La relazione che Leonardo Mariani ha presentato all’assemblea del suo partito spiega perché il PD orvietano è privo di iniziativa, ingessato, senza capacità di costruirsi.
L’inabilità di questa segreteria a fare i conti con i responsabili della sua débacle, riparandosi dietro la necessità di unità, si traduce nel colore opalino che tinge questa segreteria, senza spinta, senza scelte, in continuità con un passato sciagurato che non è compreso e pertanto, senza coscienza del peccato, si continua nell’errore.
Mocio, Capoccia, Mariani e Trappolino sono i responsabili della condizione in cui versa la città oggi e hanno sulle loro spalle sia il peso dei cinque anni precedenti che di questi ultimi tre di Còncina, alla cui elezioni hanno offerto un robusto contributo. In tempi in cui la gente vota Grillo perché il suo movimento è individuato come l’unico accesso sano per chi vuole avvicinarsi alla politica, loro continuano con la consueta flemma di stampo veterodemocristiano. Dopo un anno e mezzo di segreteria Mariani indica al suo partito quanto c’è da fare, come se mesi ed anni non avessero consistenza, senza assumersi la responsabilità del perché tutto è ancora incompiuto in quel partito che per molti ha rappresentato la speranza che ci fosse una nuova area riformista, che ci fosse possibilità di impegno anche ad Orvieto.
Naturalmente, chi non può immaginare che ci possa essere ancora un partito con in giro Capoccia, Mocio, e magari ance Filippeti, ha reagito, infine ha posto l’alt.
Non è più questione di integrazione tra postcattolici e postcoministi che divide i democratici, è la visione della politica, del suo ruolo, dei contenuti che le offrono dignità. Certamente non è una lotta tra buoni e cattivi, almeno nella base, ma dalla concezione della politica derivano idee ed azioni. Chi non sceglie, chi non stimola le intelligenze e galleggia in una visione personalistica, nell’interesse proprio o di solidali, è un male. Se questa classe dirigente non si selezionerà, comunque ci penseranno gli orvietani. Non come l’ultima volta, ma con scelte radicali e purificatrici. Non ci saranno più perdenti che fanno gli assessori, è finita quella prassi, la prossima volta molti torneranno a lavorare.
Questa la relazione di Mariani bocciata 22 a 20.
PD Orvieto
Assemblea comunale, 21 maggio 2012
Relazione del Segretario Leonardo Mariani
Un discorso politico, fatto oggi, non può prescindere dai fatti dell’ultimo fine settimana, fatti che hanno scosso la società italiana tutta. Due giorni fa è stata uccisa in un atto terroristico a Brindisi una ragazza di 16 anni, Melissa, mentre andava a scuola. Meno di 48 ore fa, un devastante terremoto nel ferrarese e nel modenese ha causato 7 vittime, e distrutto interi paesi lasciando per ora circa 5000 persone senza tetto e casa. Un fine settimana di puro dolore, è stato detto. Che s’aggiunge alle forti scosse causate dalla grave crisi economico-finanziaria che scuote il mondo, l’Italia, e anche Orvieto.
Alla crisi italiana, particolarmente grave perché conseguenza delle politiche sprovveduteti e pericolose del governo Berlusconi-Bossi, si è risposto con la formazione di un governo cosiddetto dei “tecnici”.
Il governo Monti è nato per far fronte al precipitare del Paese in una crisi pericolosissima. Ricordiamocelo: l’Italia era sull’orlo del precipizio, stava correndo seriamente il rischio della bancarotta. Per dar vita ad un governo, che affrontasse immediatamente le questioni più urgenti e drammatiche, che rispondesse alle richieste pressanti avanzate dall’Europa – decisivo è stato il senso di responsabilità del Partito Democratico.
La scelta di appoggiare il governo Monti è stata presa in nome della responsabilità verso il Paese, anteponendo il bene comune ad ogni egoismo di partito.
Non è stato facile, e non sarà facile. Ricordiamoci che tuttora la maggioranza in Parlamento è di centro destra. Molte delle nostre istanze resteranno senza la risposta che noi ci attendevamo. Molte persone della sinistra resteranno deluse. Molti saranno tentati dalla protesta “dura e pura”; molti sceglieranno la “lotta senza quartiere”.
Gli ingredienti per la forte protesta ci sono tutti: l’allarmante difficoltà di far fronte alla vita quotidiana; l’impressionante disuguaglianza sociale; la crescita della povertà; le ingiustizie della macchina dello Stato. L’innegabile successo del “Movimento Cinque stelle” nelle ultime amministrative è dovuto a questo: ha colto la frustrazione e l’impazienza di molti, soprattutto giovani, di fronte al discredito totale dei partiti che hanno gestito l’èra berlusconiana.
Ma noi non siamo un movimento: siamo un partito. E come tale il nostro impegno non deve limitarsi a cavalcare la protesta, bensì capirla, intercettarla e incanalarla in proposte e in leggi capaci di modificare l’attuale stato delle cose, migliorandolo.
Ciò richiede responsabilità, e richiede impegno. Questo vale per tutti coloro che militano nel Partito Democratico, a livello nazionale, come a livello locale.
Che l’unità insieme all’assunzione della responsabilità paghi, lo dimostrano i risultati di queste elezioni amministrative. Il Partito Democratico, l’unico tra i grandi partiti storici, si è riaffermato dal nord al sud del Paese, o con i propri candidati o appoggiando candidati di centro-sinistra. Ma vale anche per noi il dubbio se davvero siamo ancora capaci di calarci dentro la realtà sociale, e di interpretarla in modo convincente. E’ questa la sfida dei nostri tempi.
Comune di Orvieto
L’assunzione di responsabilità richiede impegno, a livello nazionale, come a livello locale.
E anche qui, ad Orvieto, noi non siamo un movimento, siamo un partito.
Un partito che ha guidato la città per molti decenni. Nel bene e nel male. Poi abbiamo “perso” la città. Ed ora, dopo quasi tre anni di governo di centro destra, ci troviamo di fronte ad una città che stentiamo a riconoscere come la nostra.
E’ inutile fare qui l’elenco di tutto ciò che è successo in questi anni: quel elenco lo conosciamo tutti a memoria. Basti citare alcuni punti clamorosi, che sono di natura strutturale, e purtroppo particolarmente gravi di conseguenze per la popolazione tutta:
– l’isolamento in cui si trova oggi la città rispetto al Comprensorio, Provincia e Regione. Enti che, invece, sono, e sempre più lo saranno, i necessari interlocutori in tutte le questioni che riguardano l’amministrazione del bene comune di una piccola città come Orvieto. Dalle infrastrutture alla gestione della sanità, alle politiche ambientali e di rifiuti, alle sinergie di distretti produttivi. Se continua a mancare una visione territoriale d’insieme, Orvieto si ridurrà ad un piccolo borgo di curiosità turistica, ovviamente solo sulla Rupe; ma di crescente impoverimento e spopolamento nelle sue frazioni;
– il patrimonio del Comune viene oggi usato come un bancomat per coprire i buchi del bilancio. E, quindi, lo si svende. In un’ottica del “bene comune”, il suo uso o ri-uso dovrebbe, invece, funzionare da volano economico e di rilancio della città.
Ma per arrivare a dei progetti dal “sapore nuovo”, certo, ci vuole una visione “nuova” della città. Una strategia di lungo respiro che l’amministrazione di centro destra non è capace di elaborare;
– l’annosa questione della ex-Caserma Piave. E’ tutto fermo. Non esiste alcuna
idea per la valorizzazione di questo grande patrimonio della nostra città, così come non viene affrontato nel suo complesso tutto il grande puzzle storico-architettonico del centro storico di Orvieto.
Una città ripiegata su se stessa, con una amministrazione ed un Sindaco incapaci di indicare una qualsivoglia ipotesi di rilancio, impegnati a ricucire la loro maggioranza che ogni giorno cade a pezzi lacerata dalle divisioni interne.
Il Partito Democratico nel denunciare questo insostenibile stato di cose, ritiene urgente mettere in campo un’azione forte ed unitaria di contrasto ed opposizione all’attuale maggioranza, che si caratterizzi per una rinnovata unità delle forze di opposizione presenti nel consiglio comunale, affinché si creino, da subito, le condizioni per ricostruire nella chiarezza una proposta politica programmatica, capace di indicare alla città di Orvieto una solida ed unitaria alternativa al governo Concina.
Con questo spirito e con la consapevolezza di una forza politica che sa di portare una grande responsabilità avanziamo alle forze politiche democratiche del Centro Sinistra, alle forze moderate, alle forze economiche e sociali ed a quanti sono disponibili ad una ricostruzione del tessuto economico sociale ed istituzionale della città di Orvieto, la proposta di aprire un tavolo di confronto programmatico, per delineare il programma di governo con cui candidarci alla guida della città
Lo Stato del Partito
Per far questo dobbiamo con franchezza guardare prima dentro di noi
Dopo tre anni dalla sconfitta elettorale, oggi, in piena crisi economica mondiale e italiana, qual è lo stato di salute del nostro Partito ad Orvieto? A 18 mesi dal congresso che ha eletto il nuovo gruppo dirigente?
Il quadro è fatto di luci e di ombre. In questi mesi è stato risanato il bilancio del partito. Partiti dai 40.000 euro di deficit di due anni fa, oggi abbiamo un attivo di c. 20.000 €. Il tesseramento – non facile nei tempi in cui tutti i partiti sono guardati con sospetto – ci ha riconfermato la fiducia del 70% dei tesserati. Dalla Conferenza programmatica della primavera scorsa sono scaturiti documenti corposi che delineano un programma politico articolato.
La Festa Democratica dell’estate scorsa è stata un vero successo, così per le iniziative politiche che abbiamo realizzato durante l’anno.
La stessa preparazione della Festa Nazionale della Pubblica Amministrazione sarà una importante occasione di confronto e di proposta su temi rilevanti anche per il nostro territorio.
Le ombre, invece, stanno dentro lo stesso nostro partito.
Lo stesso processo che ha visto nascere il Partito Democratico, non ancora concluso, ci rimanda a molte questioni che riguardano l’idea di partito, il ruolo degli iscritti, il pluralismo, il radicamento nei territori. Queste problematiche nazionali sono presenti anche a livello locale.
Le difficoltà dell’oggi all’interno del partito partono da questo presupposto:
dall’analisi finora mancata dei motivi fondativi dello stare insieme; del progetto politico condiviso da tutti.
Un partito basa la sua legittimità sui suoi militanti ed elettori; un partito elegge i suoi rappresentanti; un partito ha i suoi luoghi dove discutere, confrontarsi, e prendere le decisioni. Di questi luoghi il più importante è, nel nostro caso, l’assemblea comunale. Non certo altri luoghi estranei alla vita democratica del Partito.
Da quando, dopo il congresso del 2009, la nuova dirigenza ha iniziato il suo lavoro, troppo spesso, con un eccesso di personalizzazione, ha ritardato il lavoro organizzativo e propositivo. Questo vale anche per il riassetto dei circoli, ed è un fatto molto grave perché è attraverso i circoli che il Partito deve trovare la sua legittimazione nel territorio. Perché è successo?
Poniamoci tutti insieme questa domanda ed in un confronto aperto, franco e leale diamo le risposte che ci consentano di andare avanti, anziché continuare a guardare indietro.
Dobbiamo farlo partendo da una condivisione di fondo: il Partito Democratico è un partito popolare, aperto e plurale che valorizza le sue differenze e le sue sensibilità all’interno di percorsi e di vita democratica garantiti dallo Statuto e dagli organismi dirigenti.
La cristallizzazione delle posizioni, il rifugio nelle correnti non consentono di portare avanti il lavoro difficile, ma assolutamente necessario, della ricerca di una sintesi condivisa.
Eppure, deve essere fatta; questo è il nostro compito se veramente vogliamo dare a questo partito, qui ad Orvieto, quel ruolo di guida che gli spetta.
Badate bene: il nostro Partito – contrariamente ad altri partiti a “guida unica” – non è di nessuno: è di coloro che vi militano, che vi lavorano, che gli danno il loro impegno civile.
Così dovrà essere anche ad Orvieto. Per chi ci crede, per chi ha voglia e passione di impegnarsi.
Il nuovo percorso
Il PD Orvieto intende intraprendere un nuovo percorso di analisi, elaborazione, proposta ed iniziativa sul futuro della città di Orvieto. Partendo dagli errori commessi e facendo tesoro delle considerazioni fatte da coloro che con un gesto forte hanno voluto rimarcare il loro disagio all’interno del partito, rassegnando le proprie dimissioni dalla Segreteria.
E’ vero: non sempre tutte le potenzialità sono state adeguatamente valorizzate. E’ vero che non è stato fatto tutto il possibile affinché i militanti si sentissero davvero “a casa” dentro il partito, e ciò riguarda soprattutto i giovani. E’ vero che la mancata analisi del progetto politico condiviso – di cui sopra – ha troppo spesso determinato situazioni di stallo e disaffezione.
Va, però, anche puntualizzato che la partecipazione democratica richiede il costante impegno e la mobilitazione da parte di tutti; e che il confronto avviene quando ciascuno porta il suo contributo concreto ai luoghi di discussione deputati.
E che solo la democrazia interna può sintetizzare la linea politica del PD, evitando le personalizzazioni.
Il Partito democratico deve parlare con un’unica voce, frutto della sintesi e della dialettica interna.
Solo in questo modo, cioè con l’impegno unitario di tutti, potremo uscire dal declino economico e sociale e dal degrado in cui versa la città. E’ necessario un cambiamento profondo nella mentalità, negli indirizzi, nelle scelte, nelle classi dirigenti.
È, quindi, urgente elaborare una nuova proposta di città, un’alternativa alla giunta Concina. Un’alternativa che per essere vera, efficace e credibile, deve essere frutto di un impegno collettivo, e unitario, capace di attivare energie, esperienze e competenze. Non si tratta infatti di ritornare al “bel tempo antico”, ma di progettare un futuro migliore per questa città, anche attraverso una riflessione critica degli anni di governo della sinistra, prima, e del centrosinistra, poi.
Dobbiamo essere capaci di aprire una nuova fase che sappia fare tesoro delle esperienze passate e guardare con decisione al futuro, un futuro che riconsegni nel nuovo contesto un ruolo centrale per Orvieto.
Le priorità su cui costruire questo “nuovo percorso” si muovono intorno a cinque aree di intervento che schematicamente riguardano:
1) il ruolo territoriale di Orvieto e dell’Orvietano nel contesto economico, sociale ed istituzionale della provincia di Terni.
La collocazione geografica che colloca Orvieto ai confini con l’alto Lazio e con bassa Toscana può consentire in un contesto provinciale e regionale sinergie e progettualità comuni su questioni di grande importanza.
Aprire un tavolo di confronto politico programmatico con il Partito della provincia di Viterbo e quella della provincia di Siena è la richiesta che avanziamo al Partito provinciale.
2) Politiche territoriali della sostenibilità ambientale ed una moderna politica dei rifiuti e delle infrastrutture viarie e ferroviarie rappresentano non solo beni da salvaguardare ma devono diventare occasioni di crescita, di sviluppo, di nuova occupazione.
La valorizzazione del patrimonio artistico, culturale e del paesaggio, lo sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica, il rilancio del comparto agricolo ed agro-alimentare, il mantenimento dei collegamenti con l’alta velocità e la realizzazione del casello Nord dell’A1, il massiccio ricorso alla raccolta differenziata ed allo sviluppo di iniziative che incentivino il riciclo e il riuso dei rifiuti, ci sembrano terreni concreti su cui costruire percorsi e progetti.
3) La gestione del grande patrimonio pubblico a partire dalla caserma Piave deve trovare una risposta credibile e condivisa che consenta un utilizzo razionale (e non speculativo) capace di salvaguardare un bene prezioso per l’immagine ed il prestigio della città di Orvieto.
4) Politiche mirate per il rilancio delle attività economiche che consolidino e qualifichino l’importante comparto del terziario commerciale, turistico e dei servizi ed il rilancio di attività industriale puntando con decisione alla nascita di nuove imprese, in campi innovativi, più riconducibili alle caratteristiche del territorio Orvietano.
5) Il lavoro, welfare, salute, tre grandi temi su cui caratterizzare l’impegno del Partito Democratico, proprio per l’impatto immediato che tali politiche hanno sui cittadini, giovani, anziani, donne e sulla qualità della vita.
La perdita di lavoro, il lavoro che non c’è, le difficoltà emergenti della popolazione anziana, segnalano un preoccupante, crescente disagio sociale che il PD deve saper interpretare e deve adoperarsi affinché il Governo Monti dia risposte più efficaci rispetto a quanto fino ad ora messo in campo.
Sul tema della salute e del mantenimento del sistema universalistico della Sanità italiana ed umbra occorre garantire, nel processo di riforma attualmente in discussione, il presidio efficiente dei servizi nei territori, qualificando la rete dei distretti e della presenza dell’ospedale, dell’emergenza-urgenza di Orvieto.
L’equilibrio attualmente realizzato con una funzione territoriale di Terni non può essere messo in discussione pena uno sgretolamento del sistema territoriale esistente.
Per approfondire e puntualizzare questi temi è necessario procedere ad una nuova organizzazione all’interno del partito. E’ necessario lavorare con nuovo slancio alla riorganizzazione interna dei circoli; costituire dei gruppi di lavoro “tematici” avvalendosi delle specifiche competenze dei nostri militanti, con il compito di tradurre i temi sopra appena accennati, in una bozza di proposta programmatica da diffondere e da proporre alla città e alle forze politiche disponibili.
Per questo viene sottoposta la seguente ipotesi di lavoro:
1)- Convocazione dei circoli per consegnare le tessere e stabilire la data del congresso dei circoli stessi entro 27 maggio;
2)- Elezione dei 4 segretari di circolo entro il 3 giugno e preparazione di iniziative pubbliche per discutere i punti prioritari sopracitati;
3)-Nomina della nuova segreteria, che dovrà vedere la presenza dei 4 segretari di circolo e creazione di gruppi di approfondimento sui temi fondamentali per la città ;
4)- Impegno per la creazione dell’Intercomunale in tempi brevi.
5)- Creazione di un comitato per la Festa Democratica, entro il 27 maggio.
Se questo percorso, eventualmente integrato con i contributi dei presenti, sarà accolto con favore dall’Assemblea, il lavoro per una nuova fase potrà iniziare subito.
Leonardo Mariani