“Dai proclami roboanti della sindaca Tardani sembrerebbe essere pronta non solo una soluzione per la sistemazione dei costumi del Corteo Storico, ma addirittura un serio progetto di valorizzazione di questo grande patrimonio storico-culturale. Ci si vorrebbe quasi credere. Ci si vorrebbe convincere che non sia invece l’ennesimo annuncio trionfante, in arrivo con il tempismo dettato dai tempi di campagna elettorale già avviata.
Peccato che tra la narrazione cui sin troppo spesso ci ha abituati la sindaca, e la realtà ci siano, anche in questo caso, cinque anni di totale inerzia di un’Amministrazione che ha tradito il mandato conferitole dagli elettori. Quegli elettori che hanno davvero creduto a quanto la sindaca dichiarava testualmente nel suo programma, solo cinque anni fa:
“Orvieto è diventata una città di ex di qualcosa. Contenitori senza più contenuto, che la politica non ha saputo riutilizzare con altri contenuti trasformando un problema in opportunità. Intercetteremo possibili investitori. Andremo a cercarli dove c’è mercato, dove ci sono le disponibilità economiche, dove gira il mondo e si fanno gli affari. Non aspetteremo certo altri cinque anni inerti, con il rischio oggettivo che questi beni, oggi ancora di qualche valore, finiscano per essere distrutti dall’incuria e dal tempo. Ad uno di questi immobili daremo però noi una destinazione d’uso, affinché si realizzi un ‘Palazzo delle Esposizioni’ e la Città abbia finalmente una sede espositiva per ospitare mostre di livello nazionale ed internazionale“.
Peccato non si sia intercettato alcun investitore “dove gira il mondo e si fanno gli affari”. Peccato non si sia ipotizzato alcun “contenuto” per quei “contenitori” (ad esclusione della sciagurata prospettiva di collocare in Piazza Duomo un ospedale di comunità). Peccato non sia stato neanche immaginato un embrione di “Palazzo delle Esposizioni”. E peccato che si sia arrivati a pochi mesi dalla scadenza del mandato, quando l’urgenza di presentarsi credibili alle prossime elezioni impone di affogare i fatti, incontrovertibili, nell’enfasi di parole che, sostanzialmente, li contraddicono.
Capita così che chi oggi si erge a paladino della tutela e valorizzazione del patrimonio rappresentato dai costumi del Corteo (testimonianza, attraverso l’abile conoscenza artigianale, della grandezza della città di Orvieto in epoca comunale) nulla abbia fatto in cinque anni per assicurarne sicurezza, conservazione, promozione. Nessuna attenzione, nessun intervento, nessuna iniziativa, nessun proposito, nessun progetto, nessun embrione di “musealizzazione”. Le elezioni impongono di metterci una pezza, la sindaca lo sa e lo pretende. Ed ecco che ci si affretta a trovare lo spazio, il Palazzo dei Sette e, senza alcuna doverosa e preliminare definizione degli spazi e della loro organizzazione per tale funzione, ci si premura di provvedere alla modifica della destinazione d’uso del palazzo, affinché sia consentita la possibilità di farne un deposito o magazzino. Tutto qui. Niente di più.
A confermarlo, incalzato, è lo stesso vicesindaco Mazzi, costretto ad ammettere che trattasi esclusivamente di un primissimo passaggio cui dovrà seguire la redazione di un progetto, la definizione dei dettagli logistici, il conseguimento delle necessarie autorizzazioni…. In sostanza quindi non vi è nulla che si avvicini neanche lontanamente all’idea di musealizzazione, fruizione pubblica, valorizzazione, esposizione permanente..le parole con cui l’amministrazione cerca di colorire la realtà. Poco importa se anche ad un profano sorgerebbero perplessità quantomeno di natura logistica: 400 costumi per 400 figuranti; laboratori tessili artigianali (magari visitabili e conformi alla realizzazione di progetti formativi); spazi espositivi e corredi didattici…
Ciò che lascia disarmati è assistere all’incapacità manifesta di immaginare, prima ancora che costruire, lo sviluppo della nostra città e di concepirne l’offerta socio-culturale anche come volano economico. Il Palazzo dei Sette, durante la sua riqualificazione, venne concepito come palazzo espositivo dimensionato all’offerta artistico-culturale della nostra città. Vocazione che oggi l’Amministrazione ha deciso di escludere”.
Martina Mescolini (capogruppo Pd)
Cristina Croce (capogruppo Siamo Orvieto)