unità immobiliari possedute da cittadini italiani residenti all’estero”.
“Un’agevolazione – ricorda – che può essere adottata con l’inserimento di una clausola nel regolamento comunale entro il 30 settembre prossimo, termine previsto dalla normativa nazionale sulla fiscalità locale che ha introdotto l’Imu”. Il presidente del “Cre” aveva scritto ai sindaci dei comuni umbri sollecitandoli a prendere in considerazione la possibilità di valutare come “abitazione principale l’unità immobiliare posseduta dai cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato a titolo di proprietà o di usufrutto in Italia, a condizione che non risulti locata”. La nuova Imu – aveva sottolineato Galanello nella lettera – se calcolata sulla base delle aliquote previste per le abitazioni diverse da quella principale, può aggravare ulteriormente i costi di gestione delle case possedute in Umbria dai nostri immigrati, senza dimenticare l’obbligo, vigente in alcuni Paesi esteri, di denunciare tali immobili anche al fisco locale ai fini del pagamento della tassa patrimoniale. Un aumento significativo degli oneri fiscali, che si aggiungono a quelli gravosi di manutenzione di un immobile posseduto in Italia, può portare il proprietario a ipotizzarne la vendita. Inutile sottolineare – rilevava inoltre – l’impatto economico negativo che avrebbe tale evenienza, soprattutto nei comuni interessati in passato da forti fenomeni migratori”. “Occorre inoltre considerare – proseguiva – che queste case sono quasi sempre il frutto di un duro lavoro all’estero e dell’investimento in Umbria delle rimesse di generazioni di migranti che hanno inteso in tal modo contribuire allo sviluppo economico e sociale della nostra regione. Oggi quelle case sono passate ai figli e ai nipoti e rappresentano per essi l’ultimo legame con la terra di origine, la ‘loro abitazione principale’ in Umbria. Da valutare anche il rischio di una penalizzazione del turismo di ritorno e quello legato alla promozione indiretta del territorio umbro” .