Caro futuro sindaco di Orvieto,
tra pochi mesi, noi orvietani saremo chiamati nuovamente alle urne, per scegliere l’Amministrazione e il primo cittadino che dovrà “governarci” per la prossima legislatura. Ovviamente non so chi sarai, se uomo o donna, se di destra, centro, lista civica o di sinistra. Ma mi piace pensare che tu possa leggere questi che sono i pensieri di uno dei tanti cittadini “qualunque” che vivono a Orvieto.
La prima richiesta che mi viene da proporti è di occuparti in maniera più incisiva dei disagiati e dei tanti orvietani che vivono in “sofferenza” questo difficile periodo economico che stiamo attraversando. Occorre investire maggiormente nel sociale, prevedere maggiori aiuti e sostegno materiale e psicologico a chi ne ha bisogno e a chi economicamente non se la passa troppo bene. E mi creda, futuro sindaco, a Orvieto non sono pochi. Occorrerà, non a chiacchiere ma con interventi oculati e appropriati, risolvere l’annosa criticità delle infinite liste di attesa per chi necessita di un esame o visita ospedaliera. Non è umanamente accettabile per una persona anziana o gravemente ammalata attendere mesi e mesi di essere chiamato da una non comprensibile lista di attesa.
Poi, caro futuro sindaco, vorrei chiederti di fare in modo di togliere qualche sedia e tavolino dal corso principale e viuzze adiacenti e sostituirlo con qualche licenza di taxi in più. Nel centro storico sono proliferati bar e attività “mangerecce”, e tavoli e sedie stanno impadronendosi, a macchia d’olio, di tutto lo spazio libero. Continuando con questo ritmo, diventerà problematico farsi una rilassante passeggiata nel corso, se costretti a doversi districare tra i tavolini o a fare difficoltose “gimcane” tra le sedie. Quindi ben venga una razionalizzazione, con annesso rigoroso e periodico controllo dello spazio di suolo pubblico assegnato a ciascuna attività.
Assolutamente molto utile per la cittadinanza avere qualche taxi in più a disposizione. Un paio di settimane fa è successo che, in tarda serata, una famiglia con due bambini piccoletti è rimasta con l’auto in panne nei pressi dell’uscita autostradale e, dovendo obbligatoriamente pernottare nella nostra ridente cittadina, ha trascorso buona parte della notte a cercare inutilmente un taxi che mai si è manifestato. E mi creda, futuro nostro primo cittadino, anche questo tipo di situazione, soprattutto nelle ore notturne, avviene con troppa, colpevole, frequenza. A Orvieto le licenze dei taxi sono quattro di numero.
Una, due, tre e quattro. Troppo poche per una cittadina come la nostra, soprattutto nei momenti di alto flusso turistico e un numero troppo risibile per garantire una efficace e costante servizio di copertura delle ore notturne. E non si capisce perchéun servizio di così pubblica utilità non venga ampliato, prevedendo un numero maggiore di licenze. Poi, caro futuro sindaco, vorrei tanto che tu ti occupassi, con serietà e non come hanno fatto sino a oggi i tuoi colleghi, delle criticità legate al discorso trasporto ferroviario. Nel comprensorio orvietano sono migliaia i pendolari che partono all’alba per raggiungere la sede lavorativa. Tantissimi lavorano nella Capitale. Un approccio miope e da “beati” ignoranti della materia “mobilità in treno” da parte dei nostri cari amministratori, non ha saputo, o colpevolmente non voluto, comprendere le drammatiche conseguenze del rimanere tagliati fuori dal discorso Alta Velocità, che ha portato a una irreversibile rinuncia ai treni veloci, già questo un grosso handicap per le aspirazioni “altolocate” della nostra cittadina.
Infatti non investendo e rinunciando ai treni veloci, automaticamente, ne è conseguita l’irreversibile rinuncia anche ai “binari” veloci, destinati gioco forza solo a questa tipologia di vetture. Con la drammatica conseguenza, per i treni che servono Orvieto, di essere dirottati sulle linee convenzionali, le cosiddette linee “lente”. Con tempi di percorrenza che ci riportano agli anni Cinquanta. Basti pensare che percorrendo la linea lenta per raggiungere la Capitale ci si impiegano due ore. E due ore per il rientro. Nel 2023 un’assurdità questa realtà. Realtà che peggiora di molto la vita dei pendolari, pendolari la cui unica colpa è di doversi recare, per poter lavorare, in città o regioni limitrofe.
Caro futuro sindaco, mi andrebbe ancora parlarti di scuola, evidenziando i dati drammatici di erosione, anno dopo anno, di alunni iscritti e frequentanti gli istituti del nostro comprensorio. Ogni anno i nostri istituti scolastici perdono, in iscrizioni e frequenza, quasi il doppio rispetto alla media della popolazione scolastica della nostra regione, l’1,5% rispetto allo 0,8% (dati ufficiali del Ministero aggiornati a questo Anno Scolastico).
Poi mi andrebbe di parlarti dei dati ufficiali sul turismo, che vedono un sostanziale peggioramento di presenze rispetto all’ultimo anno utile confrontabile, il 2019, ultimo anno pre-Covid. Ovviamente hanno poco valore i confronti dei numeri di questo anno, il 2023, con i dati degli ultimi due anni, dati “drogati” e falsati dalle nefaste conseguenze della pandemia.
Sarebbero ancora tante, mio caro futuro primo cittadino, le cose che vorrei esporti,ma non vorrei prendere troppo del tuo prezioso tempo. Ci sarebbe da parlare del tortuoso e pasticciato progetto della Complanare, dell’uso progettato, altrettanto caotico e pasticciato, dell’ex Ospedale cittadino e dell’ex Caserma Piave. Mi piacerebbe parlarti dell’ultimo gravissimo, per il momento di forte disagio economico che vive la popolazione orvietana, ritocco all’insù della tassa sui rifiuti. Ma mi taccio e concludo con una riflessione.
Mi sta bene che Orvieto centro storico venga trasformata in un centro di grande prestigio (veramente per tante ragioni tanto bene non mi sta questa cosa), mi sta bene che vengano modernizzati alberghi di gran lusso così da poter chiedere 500 euro a notte per camera, mi sta bene che Orvieto venga trasformata nella nuova “Milano da bere” del Centro Italia o nella novella “Hollywood italiana”. Ma mi lasci esporre una preghiera, un auspicio che mi viene dal profondo del cuore, caro futuro primo cittadino, affinché nei momenti di intervallo tra l’occuparsi di questi stellari e fantascientifici progetti, possa trovare un piccolo spazio temporaneo per occuparsi un po’ anche dei tanti che in quelle camere da 500 euro mai ci potranno mettere piede, dei tanti che non potranno neanche pensare alla “Orvieto da bere”, impegnati come sono a mettere giorno dopo giorno insieme la cena con il pranzo,dei tanti che sono costantemente assillati dalle lotte quotidiane per tirare avanti in maniera dignitosa.
Dei tanti poveri Cristi che non possono permettersi una visita medica privata e che per non aspettare un anno per farla devono recarsi in strutture ospedaliere scomode e distanti centinaia di chilometri. Dei tanti poveri Cristi che per tirare avanti devono recarsi a lavorare “fuori”, partendo all’alba che è ancora buio e costretti a rimettere piede a casa a tarda sera, costretti a viaggiare in condizioni che non sto qui a descrivere. Orvieto è popolata di tanta gente umile e semplice, gente ricca di dignità che vive del proprio lavoro o della propria pensione, e mi creda, caro futuro sindaco, questa gente merita da parte sua e della futura amministrazione molta, ma molta più attenzione di quanta ne abbia avuta fino a oggi. Gente che non merita di avvertire quel senso di abbandono e di “scollamento” da parte dell’Amministrazione. Per questa gente sarebbe già una grandissima cosa e un grandissimo risultato sentirsi considerati e “rappresentanti” nel senso nobile, vero e non opportunistico del termine.
Con questo ultimo auspicio la saluto porgendo i miei più cordiali e speranzosi saluti.