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Home Porano

Il vero (pessimo) volto del Parco aperto al pubblico presso Villa Paolina a Porano

Redazione by Redazione
17 Settembre 2025
in Porano, Territorio, Archivio notizie
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di Mirko Pacioni

Fin dall’antichità, dai Greci ai Romani, passando per i nostri antenati Etruschi (dei quali a Porano conserviamo preziosi tesori!), la continuità con l’universo vegetale emerge nei miti, nei segni della natura, nella letteratura: dai testi sacri di qualsiasi religione ai moderni romanzi, passando per gli approfondimenti botanici e antropologici. In epoche più recenti, ci sono autori, educatori, docenti di scuola, guide escursionistiche, e così via, che gli alberi li abbracciano e li fanno abbracciare, li raccontano nei loro significati più reconditi, finanche attingendo alle tradizioni locali, li fanno persino suonare (!) e in qualche caso, particolarmente “meritevole” per età, forme e dimensioni, diventano Monumenti Naturali inseriti in appositi elenchi e tutelati da specifiche normative.

Nella porzione aperta al pubblico, in gestione comunale, del Parco di Villa Paolina (sec. XVIII) a Porano, gli alberi invece li fanno morire. Pur vedendone palesemente le sofferenze e le rapide tempistiche di essiccamento, chi se ne dovrebbe occupare e dovrebbe tutelare nel contempo gli enormi valori botanico-paesaggistici e la fruizione pubblica appunto, se ne infischia altamente. Seppure nel contempo nel sito si svolgano saltuariamente manifestazioni pubbliche di vario tenore. E così, esemplari di notevoli dimensioni di Abeti, Pini, Sequoie, Cedri e Cipressi mestamente assumono colori marroni scuro e infine grigio, non certo dovuti alla stagione ma a cause delle quali nessuno ad oggi si è ancora occupato ed è mai intervenuto, se non con la motosega per dare una sistemata ai tronchi e ai rami morti: attacchi funginei? Infestazioni da parassiti? Non è dato sapere.

Certo è che coloro che frequentano il parco, anche i più indifferenti che purtroppo sono sempre la maggioranza di qualsiasi comunità, si saranno inevitabilmente accorti da tempo che ci sono almeno venti alberi, con altezze che variano dai dieci ai venticinque metri di altezza, morti o prossimi alla morte. Con tutto ciò che ne potrebbe conseguire tendenzialmente in termini di rischi nella frequentazione del sito, per eventuali cadute di grossi rami o degli alberi stessi. Nessuno però si è mai sentito in dovere di lanciare l’allarme e nel frattempo periodicamente sui locali social web  vengono pubblicate immagini delle iniziative svolte, come nulla fosse e a mero uso propagandistico (ma tenuto conto di certi autori non potrebbe essere altrimenti), pur nell’oggettività di uno stato di salute del parco e degli alberi tutt’altro che ottimale, anzi, tendenzialmente disastroso, cui si aggiunge l’abbandono di strutture pre-esistenti.

Chiunque, facendo una passeggiata a Villa Paolina, se rende conto, potendo tra l’altro attraversare senza problemi anche il labile confine tra la parte in gestione comunale (aperta al pubblico) e la parte in gestione ente provinciale (non aperta al pubblico): i cancelli di legno sono perennemente aperti o in qualche caso non esistono proprio; le recinzioni sono praticamente fittizie, percorrendo saltuariamente il suddetto confine e scomparendo del tutto all’altezza del tratto tra la ex casa del custode e la ex limonaia, consentendo quindi senza problemi di raggiungere anche la parte sovrastante del parco; laddove esistenti, le medesime recinzioni sono spesso danneggiate, a terra o sovrastate da vegetazione infestante.

A completare il disastro, lo stato di abbandono degli storici giardini all’italiana, ormai forse quasi irrecuperabili, a suo tempo riportati ad antico splendore così come le fontane: le siepi di Bosso sono state nuovamente (è già successo più volte in passato) divorate da rovi, arbusti e alberi infestanti, le fontane da tanti anni ormai non funzionano più e chissà se l’impianto di pompaggio dell’acqua a suo tempo rimesso in funzione esiste ancora.

Tutti accadimenti incontestabili e sotto gli occhi di tutti, inevitabilmente causati dal disinteresse sommato all’incompetenza e all’indifferenza, che soprattutto laddove quest’ultime divengono “rappresentanza” in un ente pubblico e non fanno altro che peggiorare situazioni già critiche di per sé. Ad ulteriore conferma del pessimo “modus operandi” di cui sopra, è oltremodo opportuno ricordare che per il parco di Villa Paolina sono stati spesi negli ultimi decenni importanti risorse pubbliche: con tempi biblici sono stati restaurati due edifici, è stato realizzato un muro di cinta lungo la strada provinciale troncando letteralmente le radici di Lecci di notevoli dimensioni o costruendoci sopra, e i progetti di attività correlate non sono mai partiti. Altrove, anche senza andare troppo lontano, esperienze simili di tutela, valorizzazione e fruizione di parchi storici e giardini botanici, finanziate anche con risorse pubbliche, sono da tempo attive e hanno restituito a tutti valori storico-artistici e fruizione pubblica.

Un’amara constatazione quest’ultima che in ogni caso non impedisce (anzi) a chi scrive e a tanti altri poranesi di continuare a voler bene al nostro territorio e ai suoi beni storici, ambientali e culturali più preziosi.

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