di Pasquale Di Paola
Molto particolare e suggestiva l’iniziativa di un gruppo di residenti orvietani che, disperati per l’andazzo preso dall’ennesima confusionaria e aleatoria campagna elettorale in vista delle prossime Elezioni Amministrative, ha pensato bene di rivolgersi e chiedere protezione ed aiuto a San Giuseppe, Santo Patrono dell’affascinante e ridente cittadina sulla Rupe. Sono questi giorni frenetici, con mirabolanti promesse e proclami politici, con i candidati primi cittadini che, completamente ipnotizzati e assorbiti dalla corsa alla fin troppo ambita poltrona, sembrano facciano a gara a chi la spara più grossa.
San Giuseppe, tu che tanto ami questa cittadina, non per nulla ne sei il Santo Protettore, ci devi aiutare. Noi cittadini non capiamo più nulla e non sappiamo come uscirne vivi. Questa campagna elettorale è per noi più “ubriacante” di una buona e sonora bevuta di vino. Ci sono candidati che ieri si erano auto-proposti alla carica di primo cittadino, per combattere questi ultimi cinque anni di amministrazione sventurata e di “jattura” (a loro dire), elencando tutti i peggiori difetti che una mente umana possa riscontrare nei confronti di un’amministrazione. Ebbene, carissimo San Giuseppe, ora costoro, come folgorati sulla via per Damasco, con un mirabolante salto mortale, fanno marcia indietro per candidarsi proprio con l’Amministrazione uscente, la stessa che fino a pochi giorni prima costituiva una sventura e una “jattura”. San Giuseppe, ovviamente sappiamo che tu devi giocoforza credere ai miracoli. Ma queste conversioni, converrai con noi, sono più incomprensibili di un miracolo seppur grande. Poi, sempre carissimo e amatissimo santo, devi aiutarci a capire una cosa.
Era l’afoso, bollente luglio del 2019. L’attuale Amministrazione uscente, da poco insediata, mediante il suo primo cittadino, in pompa magna stilava e condivideva con la popolazione il suo programma. In poco più di ottanta righe si enunciavano i lodevoli propositi da perseguire. In cima alla lista veniva enunciata una dura lotta alle liste di attesa nel campo sanitario pubblico. Nel tempo di vita di questa ultima legislatura, le liste di attesa si sono amplificate in maniera vergognosa, non dando la possibitàdi curarsi in maniera dignitosa alla fascia più debole e fragile della popolazione. In seconda battuta venivano enunciati interventi risolutivi per migliorare l’economia locale e un piano di azione stringente per rendere il turismo meno “mordi e fuggi” e più consono a una cittadina elitaria del turismo. Con una lotta senza tregua alle strutture ricettive abusive. Ebbene, carissimo, in questa legislatura il turismo è diventato da “mordi e fuggi” a solo “fuggi”, con ripercussioni economiche sulla economia locale ben note a tutti. Per non parlare del numero delle strutture ricettive, poco pià di 600 consultando le offerte dei portali del settore.
Ne risultano poco meno di 300 ufficialmente censite e registrate. Qui abbiamo assistito al miracolo non della trasformazione e moltiplicazione dei pani. Ma della trasformazione e moltiplicazione di garage e cantine in b&b. Ovviamente un numero di strutture ricettive non ufficiali così grande arreca un grande danno all’immagine della nostra cittadina e a chi fa questo lavoro rispettando le regole, oltre all’economia locale. In quelle poco più di ottanta righe si parlava di importanti interventi sulle infrastrutture, con il consolidamento del progetto dell’uscita autostradale del Casello Nord e l’inizio e il completamento dei lavori della Complanare.
Sparita nella nebbia che sovente, nelle mattinate invernali, avvolge la Rupe, la creazione dell’uscita del Casello Nord, altro mirabolante miracolo questo. Della Complanare ancora si parla, ma nulla di concreto si è visto. In quelle ottanta righe si criticavano aspramente le amministrazioni precedenti per non essere tempestivamente intervenute nella riqualificazione e ricollocazione della Caserma Piave. Oggi non è stata né riqualificata, né ricollocata. È solo invecchiata di cinque anni. Offrendo di sé una immagine più decadente e più deprimente di allora.
Si parlava, in quel programma, di sostanziali e importanti interventi e finanziamenti alle voci “cultura”e “sociale”. A parte la strampalata e aratoria idea di proporre la nostra cittadina come Capitale della Cultura,non e’stato fatto nulla di veramente rilevante per cultura e sociale. Non parliamo poi di come Orvieto in questo ultimo quinquennio si e’allontanata dalle grandi città. Collegamenti ferroviari sempre più ridotti e rallentati nei tempi di percorrenza, hanno penalizzato e impoverito Orvieto sotto tutti i punti di vista. Hanno reso stressante e pesante la vita dei tanti pendolari, hanno reso più povera l’economia locale. Hanno scoraggiato chi voleva trasferirsi a vivere nel comprensorio.
Insomma, carissimo San Giuseppe, avrai capito perché ci siamo rivolti a te. La nostra amata cittadina è in agonia, sta lentamente morendo. Se ne hai la possibilità, ogni tanto da lassù lancia una tua occhiata nel corso principale in qualche serata non festiva. Vedrai un corso vuoto, eccetto qualche gattino a caccia di cibo o qualche temerario cittadino locale che si avventura per un caffé in qualche bar del loco. Spero che lassù il caffè sia migliore. Non potrai non notare che i negozietti storici, vero cuore pulsante e anima della cittadina che proteggi, sono completamente spariti.
Non ci rimane che affidarci e confidare in te. Se puoi, illumina le menti dei nostri aspiranti politicanti. E siccome siamo in confidenza, ti chiediamo un’ulteriore tua intercessione, un ulteriore gradito miracolo. È da più di un mese che siamo circondati e bombardati da cantieri. Dopo anni di assoluta inerzia, adesso è tutta una corsa a questo o a quel lavoro. Se puoi, carissimo San Giuseppe, liberaci, oltre che da quei politicanti di cui sopra, anche da un po’ di questi cantieri. Non ne possiamo più. Ora ti salutiamo, scusandoci ancora una volta per il fastidio che ti abbiamo arrecato, ma non sapevamo cosa fare o a chi rivolgerci. Ci sei sembrata la nostra unica, estrema ancora di salvezza. Un abbraccio da tutti noi, carissimo San Giuseppe.