Il potenziamento e l’efficienza dell’ospedale di Orvieto devono essere una priorità per tutti i candidati territoriali alle elezioni regionali, indipendentemente dal partito o schieramento di appartenenza. Personalmente, ritengo che questo sia un impegno imprescindibile.
La difesa tout court di quanto già previsto non è accettabile: è fondamentale rappresentare le ragioni di un territorio con caratteristiche peculiari come l’Orvietano. La sua collocazione geografica, lontana dai principali ospedali di Terni e Perugia, e la sua vicinanza al confine con l’alto Lazio conferiscono un ruolo interregionale all’ospedale di Orvieto, estendendo il bacino di utenza e incidendo sulle compensazioni economiche interregionali. La demografia locale, caratterizzata da una popolazione sempre più anziana, comporta una crescente necessità di cure e servizi di prossimità. Ma Orvieto può essere considerato un focus valido per tutti i piccoli ospedali umbri, anche in considerazione delle sue indiscutibili peculiarità.
Gli investimenti previsti e già realizzati ad Orvieto non sono da sottovalutare, anche considerando l’Ospedale di Comunità, le Case della Salute e le strutture socio-sanitarie, il mantenimento del Distretto a prescindere dalla governance. Ma stando all’ospedale di Santa Maria della Stella: sono state acquistate nuove attrezzature, e il nuovo pronto soccorso rappresenta un investimento strategico, vista anche la vicinanza con l’autostrada e la presenza di una pista d’atterraggio per l’elisoccorso. Inoltre, sono previsti interventi per migliorare l’efficienza energetica. Attualmente sono in corso discussioni per il potenziamento di alcuni reparti, come quelli di emergenza (in linea con lo status di DEA di primo livello), chirurgia e medicina generale. Si parla anche della possibile espansione di unità specialistiche per affrontare meglio le esigenze del territorio. Questi aspetti devono essere politicamente presidiati per divenire realtà! È essenziale che tutto questo venga realizzato nel minor tempo possibile per rendere l’ospedale una DEA di primo livello efficiente, dotata dei reparti di base e di quelli necessari a rispondere alle esigenze della popolazione.
A livello interregionale, anche considerando la costruzione del nuovo ospedale di Montefiascone, l’ospedale di Orvieto rimane l’unica DEA di primo livello oltre a quella di Viterbo. Per garantire l’efficienza del sistema, sarebbe auspicabile che un rappresentante dell’Orvietano in Regione ponga all’attenzione la necessità di rafforzare l’ospedale di Orvieto, ma alcune questioni appartengono alla sanità di molti territori, umbri ed italiani.
Alcuni investimenti infrastrutturali ed in attrezzature sono già in corso grazie ai fondi del PNRR, ma potrebbero essere potenziati da interventi statali, come si sta valutando per il nuovo ospedale di Terni. La questione centrale resta però la carenza di personale medico e sanitario.
Per risolvere questo problema, altre regioni (Sicilia, Liguria, Molise, Friuli, Abbruzzo, solo alcuni esempi) e nazioni (Canada, Svezia, Norvegia, Stati Uniti, Nuova Zelanda, regno Unito, solo altri esempi) hanno adottato strategie mirate per rendere attrattivi i piccoli ospedali situati in aree marginali. Tra queste ci sono incentivi economici e fiscali per il personale medico e sanitario, contributi per gli alloggi (un tema rilevante ad Orvieto), opportunità di formazione continua per il personale medico, programmi di mentoring e supervisione, il ricorso alla telemedicina per connettersi con i grandi centri sanitari e ridurre l’isolamento professionale, nonché collaborazioni con le università per favorire la formazione e il reclutamento di nuovi medici e infermieri. Queste sono solo alcune delle soluzioni adottate a livello internazionale.
La questione del reclutamento e della crescita professionale è un tema centrale non solo per l’Orvietano o l’Umbria, ma per tutte le aree marginali d’Italia. La Regione Umbria, riducendo gli sprechi e migliorando l’efficienza del sistema sanitario e socio-sanitario, deve trovare risorse e strategie per rendere la professione medica attrattiva nei piccoli ospedali, iniziando proprio da quello di Orvieto, che potrebbe generare parte delle risorse necessarie grazie al suo ruolo interregionale.
Inoltre, vista l’età media della popolazione e la crescente domanda di servizi sociali di qualità, è fondamentale creare sinergie tra ospedali, ospedali di comunità, case della salute, medici di base e gli enti che erogano i servizi sociali. Strumenti come la digitalizzazione, la telemedicina e la teleassistenza, che la Regione si appresta a fare con i fondi PNRR, sono essenziali per costruire un sistema sanitario efficiente e sostenibile, capace di rispondere alle esigenze di salute dei cittadini.
Infine, per quanto riguarda la ASL Umbria 2, è auspicabile che la costruzione del nuovo ospedale di Terni venga avviata e completata il prima possibile, contribuendo, insieme a Perugia, a creare un sistema regionale dotato di strutture altamente specializzate.
Una grande riforma è stata avviata, ma la strada da percorrere è ancora lunga. La riforma di un settore complesso come la sanità, richiede costanza, determinazione e miglioramenti progressivi in considerazione delle peculiarità dei territori. E stante la situazione italiana, che ha visto costanti riforme della sanità nell’arco degli ultimi trent’anni, è inutile demonizzare la sanità privata ma devono essere trovate le migliori sinergie tra un pubblico efficiente ed universale ed un complementare settore privato. Chi sostiene il contrario è utopico ed antistorico. L’Italia non è la Norvegia che ha un PIL pro-capite pari a circa 100 mila dollari ed un debito pubblico al 40%.
Gian Luigi Maravalle, candidato indipendente nella lista di Forza Italia