Le continue riforme e controriforme, senza una visione chiara e coerente, stanno conducendo l’Italia verso un declino irreversibile. Questo circolo vizioso, spesso ideologicamente motivato, impedisce da decenni il progresso del Paese. Il risultato è un’Italia che fatica a modernizzarsi, occupando posizioni basse nei ranking internazionali e alimentando la sfiducia tra cittadini e istituzioni, come dimostra l’astensionismo.
Il confronto tra il Piano Rifiuti del 2009 e quello del 2024 rappresenta un’evoluzione significativa nelle strategie di gestione dei rifiuti in Umbria, adeguandosi ai cambiamenti normativi e alle nuove sfide ambientali. E’ un fatto indiscutibile!
Nel 2009, l’approccio era centrato sull’avvio della raccolta differenziata, ma le discariche rimanevano una soluzione chiave per lo smaltimento dei rifiuti. Il piano puntava a ridurre l’uso delle discariche, ma non è riuscito a limitarne il ruolo, tanto è vero che alcune sono giunte alla saturazione degli impianti disponibili e si è reso necessario l’ampliamento di altre, quella di Orvieto è stata “riprofilata”.
Il Piano Rifiuti del 2009, nato con l’obiettivo di promuovere la raccolta differenziata e ridurre i costi per i cittadini, ha avuto esiti molto controversi. Invece di diminuire, i costi sono praticamente raddoppiati e sono in atto contenziosi con i gestori, come quelli ancora irrisolti nella provincia di Terni. Allo stato attuale i costi a carico dei cittadini sono esorbitanti, anche senza considerare l’aggravio delle “maggiori utenze” che è una spada di Damocle sulla testa dei comuni, ovvero dei cittadini; le discariche hanno continuato a essere centrali nel sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Non ultimo, senza una strategia sostenibile non potranno essere raggiunti gli obiettivi imposti dall’Europa. Trascorso ormai un decennio dall’avvio dell’attuale sistema di raccolta e smaltimento rifiuti, il Piano Rifiuti Regionale 2009 non può essere considerato un capolavoro, anzi.
Il nuovo Piano Rifiuti, oggi messo in discussione dalla nuova maggioranza, rappresenta comunque un netto cambio di passo. Introduce obiettivi ambiziosi di sostenibilità e allineamento con l’economia circolare, puntando a ridurre drasticamente i rifiuti destinati alle discariche (fino al 10% entro il 2028) e prevedendo la realizzazione di un termovalorizzatore. Questa infrastruttura, programmata per essere operativa entro il 2028, è una novità assoluta per l’Umbria e intende trasformare i rifiuti in energia, riducendo il ricorso a soluzioni meno sostenibili. Inutile evidenziare come la riduzione dell’apporto in discarica determinato dal termovalorizzatore aumenterebbe la durata residua di quelle esistenti ed eviterebbe il rischio di dover realizzare nuovi impianti.
Inoltre, il nuovo piano si concentra sulla prevenzione dei rifiuti, il riuso e il riciclo, con un impegno maggiore rispetto al passato. Si punta a migliorare la raccolta differenziata attraverso nuove tecnologie e infrastrutture, rendendo la gestione dei rifiuti più efficiente e meno costosa per i cittadini.
L’AURI ha deciso, evidentemente in accordo con i protagonisti della nuova maggioranza regionale, di sospendere la procedura per la realizzazione del discusso termovalorizzatore umbro e quindi dell’efficacia del nuovo PRR. A parte gli eventuali oneri conseguenti a ricorsi essendo le procedure per la realizzazione del termovalorizzatore già in corso, verosimilmente ad una riforma seguirà una contro riforma che è auspicabile non sia l’ennesimo caso di un Paese incapace di ammodernarsi. Vedremo!
Una cosa è certa, la discarica di Orvieto non può essere la soluzione di una politica incapace di attuare riforme. L’impianto delle Crete non può essere ampliato all’infinito ed i conferimenti devono essere attentamente monitorati, anche in considerazione del “vincolo di ambito”. Su questo, le amministrazioni del territorio e le forze politiche locali trovino convergenza nell’interesse dei cittadini.