Marco Marino, assessore al turismo ed al commercio, ha seguito tutto l’iter che ha condotto il Consiglio comunale ad approvare la tassa di soggiorno ed ha dovuto mediare tra interessi che, in occasioni come queste, si attivano con particolare virulenza. Comunque, una scelta è stata presa, di buonsenso, che potrebbe soddisfare tutti gli operatori turistici della città. Un osservatorio ad hoc determinerà l’applicazione del balzello e la sua utilizzazione secondo un progetto di promozione condiviso. Quei pochi soldi che pagherà ciascun turista potranno movimentare cifre significative per rendere più attraente la città. Così l’idea funziona, ma è ovvio che se fosse stata soltanto un’odiata tassa in più per ripianare debiti avrebbe trovato una ferrea opposizione, che sembra attenuata. Ne parliamo con l’assessore.
D. A proposito dell’imposta di soggiorno già si dice “tanto rumore per nulla” visto che è stata approvata, ma diventerà operativa non si sa neppure quando. Perché allora non rinviarla a quando si avranno maggiori certezze?
R. E’ proprio per costruire queste maggiori certezze che era necessario adottare da subito questo provvedimento. A qualsiasi persona accorta non può essere sfuggito che il punto fondamentale non è il valore dell’imposta, ma la creazione dell’osservatorio che determinerà tale valore e la sua destinazione ai fini dello sviluppo turistico.
D. Tutto questo non si poteva fare prima?
R. Certo ed infatti è stato fatto in larghissima misura. Nei numerosi incontri con le organizzazioni più rappresentative del settore turistico alberghiero si sono discusse anche animatamente tutte le problematiche legate all’applicazione dell’imposta e che nel regolamento sono state prese in considerazione ed inserite, salvo quelle a carattere contingente o provvisorio che andranno valutate al momento in cui la Giunta sarà in grado di determinare le tariffe concordate in sede di osservatorio.
D. Però gli albergatori erano sostanzialmente contrari all’imposta.
R. Posizione questa comprensibile, ma non condivisibile. È comprensibile perché questi si troveranno di fronte a nuovi adempimenti che andranno a gravare sul loro lavoro ed inoltre temono che questa imposta finisca per gravare sulle loro tasche; non è condivisibile perché senza uno strumento che porti nuove risorse alla promozione turistica, Orvieto non potrà mai crescere e le cifre individuali di cui si parla sono minime e non possono creare rifiuti o cambiamenti di destinazione da parte del turista. Se immaginiamo un turismo fatto di soggetti che fuggono di fronte a poco più o. in alcuni casi, poco meno di un euro, significa che c’è ben altro da rivedere nella nostra accoglienza.
D. In consiglio comunale qualcuno ha sostenuto che il rifiuto veniva dalle tariffe da te indicate e sulle quali hai dovuto fare una repentina marcia indietro.
R. Nulla di più fantasioso. Negli incontri ho sempre parlato di modelli di riferimento che prevedevano una sorta di zonizzazione, differenziando il centro storico dalle altre località periferiche e su questo non ho trovato sostanziali contrapposizioni e neppure si sono stabiliti importi. Tuttalpiù si è parlato di cifre per tutti uguali o di un tanto a stella, ma solo sul piano metodologico.
A conferma di questo si era convenuto che l’importo dell’imposta potesse variare da zero a cinque euro massimo, ma per un errore era rimasto sul documento approvato in giunta la dicitura da uno a cinque e per questo ho dovuto portare alla votazione del consiglio anche la modifica al testo licenziato.
Anche l’altra modifica che portava dalla mensilità alla trimestralità del versamento dell’imposta riscossa era stata concordata. Questo fa capire come aldilà delle impostazioni ideologiche, il dialogo è stato ampio e costruttivo.
D. In conclusione?
R. Per concludere posso dire che ritengo utilissima questa imposta non per quanto potrà portare di beneficio economico alle casse del Comune, ma per l’uso che se ne potrà fare. Ritengo che mettere intorno ad un tavolo permanente una serie di soggetti che si incarichino di programmare lo sviluppo del settore turistico, che possano suggerire programmi finalizzati all’accoglienza destinando a questi anche le risorse necessarie senza gravare sui cittadini orvietani, sia il vero risultato da ottenere.
Mi è stato chiesto dai banchi della minoranza di elaborare e portare programmi di sviluppo e di nuovo rispondo che, non essendo né un genio, né un vate, voglio farlo insieme a quelli che quotidianamente combattono per mantenere livelli di competitività in questo momento di grave crisi economica.
Molte sono le cose da fare e molte le cose da correggere, anche in vista del prossimo biennio giubilare, se non vogliamo che diventi un flop al pari di tanti eventi costosissimi programmati come toccasana per il turismo e che appunto sono stati fallimentari proprio perché pensati e gestiti senza il contributo degli operatori destinatari delle finalità ipotizzate.