di Silvio Manglaviti
Grazie di cuore a chi ha donato e lasciato un’offerta presso la casetta delle “Vincenziane” – Gruppo di Volontariato Vincenziano – e ai punti di raccolta presso il cimitero e durante la colletta alimentare. Il Gruppo delle Vincenziane di Orvieto si è ricostituito negli anni Novanta per l’impegno del Venerabile Padre Gianfranco Maria Chiti al quale si è aggiunto sempre a Orvieto anche il gruppo intitolato a Santa Luisa de Marillac: ispirata e seguace di San Vincenzo.
Tutto il Raccolto dalle Vincenziane – con le offerte si fa fronte alle criticità economiche e finanziarie anche acquistando derrate, generi e prodotti, oltre a quelli forniti da Banco Alimentare – è totalmente devoluto e distribuito porta a porta alle famiglie orvietane in condizioni di disagio e difficoltà. È lo Spirito Vincenziano, ora come allora, in una società umana di estreme disparità e enormi asimmetrie economiche e sociali: Servire con semplicità, umiltà, mansuetudine, mortificazione e zelo, gli ultimi, gli emarginati, i dimenticati, quanti soffrono nella e a causa della più povera povertà; è il Vangelo di Gesù Cristo che proclama il Comandamento Nuovo: «“Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza” … “Amerai il prossimo tuo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più importante di questo» (Mc 12,29-31).
San Vincenzo de’ Paoli è canonizzato da Clemente XII nel 1737 e nel 1885 Papa Leone XIII lo proclama patrono di tutte le Associazioni cattoliche di carità. Promuove e organizza catene di solidarietà tra i parrocchiani che vanno oltre la questua, la cerca, l’elemosina: crea un’organizzazione più efficiente e efficace, che duri, perduri nel tempo con continuità e costanza. Nel 1617 nasce la prima cellula della Carità vincenziana, sono tutte donne e si chiameranno “Serve dei poveri” con l’approvazione del vescovo di Lione. Vincenzo comprende con i fatti, il Fare, che l’Amore del Messaggio evangelico, cristiano, muove tutte le cose: sperimenta che Fare il Bene agli altri, al prossimo, fa bene anche a se stessi e fa sentire, toccare con mano, quello che è l’Amore Cristiano che viene da Dio. Supera l’egoismo del procurarsi il piacere per il piacere; del soddisfare le proprie pulsioni e sensazioni emotive con gratificazioni personali, transitorie, passeggere, che necessitano di autoalimentarsi continuamente prendendo dagli altri, privando qualcun altro del proprio star bene. Vincenzo intuisce che il Bene si fa insieme e relazionandosi, mettendosi in gioco, a Servizio, sporcandosi le mani.
Le chiacchiere stanno a zero: l’Amore Cristiano non è sentimentale e non riguarda le affinità e le simpatie. L’avere voglia o tempo. L’Amore Cristiano si rimbocca le maniche e si Dà da Fare. Così Vincenzo si occupa della promozione umana e materiale di chi si trovi nel bisogno, di ridurre le differenze sociali tra chi ha tutto e chi non ha niente: nascono le “Dame della Carità”, di cui farà parte pure la futura regina di Polonia. Luisa de Marillac, alla quale Vincenzo affida le “Figlie della Carità” che integreranno l’agire delle Dame, sarà beatificata da Benedetto XV nel 1920, canonizzata da Pio XI nel 1934 e da Giovanni XXIII proclamata patrona delle opere sociali nel 1960.
Grazie ancora a quanti ci aiutano ad aiutare. Fare Carità (che in latino vuol dire Amore) è uguale a donare Amore. Santo Natale dal Gruppo di Volontariato Vincenziano di Orvieto.