Marino Massimo De Caro, 38 anni, nominato dall’allora ministro Giancarlo Galan direttore della biblioteca storica di Napoli dei Girolamini e poi confermato nell’incarico, è tra le cinque persone arrestate per peculato nell’ambito dell’inchiesta della procura di Napoli sulla sottrazione di volumi antichi dalla biblioteca. Con lui, in manette due cittadini argentini, una polacca e il veronese Mirko Camuri.
Accertamenti in corso per un altro argentino.
De Caro, orvietano, è stato consigliere comunale e assistente dell’allora senatore Carlo Carpinelli. Molto conosciuto in città, una delle promesse dei giovani di sinistra vent’anni fa, aveva stretto, successivamente alla partenza da Orvieto, amicizie importanti nel centrodestra, tanto da essere nominato direttore della prestigiosa biblioteca napoletana Girolamini, patrimonio dell’Umanità.
Con “più azioni esecutive anche in tempi diversi di un medesimo disegno criminoso, si appropriavano di manoscritti, volumi e beni costituenti il patrimonio librario” della biblioteca Girolamini: ben 257 volumi. E’ questa l’accusa della Procura di Napolirivolta ai cinque arrestati. Una biblioteca, scrive il procuratore
aggiunto, Giovanni Melillo, “gravemente e forse irrimediabilmente
smembrata e mutilata”.
Per la Procura di Napoli, Massimo Marino De Caro, nella sua qualità di direttore della Biblioteca statale oratoriale annessa al Monumento nazionale dei Girolamini, Sandro Marsano, nella sua qualità di
Conservatore della Biblioteca e sottoposto a indagini, Eloy Alejandro Cabello, Viktoriya Pavlovskiy, Abel Cesar Cabello e Paola Lorena Weigandt, quali collaboratori personali di De Caro, si appropriavano di manoscritti e di altri beni, con l’aggravante di di aver cagionato all’amministrazione dei beni culturali, con condotte realizzate dopo aver acquisito il sostanziale controllo dei luoghi adibiti alla custodia dei beni librari e una pressoché assoluta libertà di movimento all’interno dei medesimi in capo anche a soggetti estranei all’amministrazione pubblica e alla congregazione religiosa.
Il tutto, scrive Melillo, determinando un “danno patrimoniale allo stato non ancora determinabile, ma di ingente quantita”.
Sono in corso accertamenti, anche mediante richieste di assistenzagiudiziaria internazionale, “volti ad individuare le modalita ”operative, i canali di commercializzazione dei libri e dei manoscritti sottratti nonché ad individuare i beni librari recuperabli”.