Riceviamo dall’onorevole Carlo Emanuele Trappolino e pubblichiamo
Coinvolgere nella discussione sulla riorganizzazione delle circoscrizioni giudiziarie enti locali e associazioni professionali e di categorie attraverso specifiche audizioni con il Ministero della Giustizia. È questa la proposta avanzata in Commissione Giustizia della Camera dove è attualmente in discussione il Decreto Legislativo in materia di riorganizzazione della giustizia.
“La richiesta avanzata in sede di Commissione Giustizia – ha commentato Carlo Emanuele Trappolino – raccoglie l’esigenza già posta in un mio ordine del giorno del settembre 2011, accolto dal governo, che impegnava l’esecutivo a prevedere ulteriori progetti di revisione degli uffici giudiziari, anche sotto il profilo della definizione delle circoscrizioni giudiziarie, previa consultazione delle categorie professionali e degli enti territoriali coinvolti. Il Ministro Severino nei giorni scorsi ha detto che la revisione delle circoscrizioni giudiziarie è un intervento storico che va realizzato. E tuttavia, storici possono essere anche gli errori, specialmente quando riforme di tale portata si costruiscono in maniera del tutto astratta”.
“L’impatto della riforma – ha proseguito Trappolino – , pur nella necessità di una razionalizzazione e di una maggiore efficienza del sistema giudiziario nazionale, rischia però di essere traumatica e penalizzante per lo sviluppo sociale ed economico di alcuni territori. Tra questi vi è Orvieto, il cui tribunale, secondo il testo del decreto, è tra quelli destinati alla soppressione ma che tuttavia ha dimostrato in questi anni di rappresentare una struttura efficiente e al servizio delle necessità dei cittadini”.
“Sebbene il parere richiesto alla Commissione non sia vincolante – ha precisato Trappolino – la richiesta, avanzata in quella sede, di avviare una discussione con enti locali e le organizzazioni recepisce una forte domanda di partecipazione che giunge dalle regioni e dalle città coinvolte. L’Umbria è stata, con l’iniziativa della presidente Marini, tra le prime a muoversi in questo senso”.
“La concertazione – ha concluso il deputato del PD – potrà anche non piacere a Monti e ai suoi ministri, ma resta uno degli strumenti più adeguati a gestire situazioni complesse che rischiano di mettere in crisi equilibri territoriali e coesione sociale. E in questo caso specifico, recuperarne lo spirito forse aiuterebbe a mitigare la scelta profondamente sbagliata dello strumento (la legge delega) con cui il governo Berlusconi volle avviare questo processo di riforma. E in questi tempi di memorie cortissime, è utile ricordare gli artefici dei nostri guai attuali”.