Ad ottobre del 2022 il Consiglio Comunale di Parrano decise all’unanimità di intitolare tre vie a via Oranzio Marescotti, Bernardo Bulgarello e Enrico Berlinguer. In attesa che la Prefettura di Terni completi l’iter della pratica si sono svolte delle manifestazioni per far conoscere e divulgare la storia di questi tre personaggi con eventi sui Bulgarelli, su Ortensia Marescotti ed infine domenica 1 ottobre su Enrico Berlinguer.
L’evento su Berlinguer si terrà presso la scuola Sante de Sanctis a partire dalle ore 16,30 domenica 1 ottobre.
Dopo il saluto del Sindaco di Parrano, Valentino Filippetti parleranno portando le loro testimonianze :
Ego Sposetti, Presidente Associazione Berlinguer,
Mariano Borgognoni, Direttore di ROCCA, quindicinale della Pro Civitate Christiana
Giuseppe Rao, Docente di geo tecnologia, connettività e ordine mondiale all’Università di Sassari
Graziella Falconi, Fondazione Nilde Iotti,
Pietro Folena, Presidente associazione Metamorfosi
Queste le motivazioni espresse un anno fa dal Consiglio Comunale di Parrano. Enrico Berlinguer nasce il 25 maggio del 1922 a Sassari. Nella cittadina sarda trascorre l’infanzia e l’adolescenza, frequenta il liceo e nel 1940 si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza. Nell’agosto del 1943 aderisce al PCI. Inizia allora il suo impegno politico con la partecipazione alle lotte antifasciste dell’Italia di Badoglio dove impera la guerra civile. Nel gennaio del 1944 viene arrestato con l’accusa di essere il principale istigatore delle manifestazioni per il pane. Resta in carcere quattro mesi. A settembre si trasferisce a Roma con la famiglia e poi a Milano. La sua carriera politica inizia nel gennaio del 1948 quando a 26 anni entra nella direzione del partito e un anno dopo diventa segretario generale della FGCI, la Federazione giovanile comunista. E’ un uomo instancabile, lontano dalla mondanità e dai clamori della politica. Nel 1956 lascia l’organizzazione giovanile e nel 1958 entra nella segreteria per affiancare Luigi Longo, vice segretario e responsabile dell’ufficio di segreteria. Da allora il rapporto tra Berlinguer e il segretario Togliatti diviene quotidiano.
Nel 1972 Berlinguer diviene segretario del PCI e al XII congresso riprende la formula togliattiana della collaborazione tra le grandi forze popolari: comunista, socialista e cattolica. Nel 1976 accanto alla proposta del compromesso storico, Berlinguer rompe con il Partito Comunista sovietico. A Mosca, davanti a 5 mila delegati Berlinguer parla del valore della democrazia e del pluralismo, sottolinea l’autonomia del PCI dall’URSS e condanna l’interferenza dei sovietici nelle questioni dei partiti socialisti e comunisti degli altri paesi. E’ l’eurocomunismo.
Il resto della sua vita è storia dei giorni nostri. Berlinguer un uomo che sapeva cambiare idea su temi dirimenti come la questione delle donne: al ritorno dal suo primo viaggio in Unione Sovietica (1946) ad amici e parenti che gli chiedono come sono le donne laggiù, risponde: “In URSS non ci sono donne, ci sono compagne sovietiche”. Negli anni 50 propone come esempio di virtù per le ragazze italiane Maria Goretti, la santa bambina morta per difendere la propria verginità.
Negli anni 70 giudica severamente le femministe: “non possiamo accettare un’ideologia che individua nel dominio dell’uomo sulla donna la caratteristica fondamentale dell’attuale società”; ma negli anni 80 arriva ad affermare, nello sconcerto di molti suoi compagni: “questo secolo ha avuto tre grandi rivoluzioni: quella sovietica e cinese, il movimento anticoloniale degli anni Cinquanta e il movimento delle donne”.
Uno “strano comunista” come lo definiva la stampa americana, che non riuscì a portare a termine il suo progetto di comunismo democratico, ma che aveva una sorprendente capacità di leggere il futuro: per esempio, a proposito della rivoluzione informatica. Lui abituato a scrivere ancora a mano i suoi discorsi, immagina che l’informatica potrà allargare moltissimo il campo della conoscenza, potrà arricchire la vita degli esseri umani. “ma è inaccettabile”, sostiene quasi indovinando il nostro presente “una democrazia elettronica che voglia sostituirsi alla vita democratica. Nessuno riuscirà mai a reprimere la naturale tendenza dell’uomo a discutere, a riunirsi, ad associarsi”.
Uno “strano comunista” che nel 1981, in un’intervista a Eugenio Scalfari, accusa la classe politica italiana di corruzione, sollevando la cosiddetta questione morale. Denuncia l’occupazione da parte dei partiti delle strutture dello Stato, delle istituzioni, dei centri di cultura, delle Università, della Rai, e sottolinea il rischio che la rabbia dei cittadini si trasformi in rifiuto della politica. E’ l’analisi di un grande leader politico che l’11 giugno del 1984 a Padova, mentre conclude la campagna elettorale per le elezioni europee, viene colpito da un ictus. Il suo funerale è stato il più imponente della storia d’Italia, dopo quello di Giovanni Paolo II. A Roma erano milioni i cittadini che lo salutarono l’ultima volta.