Quando ci si pone il problema del nuovo modo di fare politica, con una formula anch’essa logorata dal lungo uso e dall’abuso e, come tutte le formule politiche, carica più di forza suggestiva che di significato, non si deve guardare soltanto agli eventuali nuovi soggetti e agli eventuali nuovi strumenti, ma anche, e prima di tutto, alle regole del gioco entro le quali si svolge la lotta politica in un determinato contesto storico. La regola della maggioranza non è la sola, ci vuole il rispetto dell’intero sistema e dei singoli soggetti in campo.
Allora ci vuole chiarezza nel porre, ad esempio una lista civica, che può rappresentare una o insieme di associazioni , già facenti funzione nel sociale, oppure può, staccandosi da un partito evidenziare diversi orientamenti o collocazioni valoriali, oppure rappresentare un mondo esterno alla politica ma centrale nella società come il cattolicesimo; mai esaltare una o più persone di varie provenienze disomogenee per valori o per cultura.
Come ci vuole chiarezza nel riproporre una maggioranza senza ricorrere a composizioni o scomposizioni ad horas, essendo venute meno le prerogative iniziali. E ancora non avvalersi di strumenti sociali o del mondo della comunicazione per apparire o supportare quel provvedimento o quell’evento. Altresì chi si contrappone al governo uscente, attraverso alleanze, il più possibile omogenee, per valori e programmi, deve addivenire ad un compromesso per accordi di logica privatistica non quella pubblicistica del dominio, da cui nascono esclusioni e vere coalizioni.
Gli accordi politici non sono regolati per legge ma formali quindi sempre soggetti a verifica. Questo è apprezzato da chi poi viene eletto e ha la rappresentanza ed esercita liberamente. Comunque deve porre in essere una linea la più omogenea al contratto. Quindi tutti rappresentano un partito ma innanzi tutto ognuno in se i cittadini passando al “particolare” entra in gioco il “mercato politico” attraverso il quale i cittadini diventano “clienti” ed ancora una volta un rapporto di natura pubblico si trasforma in natura privata. L’importante che non si cada nel consenso di scambio.
Piaccia o non piaccia, il mercato politico, è un rapporto generalizzato di scambio tra governati e governanti ed è una caratteristica della democrazia. L’importante non usare il potere ottenuto per ottenere dagli altri comportamenti desiderati o ricompense. Mai trovarsi nel fatto che chi tace acconsente, il cittadino deve sempre esprimersi e non bisogna, con attività di governo vessativo, farlo rinunciare ad esprimere la sua volontà. Poi c’è il governo delle leggi e il governo degli uomini: ovvero, una volta eletti bisogna salvaguardare non la forma di governo ma il modo di governare, ovvero buon governo o malgoverno.
Purtroppo in quest’ultima legislatura abbiamo assistito alla seconda. Qui nasce l’arcano taluni assurgono a principi inattaccabili, autoreferenziali e a solisti, altri a sinergie di comando e a concertazioni continue con addetti ai lavori e cittadini. Come si dice non è il re che fa la legge ma è la legge che fa il re. La discussione sarebbe lunga e affascinante, colui che governa è tenuto ad esercitare il potere non in base a norme prestabilite ed astratte, ma secondo saggezza e mediante disposizioni sagge secondo le necessità e i bisogni dei cittadini.
Al momento la campagna elettorale ha visto evidenziare un pò di tutto, novità, soliti noti, arrancare di alcuni partiti e persone, tentativi di riedizioni politiche, scomposizioni, insomma pochi elementi di innovazione, il procedere del tempo e delle menti ci darà se sarà realismo o “particolare”.
Renato Piscini,
un cittadino impegnato