di Fausto Ermini
Il 25 Aprile per alcuni, a torto o ragione, rappresenta una ricorrenza che in qualche modo fa discutere o addirittura divide pur dopo vari decenni. Pochi sanno però che in Umbria e in particolare a Todi esiste un “altro 25 Aprile”. La particolarità, sempre dopo vari decenni, è quella non solo di far discutere/dividere ma di assumere persino inediti quanto inibitori poteri sedativi e narcotizzanti. Non parliamo certo del 25 Aprile 1945, ma del 25 Aprile 1982.
Quel giorno bruciò la mostra antiquaria al Palazzo del Vignola. Morirono 36 persone, tante rimasero ferite, i danni materiali furono immensi. Ai funerali solenni nel Duomo di Todi partecipò anche il Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Dopo alcuni mesi peraltro analoga tragedia avvenne al cinema Statuto di Torino.
Nel 1992 il Palazzo del Vignola, di proprietà dell’ente ecclesiastico “Seminario di Todi”, venne riaperto al pubblico, dopo i restauri, con la stessa finalità di sede espositiva. Da quell’anno e fino al 2008 nessuna memoria del tragico avvenimento, in forma di targa o lapide, è stata visibile sulla facciata o nei pressi dell’edificio. Si comprende, certo, la ritrosia e l’oblio conseguenti ai primi periodi. Come un tabu’ però Todi aveva preferito dimenticare per guardare al proprio rilancio turistico. Come se quella tragedia costituisse un fatto di cui vergognarsi, del quale non parlare più.
In realtà fra i cittadini di Todi la voglia di commemorare la tragedia era comunque presente. Alcuni familiari delle vittime tuderti e giornalisti locali riuscirono a sensibilizzare il Comune. In accordo con il Seminario, proprietario del Palazzo del Vignola, nel 2008 venne scoperta una lapide sulla facciata dell’edificio. Essa recita: “Alla pace di Dio e alla memoria degli uomini la Città di Todi affida le 36 vittime del tragico rogo divampato in questo palazzo il 25 aprile 1982”.
La lapide nel 2008 fu un passo importante verso l’elaborazione collettiva del lutto pubblico, verso l’accettazione della tragedia a cui guardare come monito. Dal 2008 ogni 25 aprile il sindaco di Todi con una sintetica cerimonia di commemorazione depone una corona di alloro alla base della lapide.
Solo nel 2012 il giornalista tuderte Massimo Rocchi Bilancini pubblica inoltre un testo dettagliato che ripercorre tutte le vicende umane, amministrative, giudiziarie. Solo dopo trent’anni dalla tragedia l’opera verrà presentata nella sala del Consiglio Comunale; si potranno vedere filmati e ascoltare testimoni diretti. Si potrà insomma far cadere, in qualche modo ma sempre a fatica, un tabù collettivo; si potrà parlare pubblicamente della tragedia, sempre magari con tanti ostacoli e resistenze.
Nonostante questo, purtroppo, in occasione del recente quarantennale della tragedia nel 2022, la città di Todi, attraverso le sue istituzioni laiche e religiose, compie un grave passo indietro, ripudiando la memoria per tornare alla rimozione. Dall’Ente Seminario di Todi viene infatti negato il permesso per collocare, al disotto della lapide già presente, una seconda targa più piccola contenente i nomi di tutte le vittime perchè “rischia di trasformare sempre di più il palazzo in un monumento funerario…non giova ai morti … né alla Città”. Il Comune si barrica dietro atteggiamenti ambigui e pilateschi.
La commemorazione delle vittime attraverso i loro nomi incisi in una targa danneggerebbe insomma la locazione del palazzo e in ultimo la Città. Il rilancio turistico di Todi dipenderebbe anche dal ricordo luttuoso della tragedia che in sostanza sarebbe meglio dimenticare.
Motivazioni stravaganti di tal genere sono manifestamente da ritenere:
· del tutto inaccettabili e infondate perché il rischio paventato non è stato corso; nonostante il diniego il palazzo è rimasto infatti con evidenza statisticamente negli anni e soprattutto nel 2023 largamente sottoutilizzato.
· gravemente offensive nei confronti di chi perse la vita nel rogo della mostra antiquaria e dei loro parenti; di fatto la Diocesi e il Comune con pretesti risibili negano ancora una volta il diritto alla memoria dei propri cari.
Del tutto ignorate inoltre se non ostacolate anche proposte concrete:
· Nel 2021, presso il corso triennale di Ingegneria industriale di Terni, furono discusse due tesi di laurea molto interessanti e innovative sugli aspetti tecnici del rogo (velocità di propagazione delle fiamme e dei fumi, vie di esodo, ecc…). Il giornalista Rocchi Bilancini con il relatore Rugeri pensarono di presentarle a Todi per il quarantennale nel 2022, nell’ambito di un convegno. Venne proposto al Comune già nel dicembre 2021. Per mesi non venne ottenuto alcun riscontro. Alla il giornalista e il relatore organizzarono autonomamente il convegno; si tenne nella Sala del Consiglio il 29 aprile 2022 alla presenza di vari accademici umbri e dei più alti dirigenti regionali dei Vigili del Fuoco. Nessuno dell’Amministrazione Municipale era però presente, neanche fra il pubblico. Una figuraccia evidente con l’Università e con il Corpo Nazionale, i cui rappresentanti intervenuti poterono constatare l’assenza delle istituzioni cittadine.
· La Città di Todi soprattutto potrebbe (e forse dovrebbe) diventare invece una “bandiera nazionale” in materia di Antinfortunistica, di Antincendio, di Sicurezza sul lavoro, di Sostenibilità Ambientale. Basti pensare quanto la moderna legislazione in materia di prevenzione antincendio e di sicurezza dei luoghi pubblici abbia tratto un valido insegnamento dalla tragedia di Todi del 1982 e dal successivo incendio del Cinema Statuto di Torino del 1983. Queste due tragedie segnarono un punto di svolta circa la revisione delle normative in materia di sicurezza nei locali pubblici. Tragedie simili da allora non si sono più verificate in Italia. Appuntamenti formativi/informativi obbligatori su questi argomenti ai sensi del D.Lgs. 81/2008 sono casualmente organizzati a Roma e altre città in luoghi del tutto anonimi, freddi e decontestualizzati. Se tenuti anche a Palazzo del Vignola di Todi potrebbero assumere tutto un altro significato simbolico, una sorta di “unicum”. Ben diverso potrebbe risultare l’impatto emotivo e soprattutto mediatico in quella che è stata definita “la Città più vivibile del mondo”. Proposte specifiche in tal senso inoltrate da RSPP sono rimaste però negli anni completamente lettera morta.
È assurdo questo voler dimenticare ad ogni costo. È ancora un incredibile ulteriore 25 Aprile pieno di tabù, divisivo e narcotizzante. È avvilente/mortificante il silenzio spesso senza plausibile motivo. Va contro l’interesse culturale ed economico del territorio non sapere o volere sfruttare una opportunità forse unica. Nessun fantasma si aggira insomma per i corridoi e le stanze dell’edificio: continuare a ostacolare la collocazione della targa con i nomi delle vittime significa invece crederlo.