
di Mirko Pacioni
Fin dall’antichità, dai Greci ai Romani, passando per i nostri antenati Etruschi (dei quali a Porano conserviamo preziosi tesori!), la continuità con l’universo vegetale emerge nei miti, nei segni della natura, nella letteratura: dai testi sacri di qualsiasi religione ai moderni romanzi, passando per gli approfondimenti botanici e antropologici. In epoche più recenti, ci sono autori, educatori, docenti di scuola, guide escursionistiche, e così via, che gli alberi li abbracciano e li fanno abbracciare, li raccontano nei loro significati più reconditi, finanche attingendo alle tradizioni locali, li fanno persino suonare (!) e in qualche caso, particolarmente “meritevole” per età, forme e dimensioni, diventano Monumenti Naturali inseriti in appositi elenchi e tutelati da specifiche normative.

Nella porzione aperta al pubblico, in gestione comunale, del Parco di Villa Paolina (sec. XVIII) a Porano, gli alberi invece li fanno morire. Pur vedendone palesemente le sofferenze e le rapide tempistiche di essiccamento, chi se ne dovrebbe occupare e dovrebbe tutelare nel contempo gli enormi valori botanico-paesaggistici e la fruizione pubblica appunto, se ne infischia altamente. Seppure nel contempo nel sito si svolgano saltuariamente manifestazioni pubbliche di vario tenore. E così, esemplari di notevoli dimensioni di Abeti, Pini, Sequoie, Cedri e Cipressi mestamente assumono colori marroni scuro e infine grigio, non certo dovuti alla stagione ma a cause delle quali nessuno ad oggi si è ancora occupato ed è mai intervenuto, se non con la motosega per dare una sistemata ai tronchi e ai rami morti: attacchi funginei? Infestazioni da parassiti? Non è dato sapere.


Chiunque, facendo una passeggiata a Villa Paolina, se rende conto, potendo tra l’altro attraversare senza problemi anche il labile confine tra la parte in gestione comunale (aperta al pubblico) e la parte in gestione ente provinciale (non aperta al pubblico): i cancelli di legno sono perennemente aperti o in qualche caso non esistono proprio; le recinzioni sono praticamente fittizie, percorrendo saltuariamente il suddetto confine e scomparendo del tutto all’altezza del tratto tra la ex casa del custode e la ex limonaia, consentendo quindi senza problemi di raggiungere anche la parte sovrastante del parco; laddove esistenti, le medesime recinzioni sono spesso danneggiate, a terra o sovrastate da vegetazione infestante.
A completare il disastro, lo stato di abbandono degli storici giardini all’italiana, ormai forse quasi irrecuperabili, a suo tempo riportati ad antico splendore così come le fontane: le siepi di Bosso sono state nuovamente (è già successo più volte in passato) divorate da rovi, arbusti e alberi infestanti, le fontane da tanti anni ormai non funzionano più e chissà se l’impianto di pompaggio dell’acqua a suo tempo rimesso in funzione esiste ancora.

Tutti accadimenti incontestabili e sotto gli occhi di tutti, inevitabilmente causati dal disinteresse sommato all’incompetenza e all’indifferenza, che soprattutto laddove quest’ultime divengono “rappresentanza” in un ente pubblico e non fanno altro che peggiorare situazioni già critiche di per sé. Ad ulteriore conferma del pessimo “modus operandi” di cui sopra, è oltremodo opportuno ricordare che per il parco di Villa Paolina sono stati spesi negli ultimi decenni importanti risorse pubbliche: con tempi biblici sono stati restaurati due edifici, è stato realizzato un muro di cinta lungo la strada provinciale troncando letteralmente le radici di Lecci di notevoli dimensioni o costruendoci sopra, e i progetti di attività correlate non sono mai partiti. Altrove, anche senza andare troppo lontano, esperienze simili di tutela, valorizzazione e fruizione di parchi storici e giardini botanici, finanziate anche con risorse pubbliche, sono da tempo attive e hanno restituito a tutti valori storico-artistici e fruizione pubblica.

Un’amara constatazione quest’ultima che in ogni caso non impedisce (anzi) a chi scrive e a tanti altri poranesi di continuare a voler bene al nostro territorio e ai suoi beni storici, ambientali e culturali più preziosi.









