di Mirabilia Orvieto
Proprio così. Il papa ha parlato agli astisti (l’incontro si è svolto venerdì 23 giugno nella Cappella Sistina) chiamandoli suoi alleati: “Abbiamo bisogno che il principio dell’armonia abiti di più il nostro mondo. Voi artisti potete aiutarci a lasciare spazio allo Spirito di Dio, il grande armonizzatore. Vi sento alleati per tante cose che mi stanno a cuore, come la difesa della vita umana, la giustizia sociale, gli ultimi, la cura della casa comune, il sentirci tutti fratelli. Mi sta a cuore l’umanità dell’umanità, quella dimensione umana dell’umanità. Perché è anche la grande passione di Dio“.
L’artista è un veggente, una sentinella, coscienza critica della società, e come un profeta biblico mette l’uomo di oggi “di fronte a cose che a volte danno fastidio, criticando i falsi miti di oggi, i nuovi idoli, i discorsi banali, i tranelli del consumo, le astuzie del potere”. L’artista toglie il velo all’ovvietà, “vuol mostrare quello che fa pensare, che rende vigili, che svela la realtà anche nelle sue contraddizioni, nei suoi aspetti che è più comodo o conveniente tenere nascosti”. Insomma l’arte come la fede.
E nel “prendere sul serio la profondità inesauribile dell’esistenza, della vita e del mondo, anche nelle sue contraddizioni e nei suoi lati tragici, (l’artista) mette al mondo qualcosa che così non si era mai visto…porta alla luce l’inedito, arricchisce il mondo di una realtà nuova”. In pratica “l’artista ricorda a tutti che la dimensione nella quale ci muoviamo, anche quando non ne siamo consapevoli, è quella dello Spirito. L’arte è come una vela che si riempie dello Spirito e ci fa andare avanti”. Ma tutto questo fa riemergere dal passato le parole di Giovanni Paolo II quando disse che “compito della Chiesa è riflettere la luce di Cristo in ogni epoca della storia, farne risplendere il volto anche davanti alle generazioni del nuovo millennio”; oppure il discorso di Paolo VI quando, proprio di fronte all’Assemblea delle Nazioni Unite, affermò che la Chiesa è chiamata ancora una volta a mostrarsi “esperta in umanità”.
Infatti “l’uomo contemporaneo crede più ai testimoni che ai maestri, più all’esperienza che alla teoria, più ai fatti che alle parole” e in questa rivoluzione culturale e spirituale occorrono nuovi modi di pensare e comunicare per “portare alla luce l’inedito, arricchire il mondo di una realtà nuova”.
In altre parole l’arte rende “alleati del sogno di Dio!”, fa essere “occhi che guardano e che sognano” e avendo la capacità “di sognare nuove versioni del mondo, d’introdurre novità nella storia”. Come la fede, ricorda Papa Francesco, anche l’arte disturba un po’. L’arte e la fede non possono lasciare le cose come stanno: le cambiano, le trasformano, le convertono, le muovono perché “l’arte non può mai essere un anestetico; dà pace, ma non addormenta le coscienze, le tiene sveglie”. L’arte riesce a sondare anche gli inferi della condizione umana, gli abissi, le parti oscure perché “c’è bisogno di gettare la luce della speranza nelle tenebre dell’umano, dell’individualismo e dell’indifferenza”…l’arte aiuta “a intravedere la luce, la bellezza che salva”.