
Leggiamo il comunicato di Fratelli d’Italia: toni da liberatori della patria, link istituzionali agitati come trofei, carte sventolate come medaglie al valore. Il messaggio è semplice: noi sapevamo. Ecco, appunto. Sapevate. Ma la politica, quella vera, non si misura sul sapere, si misura sull’agire. La differenza tra chi governa e chi passa il tempo a lucidarsi la narrazione sta tutta lì: tra il “siamo informati” e il “stiamo facendo qualcosa di concreto”.
Perché di comunicati pieni di autocelebrazione ne abbiamo letti abbastanza. Di annunci tardivi e di procedure “già avviate” quando i cittadini ormai l’hanno letto sui giornali, pure troppi. Sempre la stessa litania: “manca qualche giorno”, “abbiamo tempo”, “gli uffici stanno valutando”, “faremo osservazioni”. La burocrazia brandita come scudo, gli uffici come parafulmine, la Regione matrigna come l’ultimo capitolo del romanzo vittimista. Cambiano i progetti, resta la sceneggiatura: giustificare l’immobilismo con il calendario.
Qui, invece, si chiede un’altra cosa. Elementare, quasi banale: governare. Non commentare. Non inseguire. Non certificare che avete letto le carte. Governare significa prendere in mano la questione prima che diventi emergenza. Significa convocare la città, non linkarle un comunicato. Significa mettersi davanti, non dietro un portale istituzionale.
Convocate un Consiglio comunale aperto, non un comunicato chiuso. Guidate, non rincorrete, una battaglia vera, non la sua scenografia da campagna elettorale. Perché troppa politica, qui, si fa solo sotto elezioni: cortei, proclami, selfie indignati. Poi, passata l’onda, tutti comodi sulla poltrona, a citare fascicoli e protocolli come se bastassero a proteggere un territorio. Oggi magari sarebbe utile rispondere sul perché mentre il Comune di Castelgiorgio pubblicava l’informativa sul proprio pretorio il 18 di ottobre il Comune di Orvieto abbia invece atteso il 3 novembre.
E la sindaca? Che fine ha fatto quella che guidava le marce ambientaliste come se fossero invasori? Quella che tuonava e batteva i pugni, che prometteva un modello di governo nuovo? Oggi la ritroviamo in versione “osserviamo, monitoriamo, informeremo”. Una metamorfosi da Giovanna d’Arco del centrodestra a spettatrice interessata con fascicolo alla mano.
Se davvero siete convinti di avere ragione, bene: mettete la faccia sul vostro modello energetico per Orvieto. Ditelo, finalmente, cosa volete: solo no ai progetti altrui o un sì ad un progetto vostro? Chiamate la città a un percorso serio: comunità energetiche, sostenibilità, piccoli interventi diffusi che creano lavoro qui, non profitti altrove. Partecipazione vera, non comunicati a cose fatte.
Perché, dalle nostre parti, un tempo si diceva “al lavoro e alla lotta”. Ecco: cominciate a lavorare. E se serve, cominciate anche a lottare. Non per il simbolo, non per la bandiera, ma per Orvieto. Perché governare non è sapere: è saper fare. E soprattutto, farlo prima che sia troppo tardi.
Partito Democratico di Orvieto








