In Umbria nel 2021 l’indice di vecchiaia (ovvero il rapporto percentuale tra la popolazione di 65 anni e oltre e quella di età 0-14) è abbondantemente sopra a 200 attestandosi una delle Regioni più longeve d’Italia. Tanto che, secondo i dati della Regione Umbria, la popolazione anziana è più che doppia rispetto a quella 0-14 anni con un indice di vecchiaia che passa da 180 nel 2011 a 217,2 nel 2021. Ma se è vero che oggi si vive più a lungo, è anche vero che gli anziani possono avere uno stato di salute e di qualità della vita migliore rispetto al passato. Da qui nasce l’esigenza e la volontà di investire socialmente su questa preziosa risorsa della comunità regionale.
Ad accendere i riflettori sull’importanza dell’assistenza domiciliare è stata la pandemia da Covid-19 in particolar modo per quel che riguarda la gestione dei pazienti affetti da patologie croniche. In particolare, sul fronte assistenziale, si è resa più urgente la necessità di rafforzare i servizi socio-sanitari in senso territoriale e integrato, in alternativa all’impostazione “prestazionale” che ha caratterizzato l’evoluzione del Servizio Sanitario Nazionale negli ultimi decenni.Fornire assistenza domiciliare significa garantire al paziente di continuare a vivere tra i propri ricordi e affetti, senza essere privato di un servizio di cure necessarie per la sua condizione di salute. Questo assunto parte dall’idea che la casa sia lo spazio di cura principale, dove il paziente può essere assistito dal personale medico ed infermieristico, ma al contempo continuare a rimanere nel suo contesto sociale e familiare.
Il trattamento domiciliare, infatti, rappresenta un bisogno reale per le tante persone affette da malattie di lunga durata. Tra queste, ancor più complessa risulta la presa in carico di coloro che soffrono di lesioni croniche o acute (in Italia secondo l’Aiuc sono 2 mln le persone affette la lesioni croniche), spesso affidata ai cosiddetti caregiver. Questi sono figure speciali che spesso rimangono discretamente nell’ombra, che si auto-organizzano per far fronte ai bisogni di assistenza dei propri cari non più autonomi.I compiti del caregiver possono essere molti, dall’assistenza diretta alla sorveglianza passiva, e dipendono dall’autonomia e dalle abilità residue dell’assistito. A tutto ciò va aggiunta la sorveglianza passiva qualora l’assistito sia allettato, ovvero la necessità di controllo del paziente per non causare situazioni di pericolo per sé o per gli altri in casa. Ma deve essere pronto anche a far fronte a situazioni di gestione pratica di patologie croniche o problematiche connesse ad esse. Nella gestione delle patologie croniche in soggetti più giovani e dotati di maggiore autonomia, la figura del care-giver si affianca a quella del paziente stesso, che, può collaborare nel processo di automedicazione o self-care della propria lesione con comportamenti di sorveglianza di segni e sintomi della malattia o con comportamenti volti a migliorare lo stato della lesione. Si sta andando, insomma, verso un nuovo modello di sanità in cui è fondamentale utilizzare tecnologie e prodotti sicuri ed efficaci, senza rischi per la salute se utilizzati dal care-giver o direttamente dal paziente.
“Già da anni notiamo in Italia ma in particolare all’estero – testimonia Fulvia Lazzarotto, Ceo di Welcare Industries, azienda con sede ad Orvieto nel cuore dell’Umbria – un’attenzione verso un modello di sanità diverso che studia le potenzialità di un nuovo rapporto con il paziente. Il cittadino/paziente diventa protagonista nella gestione della propria salute (patient engagement). La pandemia ha poi accelerato tale fenomeno. Di conseguenza, il paziente non solo è più attento e preparato sulla propria patologia ma è anche chiamato (come oggi) ad essere parte attiva nella gestione del suo problema di salute. In sintesi le persone tendono ad essere più responsabilizzate nell’autogestione della malattia e della cura”.
Partendo da questo quadro, in un momento così complesso, risulta ancor più decisivo il ruolo dei professionisti del settore, che offrono prodotti efficaci ed in linea con i più moderni protocolli di cura. In questo contesto, Welcare Industries azienda che sviluppa, produce e commercializza dispositivi medici per la prevenzione e il trattamento di infezioni e per la gestione di lesioni cutanee di varia eziologia – si propone come “esperto della cute” su diversi fronti: dal trattamento delle lesioni croniche o acute, fino alla presa in carico dei pazienti oncologici durante e dopo i trattamenti radio/chemioterapici, attraverso la gestione/prevenzione delle infiammazioni legate a tali trattamenti e del dolore ad essi associato.
I prodotti realizzati da Welcare sono pensati per i pazienti. Non a caso non solo sono efficaci ma anche sicuri, non hanno effetti collaterali e ben si adattano ai protocolli di cura seguiti dai pazienti. Inoltre, sono di facile utilizzo. I pazienti possono sempre fare affidamento sulla rete di distribuzione nel canale farmacia oppure optare per acquisti diretti dal fabbricante tramite un moderno sistema di e-commerce, che consente una rapida verifica delle richieste ed una precisa e veloce evasione degli ordini. Ogni paziente è unico e necessita di prodotti ideali per la sua situazione specifica. Per questi motivi Welcare lavora a stretto contatto con care giver e pazienti, al fine di assicurare la scelta più appropriata di dispositivi medici in base alle differenti patologie croniche ed esigenze legate alla cute del paziente.
Per maggiori info, visita il sito: www.welcareindustries.com