Coro. Come quello di una chiesa. Come insieme di sfumature, di voci, di suoni … In questo caso di sapori. Un’esperienza ultra sensoriale che unisce una location d’eccezione come quella di una chiesa sconsacrata a sapori e accostamenti culinari stellati.E’ proprio quello che succede a Il Coro, nuovo ristorante aperto da qualche mese in pieno centro storico a Orvieto. L’idea di trasformare una chiesa sconsacrata in un ristorante potrebbe suscitare sentimenti contrastanti, ma quando viene realizzata con rispetto per la storia e l’architettura del luogo, può trasformarsi in un’esperienza culinaria unica e memorabile. Questa è esattamente l’audace mossa compiuta dai due gestori: Francesco Perali e Ronald Bukri, figure note nell’ambiente culinario, che hanno lasciato il segno da Osticcio a Montalcino, uno in sala e l’altro ai fornelli.Dopo aver concluso la loro precedente avventura, i due hanno deciso di continuare il loro percorso fianco a fianco nella gestione di Palazzo Patrvs, hotel di charme e residenza d’epoca risalente al 1500 con 9 stanze. Hanno iniziato con attenzione particolare alle colazioni, poi hanno ampliato l’offerta con il bistrot e il lounge bar Gocce, condividendo gli spazi prima di dare vita al ristorante gastronomico, di cui gestiscono l’intera attività.
Lo spazio del ristorante si trova nella struttura accanto all’hotel, in una chiesa sconsacrata con soffitti alti 12 metri, restaurati da Giuliano Andrea dell’Uva insieme alla proprietà, Raffaele Tysserand.Coro, situato ad Orvieto, offre circa una trentina di coperti, una sala privata al secondo piano nella cantina verticale, ideale per gruppi fino a 8 persone. Nonostante sia aperto da poco più di due mesi, il ristorante ha già iniziato a farsi conoscere. La cucina proposta è il frutto dell’esperienza di Ronald Bukri, maturata presso rinomati ristoranti internazionali, nonché collaborazioni con chef di spicco come Igles Corelli e Terry Giacomello.
Non a caso l’obiettivo è quello di dare vita a un’esperienza enogastronomica senza pari con cura dei dettagli e amore per la naturalità degli ingredienti sapientemente abbinati e mescolati per creare sapori davvero unici. “Memoria e invenzione” riassumono infatti le peculiarità di uno stile che affonda le radici nei sapori di un tempo e accarezza le sensazioni e le emozioni più fresche. Contaminazioni e certezze, comfort e audacia si abbracciano e si mantengono in equilibrio tenendosi per mano, dando vita a gusti autentici e sinceri.Nell’ambito del progetto “Le Stelle di Orvieto” nella serata di giovedì 21 marzo, al Coro si è consumata una cena a quattro mani dove la ricercatezza della materia prima, la cura dei dettagli e l’atmosfera d’eccezione l’hanno fatta da padroni. Nel menù dello chef Ronald Bukri: spaghetti, parmigiano Reggiano, limone e paprika, come pre-dessert oliva cotta alla brace, pecorino di Orvieto e amarena e come dessert meringata, tè Lapsang, agrumi e mandorle.
Lo chef Gaetano Trovato del Ristorante Arnolfo (2 Stelle Michelin) di Colle Val d’Elsa acclamato come uno dei più belli d’Europa ha curato, invece, l’amuse-bouche consistente in un asparago bianco servito con cioccolato bianco e olive taggiasche, l’antipasto a base di scampi, rape rosse e caviale di aringa, il secondo piatto ovvero piccione in crosta, fegato d’oca, fungo cardoncello e ribes rosso e la piccola pasticceria rappresentata da bigné croccante alla nocciola, mousse alla fragola e cremino al cioccolato fondente. Il tutto accompagnato dai vini Metodo Classico Brut Rose (Famiglia Cotarella), Vigna del Prete (Cantina Custodi), Austero (Cantina Custodi), Il Rosso Umbria Igt (Decugnano dei Barbi), Petrusa (Cantina Custodi).
“Le Stelle di Orvieto” è il progetto di promozione e sviluppo della filiera corta dei prodotti agricoli territoriali promosso dal Comune di Orvieto come capofila del partenariato pubblico-privato costituito con nove aziende del territorio. Delegato ente locale, Agritea. General contractor, Consorzio Way of Life.
Obiettivo del progetto, finanziato con i fondi Psr per l’Umbria 2014-2020 (Misura 16 Sottomisura 16.4 Tipologia d’intervento 16.4.2), è quello di valorizzare le produzioni locali attraverso la conoscenza e la possibilità di avvicinare in modo diretto i produttori ai consumatori del territorio.