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Home Cronaca

San Patrizio, un Pozzo per dissetare la Terra

Redazione by Redazione
15 Febbraio 2024
in Cronaca, Secondarie, Archivio notizie
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Il Pozzo della Vita, P.A. Breccia

di Mirabilia Orvieto

I monumenti di una città d’arte hanno un valore culturale strategico che male si identifica con il turismo di massa da incassi record. Aver trascurato per anni che i nostri capolavori sono prima di tutto “beni immateriali”, ovvero ricchi di significati simbolici, li ha resi quasi esclusivamente dei “prodotti turistici” da commercializzare. Il loro valore si lega piuttosto “al patrimonio, alla storia, alla memoria e all’identità europea” così ricca di luoghi ed esperienze da cui potrebbero scaturire progetti di ampio respiro internazionale.

Nel caso del Pozzo di San Patrizio, ad esempio, l’architetto Antonio Sangallo il Giovane progettò lo straordinario manufatto non solo in termini tecnico-pratici, ma simbolici e filosofici per celebrare l’unità tutta rinascimentale fra ingegno e natura. Al di là della semplice attrazione turistica, l’opera testimonia ancora oggi l’importanza vitale dell’accesso all’acqua, la cui preziosità è da sempre legata alla “sua effettiva fruibilità e qualità del suo odore, sapore e colore“.

È proprio questo mitico pozzo, costruito nel 1527 da papa Clemente VII per garantire acqua potabile alla città in caso di assedio, a ricordare ancora oggi l’urgente problema della mancanza d’acqua sulla terra. È sotto gli occhi di tutti l’attuale scarsità dell’elemento primario per la vita, e con essa il processo di “desertificazione” del pianeta che sta mettendo a rischio la sopravvivenza di milioni di persone.

Nell’Africa sub-sahariana abitano infatti circa 313 milioni di persone che non hanno acceso all’acqua pulita e più di 500 milioni non hanno neanche la possibilità di lavarsi le mani nelle proprie case. “Fa certamente riflettere – afferma il Pontifico Consiglio della giustizia e della pace in occasione del III Forum Mondiale dell’Acqua (Kyoto, 2003) – che Gesù stesso paragonò la sua missione all’acqua apportatrice di vita“. Ma alla Samaritana, che nel vangelo di Giovanni si reca al pozzo di Giacobbe, Cristo rivela che la sua non è solo una sete materiale, ma esistenziale, interiore…un profondo anelito alla vita che non potrà mai essere soddisfatto: la Samaritana ci rappresenta! Ogni persona umana ha sete e passa da una fonte all’altra, da un pozzo all’altro, un vagare incessante, un desiderio inesauribile “rivolto ai molteplici bisogni del corpo ma anche dello spirito“.

Nel nostro tempo, nella società dei consumi, questa ricerca sembra diventare addirittura una corsa tumultuosa verso il raggiungimento del piacere e dell’utile immediato, tutto e subito.

Ma cosa c’entra il Pozzo di san Patrizio? Il Pozzo è la risposta a tutto questo. È simbolo del diritto a un’equa distribuzione dell’acqua a tutti, un accesso sicuro “a coloro che, al momento, ne sono privi“, così come rappresenta la possibilità di saziare la sete esistenziale dell’umanità che appare sempre come un diritto alla vita, alla felicità e alla dignità di ogni essere: “In questo deserto planetario – scrive il filosofo Marco Guzzi – è indispensabile iniziare a scavare pozzi, dobbiamo cercare in maggiori profondità nuove sorgenti materiali e spirituali, dobbiamo e possiamo conoscere ciò che è bene e vitale per noi stessi e per la società: non abbiamo alternative nel deserto postmoderno in cui viviamo“.

Pozzo di San Patrizio

Deserta è, dunque, anche la nostra anima, noi stessi siamo il deserto che si espande quando, separati dalle fonti zampillanti della vita, scateniamo guerre e facciamo prevalere “le forti crisi politiche, l’ingiustizia e la mancanza di una distribuzione equa delle risorse naturali” (Documento di Abu Dhabi sulla fratellanza e la pace, 2019).

Il Pozzo, definito come un prodigio d’ingegneria, ci ricorda allora l’essenzialità dell’acqua così necessaria allo sviluppo della civiltà, nonostante che in passato non sia stata considerata un “diritto” a causa della sua scontata disponibilità. Al di là della sua atmosfera profonda e misterica, tutto nel Pozzo ci parla del valore universale e quindi simbolico dell’acqua: dal contesto storico in cui fu costruito, alle motivazioni che lo hanno generato, dalla struttura archetipica, agli aspetti leggendari come quello di ricchezza inesauribile e senza fondo.

Un esempio? Basta solo osservare con attenzione la moneta inaugurale del Pozzo, realizzata da Benvenuto Cellini. Qui si trova raffigurato il Papa che, ritratto come un nuovo Mosè, percuote la roccia col bastone per far scaturire l’acqua “affinché il popolo beva“. L’episodio biblico rievoca il mito greco di Pegaso che, colpendo la dura roccia con lo zoccolo, fa scaturire la fonte d’acqua – origine della vita – di cui si nutrono le Muse della “creatività” e della “memoria”. Sono proprio loro, le antiche dee, che richiamano ancora oggi l’umanità a ritrovare l’ingegno e la sapienza necessari per difendere e conservare l’acqua sulla terra, ricordando nello stesso tempo che la vita del mondo è nata grazie al dono misterioso del bene più grande, un principio vitale, materiale e spirituale, dal quale dipende il futuro del nostro pianeta.

Medaglia commemorativa del Pozzo della Rocca

Ma per comprendere meglio una simile dimensione basta lasciarsi guidare dalla nostra immaginazione e identificarci con il Pozzo. Infatti “quella fila o processione di asini pazienti – sottolinea il filosofo e psicanalista Pasquale Picone – che al tempo del Sangallo scendeva e saliva i bassi gradini delle due scale elicoidali, gravati da una soma di barili per garantire acqua abbondante, sicura e di eccellente qualità, non sono forse componenti, energie e processi della nostra anima che faticosamente attinge, dalle profondità del nostro essere, l’alimento della vita?“. Nelle sorgenti cristalline generate nel profondo della terra nasce il nutrimento per irrigare e vivificare tutti i deserti, persino quelli psichici e urbani del XXI secolo.

Il Pozzo di san Patrizio invita i suoi visitatori a sperare di trasformare il deserto planetario e interiore in un nuovo giardino ricco di vegetazione e di fiori, solo se inizieremo ad entrare nelle nostre profondità perché è solo lì, sotto le rocce quaternarie della nostra dimenticanza e incuranza, che sgorgano le dolci e fresche acque della vita. Un grande maestro spirituale del VII secolo, san Massimo il Confessore, così insegnava: “Colui che ha conosciuto come scavare in se stesso il pozzo della virtù e della conoscenza  troverà la fonte della vita. La sapienza ci invita a bere da essa dicendo: Bevete l’acqua dalle vostre anfore e dalle vostre sorgenti. Se faremo questo, scopriremo che i suoi tesori sono dentro di noi“.

Pozzo di San Patrizio

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