di Mirabilia Orvieto
Con questo articolo proponiamo ai lettori un’esperienza, più che mai attuale, realizzata qualche tempo fa e che non è stato possibile riproporre per l’anno del Signorelli. In un tempo dove aprire nuovi musei è divenuto ormai una moda, s’impone la necessità di una nuova modalità di fruizione dei nostri monumenti d’arte e d’architettura. Tutti i grandi cicli pittorici, come l’Apocalisse di Orvieto, andrebbero valorizzati e promossi attraverso una “mostra permanente” in grado di illustrare ai visitatori il significato di un’opera che aspetta solo di rinascere per arrivare alla gente.
“La Cooperativa Cultour ha avviato già da una decina d’anni un modo nuovo di illustrare le opere d’arte a carattere religioso, oggi ben sintetizzato dalla mostra ‘Mirabilia, I luoghi dell’Apocalisse’ in corso nella cripta del Duomo di Orvieto. Si tratta di una vera rivoluzione nel rapporto con l’opera d’arte, realizzata con un percorso attraverso le immagini del Giudizio Universale dipinte da Luca Signorelli per comprendere la condizione umana.
La mostra espone, riprodotte su pannelli a grandezza naturale, le foto di Sandro Vannini, grande professionista, collaboratore delle principali testate geografiche ed ambientali, di viaggi e di arti, e riproduce con un itinerario gli affreschi di Luca Signorelli nella Cappella di San Brizio all’interno del Duomo.
Nel 1499, allora sessantenne e nel pieno della maturità artistica, Luca Signorelli da Cortona, per 600 ducati d’oro più mosto e grano, portò a termine quello che sarebbe divenuto il suo capolavoro, il Giudizio Universale, che -come disse lo storico Luigi Fumi- ‘a torto e troppo in fretta fu offuscato dall’avvento del grande Giudizio Universale di Michelangelo’.
Oltre 500 anni dopo sarebbe forse opportuno riprendersi la rivincita, rivalutando con una mostra il Signorelli e la sua mirabile opera realizzata ad Orvieto, una delle due opere non trasportabili delle 89 sparse per il mondo tra collezioni pubbliche e private. L’altra, gli affreschi del Chiostro Grande dell’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore, pur pregevole non è paragonabile alla Cappella di san Brizio che è espressione della massima maturità dell’artista.
Come abbiamo già avuto modo di proporre su questo giornale, sarebbe una bella rivincita sul piano culturale, soprattutto per riscoprire il significato dell’opera, oltre che un’operazione di promozione della Città e di sviluppo economico. Nella mostra in corso alla cripta della Cattedrale, per la grande maestria di Sandro Vannini e per la geniale operazione condotta da Fabio Massimo Del Sole e Patrizia Pelorosso, è possibile vivere da vicino uno dei grandi capolavori del Rinascimento italiano. Le foto, ad altissima definizione, realizzate in 54 pannelli su stampa EPSON, per un totale di 80 metri quadrati di immagini, ci permettono di ammirare i particolari dell’opera, di coglierne ogni sfumatura, di apprezzarne tutto il valore artistico e di comprendere l’insegnamento spirituale che il Signorelli ha voluto sviluppare con le sue grandiose scene apocalittiche.
È come salire su un’impalcatura e avvicinarsi alla volta della Cappella, guardare da vicino gli affreschi, sentirsi addosso lo sguardo dell’Anticristo avvinghiato dal demonio in una subdola complicità, vivere come un protagonista gli eventi apocalittici con cui si concluderà la storia umana, provare il terrore dei personaggi nel Dies irae, al suono dell’ultima tromba, e sentire il lamento dei dannati nella bolgia infernale. È un’esperienza emozionante quella che si prova nel visitare la mostra: l’arte trova così la sua funzione educativa e iniziatica dove lo spettatore diventa un ‘contemplante’.
È come un’introduzione alla visita alla Cappella, una chiave di lettura data in anteprima, insomma una legenda del capolavoro. Accompagnata da schede che riproducono brani dell’Apocalisse e da alcuni bervi video sul significato storico, artistico, teologico, filosofico, liturgico e simbolico, la mostra permette di vedere particolari che sarebbe impossibile cogliere nella Cappella, per la distanza, per le luci e per la scomodità di stare per lungo tempo con lo sguardo in alto, ma anche di riflettere su aspetti che sfuggono al più attento dei visitatori.
Una pregevole pubblicazione-guida raccoglie le immagini e i testi, risultato di circa tre anni di sperimentazione effettuata direttamente con i turisti, dove è stata trovata una felice sintesi tra approfondimento culturale e ricerca sulla comunicazione al fine di condurre il visitatore a cogliere tutta l’originalità dell’opera. Da non perdere poi, per quanti vogliono concludere con un’esperienza dal vivo, la speciale visita guidata alla Cappella di San Brizio (menzionata nel XII Rapporto Italiano del Turismo-2003) accompagnati da Patrizia, una voce recitante che vi farà vivere il giorno del giudizio universale attraverso una calamitante illustrazione degli affreschi.
Quando poi vi dirà che la greca, che divide le pareti della volta, non era propria di una cappella ma di un tribunale e vi indicherà il Sommo Giudice sentirete l’intensità e la forza delle immagini che si fanno vive e vi faranno vibrare di emozione per la loro straordinaria attualità. Chissà, proprio questa formula, la mostra fotografica di particolari seguita dalla visita dell’opera, potrebbe essere un valore aggiunto ad un tradizionale modo di offrire l’arte in grado di generare maggiori presenze e più ampio interesse”.
Daniele Di Loreto
Dalla rivista mensile “La Città” (n. 10 anno 2009)
Direttore: Roberto Basili