E’ non agevole a credersi, ma la politica ridotta a ciarpame da “bettola di periferia” rende la cornice dei nostri tristi giorni ancor più avvilente ed angosciante di quanto già non lo sia nella oggettiva realtà.
Le massime Autorità dello Stato, forse non avvedendosene, non riescono a sottrarsi al malvezzo di dichiarazioni spesso avventate e, quindi, generanti sconcerto e disorientamento; di quelle locali, è sufficiente sottolineare il loro annaspamento in un groviglio intricato di questioni irrisolte delle quali non sono in grado di trovare il bandolo della matassa; sui partiti è preferibile stendere un velo pietoso in ragione di inconsistenze programmatiche e di paralisi realizzative.
Su tutto sembra dominare la convinzione delle genti, sempre più ampia e diffusa, che si è di fronte ad una grave e preoccupante caduta di stile e, mi sia permesso, anche di signorilità delle pubbliche Istituzioni.
Forse anch’io qualche volta, nel modesto ambito della realtà orvietana, ho scritto e mi sono soffermato su alcuni pettegolezzi e dicerie di troppo e, se così è stato, ne chiedo pubblica venia alle gentili lettrici e ai cortesi lettori. Sappiano comunque, queste e questi, che le mie pubblicazioni sono sempre state il frutto di libere e sincere costruzioni di pensiero, elaborate in perfetta buona fede nel tracciare vizi e virtù del mondo che ci circonda, specialmente nel comparto della politica e dintorni.
Mi sono pure sforzato, e l’impegno non è stato da poco, di fornire il mio contributo di cittadino allo scopo di alimentare una migliore circolazione delle idee e di spronare il civico dibattito, possibilmente innalzandolo di tono perché spesso appiattito sul conformismo del pensiero unico e dello “id quod plerumque accidit”. Se poi, qualcuno o molti, ne hanno voluto vedere o intravedere delle deliberate provocazioni e/o delle malintese suggestioni, di ciò non posso farmene carico poiché ad ognuno è attribuito il diritto di libero giudizio e di critica non coartata.
Mi pare di non scrivere nulla di reprensivo se affermo che si sta superando il limite massimo della decenza e del buon gusto: è in atto un bombardamento giornalistico e televisivo senza uguali su vicende che riguardano personaggi arrivati al culmine della fama e della notorietà e ai quali, proprio per tale loro condizione, è ormai arduo e difficile, per non dire impossibile, scantonare dai bagliori della cronaca e ritagliarsi seppur minimi spazi di nicchie personali.
Certamente, per chi decide di dedicarsi alla vita pubblica è consequenziale l’assunzione di atteggiamenti e comportamenti coerenti e rispettosi dei ruoli e delle funzioni esercitate, soprattutto quando sono in gioco le rappresentanze istituzionali statuali e internazionali onde evitare, costi quel che costi, di essere tacciati di predicare bene e razzolare male.
Ci sono dei sommi doveri ai quali ogni politico deve sottostare e nei quali è ineludibilmente doveroso rispecchiarsi: ma da qui a rendere la parola filtrata e il chiacchiericcio gli unici argomenti di analisi e di approfondimento ce ne corre, e ce ne corre una spanna.
Di fronte alla notizia che suscita clamore e sensazione, tutto il resto sembra svanire nell’oblio dell’insignificante e del trascurabile quando, invece, sono sempre più incalzanti i problemi legati ad un’economia che peggiora mordendo possentemente, alle distanze e disuguaglianze tra Nord e Sud che si allungano invece di raccorciarsi, ad una criminalità organizzata e non che spadroneggia quasi indisturbata in vaste aree del territorio nazionale, alla indifferenza postuma della gente di fronte a delitti efferati, ai conflitti sociali che tendono a diventare corporativi e tendenzialmente proiettati all’abbandono del vincolo di solidarietà, alla tutela dell’ambiente considerata alla stregua di un “optional” mentre dovrebbe essere al centro di ogni cura giacché in essa si giocano i destini futuri dell’umanità.
Di questo passo, il dibattito e il confronto politico scemeranno al punto tale che l’insufficienza d’analisi delle questioni cruciali porterà a perdere di vista e a confondere il necessario con il superfluo. E i problemi, quelli veri e sostanziali, saranno lasciati languire per insipienza e offuscamento delle intelligenze.
In un tempo non lontano era di moda affermare, a torto, che la religione è l’oppio dei popoli; oggi, a ragione, si può senz’altro asserire che il frinito di cicale irresponsabili è droga per ubriacare la società e distogliere la sua attenzione da ciò che per lei è essenziale.
P.S. : invito quanti lo sentiranno nel cuore ad un tempo di raccoglimento in ricordo e suffragio di un “FIORE” tenerissimo, barbaramente reciso da proditoria mano assassina.