Da zero ai Mondiali in meno di sei mesi: la straordinaria corsa dell’atleta Orvietano nel mondo Hyrox.
A volte, le esperienze più potenti arrivano quando meno te lo aspetti. Per Alessio Buraccioni, i Mondiali di Hyrox a Chicago non sono stati solo una gara ma il punto di svolta, il ritorno alla vera competizione, quella che ti fa tremare le gambe prima della partenza e brillare gli occhi quando tagli il traguardo. Dopo anni lontano dagli eventi sportivi d’élite, questa sfida ha riacceso in lui un desiderio di mettersi in gioco che sembrava addormentato.
A rendere ancora più stimolante l’evento una cornice ambientale concentrato di energia pura. Un’atmosfera fatta di sudore, disciplina e determinazione. Un luogo dove ogni atleta si misura non solo con gli altri, ma con se stesso. L’Hyrox – per chi non lo conosce – è una delle competizioni ibride più dure e complete in circolazione: 8 km di corsa intervallati da 8 esercizi funzionali, che mettono alla prova forza, resistenza e capacità aerobica in modo brutale ma affascinante. Alessio non viene da questo mondo. La sua storia è legata al triathlon e alla corsa, ma con umiltà e metodo ha adattato la sua preparazione all’universo Hyrox. E lo ha fatto in tempi record. In meno di sei mesi, ha trasformato il proprio approccio all’allenamento, costruendo una base solida che lo ha portato a gareggiare tra i migliori al mondo.
La prestazione a Chicago è stata forte, nonostante qualche imprevisto. In competizioni di questo livello, ogni dettaglio conta. Ogni minuto di sonno, ogni grammo di carboidrato, ogni allenamento programmato con attenzione contano e fanno la differenza. E proprio qui sta la bellezza (e la difficoltà) dello sport ibrido: richiede precisione, adattabilità e una preparazione trasversale che abbraccia la forza, il conditioning, la nutrizione, il recupero.
Il risultato finale non ha riflesso pienamente il potenziale della squadra, ma ha lasciato spazio a una certezza: c’è margine, tanto. 74º su più di 380 team da tutto il mondo, con il tempo di 55’57”; secondi italiani nel ranking mondiale hyrox. E l’obiettivo per il 2026 è già chiaro: tornare ai Mondiali, più forti, più consapevoli, più completi. Il vero sogno di Alessio non è solo performare: è riuscire a conciliare tutto. Allenamenti, lavoro, vita privata. Mantenere un equilibrio che è spesso più difficile di un WOD o di uno sled push. Ma è proprio questa la sfida: far convivere ambizione e stabilità. Con grande onestà, riconosce che molti degli atleti internazionali arrivano da background altamente specializzati. Ma questo non fa paura: alimenta la fame. In soli sei mesi ha colmato un gap enorme. Con più tempo, più conoscenza e più chilometri nelle gambe e nei muscoli, il gap può solo ridursi.
Il suo augurio? Che il corpo continui a rispondere alla mente, che la testa rimanga lucida, e che la voglia di migliorarsi non smetta mai di bruciare. Infine, non potevano mancare i ringraziamenti: al Coach e Doc Hoxha Malvis “che mi ha aiutato sotto il punto di vista degli allenamenti hibrid e sport specific. E per essersi occupato dell’alimentazione perché avevamo bisogno di mettere un po’ di kg di muscoli ma senza perdere la nostra velocità e fluidità di corsa). Il maestro Natale Mogetti (che cura tutta la parte della corsa); entrambi architetti di una preparazione precisa e personalizzata. Al compagno di squadra Pasquale De Chirico, solidissimo riferimento in gara. E alla famiglia, il vero supporto quotidiano, sempre presente, sempre pronta”. L’Hyrox non è solo una gara. È un sistema. È il futuro degli sport di endurance-funzionale. Alessio ha dimostrato che con il giusto approccio – scientifico, metodico, intelligente – si può scalare il ranking mondiale partendo da zero. E ora, non resta che guardare avanti. Nella speranza di creare con il coach una squadra forte di hybrid con Orvieto come epicentro del progetto. E perché chi ha fatto tanto in così poco tempo… può solo continuare a sorprendere. (A.S)