La mostra Volsino capto. 265-264 a.C., allestita a Orvieto, negli spazi del Museo Etrusco “Claudio Faina” racconta un episodio centrale nella storia dell’Etruria: la conquista di Velzna (Volsinii, in lingua latina), l’odierna Orvieto, l’ultima città-stato etrusca a cadere in mano romana negli anni 265-264 a.C.
L’episodio è raccontato, a partire dalle sue cause, da uno storico bizantino, Zonara, che scrive lontano dagli avvenimenti, ma avendo a disposizione fonti storiche che sono andate perdute per noi. Lo storico narra le sconfitte inanellate da Velzna nei confronti di Roma che costellarono i decenni iniziali del III secolo a.C. e che portarono a una delegittimazione delle classi dirigenti locali e a un rivolgimento violento degli assetti istituzionali e sociali. L’aristocrazia, allontanata dal potere, chiese nel 265 a.C. l’intervento dell’esercito romano che, dopo un lungo assedio, nell’anno successivo, arrivò a saccheggiare la città e a trasferire forzatamente gli abitanti superstiti sulle alture attorno al lago di Bolsena. Si trattò di uno degli interventi più duri effettuati da Roma all’interno della penisola italiana. La spiegazione si può trovare nella volontà di vendicare un console, che era stato ucciso durante l’assedio, e soprattutto d’inviare un messaggio a tutte le altre città-stato etrusche in un anno – il 264 a.C. – in cui Roma iniziò il confronto con Cartagine per il controllo dei traffici commerciali che avvenivano nel Mediterraneo occidentale. Il 264 a.C. è infatti l’anno d’inizio della prima guerra punica. La presa di Velzna si deve al console Marco Fulvio Flacco che celebrò quell’evento con un’iscrizione monumentale incisa sui blocchi di peperino che è stata rinvenuta nell’area sacra di Sant’Omobono a Roma, vicino ai templi di Fortuna e di Mater Matuta. L’iscrizione, in lingua latina, recita: «Marco Fulvio Flacco, figlio di Quinto, console, dedicò dopo la presa di Velzna».
Essa è replicata in un’altra iscrizione dello stesso tenore e posizionata accanto. Questa eccezionale testimonianza storica, suddivisa attualmente in quattro frammenti sarà il perno della mostra allestita significativamente nella città di Orvieto, che, insieme alla vicina Bolsena, è erede di quella storia, per iniziativa della Fondazione per il Museo “Claudio Faina” in collaborazione con la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Insieme al donario verrà esposta una testa femminile in trachite conservata attualmente a Roma presso il Museo di scultura antica “Giovanni Barracco” e con provenienza da Orvieto. Si tratta di una scultura, realizzata pochi decenni prima dell’evento ricordato. Lo scopo della mostra è ricomporre i frammenti di una vicenda storica che si sono eccezionalmente conservati. Il catalogo, a cura di Giuseppe M. Della Fina, è pubblicato da Palombi Editore. I testi scientifici sono a firma di Claudio Parisi Presicce, Monica Ceci, Francesca de Caprariis, Anna Maria Rossetti e del curatore.