di Massimiliano Bottoni
Partiamo con una veloce analisi della situazione macroeconomica attuale: i primi accenni di decelerazione del ciclo economico si stanno finalmente vedendo, portando con se tuttavia una discesa inflazionistica ancora al di sotto delle attese, continuano a sussistere forti disparità fra Area USA ed area Euro.
Nello specifico i dati indicano che l’inerzia dell’economia europea è ben maggiore rispetto a quella americana, provocando dunque anche una risposta meno reattiva dell’inflazione nel vecchio continente. La naturale conseguenza è un atteggiamento delle due banche centrali differente; se dalla FED ci si aspetta, al massimo, un rialzo di 25 punti base in maggio per poi approdare ad una conclusione della fase di restringimento monetario, BCE con tutta probabilità aumenterà i tassi di un altro 0.5, per poi rimanere in attesa delle risposte da mercato ed economia, riservandosi la facoltà di mantenere per qualche altro mese il rigore monetario.
I risultati reali della suddetta situazione si traducono verosimilmente nella volontà da parte dei policy makers, di trasferire buona parte della “responsabilità” al mercato del credito, facendo in modo che l’accesso al credito sia la vera componente frenante delle economie occidentali, come? Le banche si troveranno a dover fare i conti con un livello di profittabilità delle loro attività eroso dal maggiorato costo dei depositi, derivante a sua volta dall’alto livello dei tassi di interesse, ciò le porterà obbligatoriamente a dover agire in due modi: aumentare gli spread sui prestiti a famiglie ed imprese o tagliare i prestiti più rischiosi, limitando l’accesso al credito per i fruitori finali (sempre famiglie ed imprese).
Questi fattori, soprattutto in Europa, dovrebbero rendere più difficoltoso per tutti gli attori dell’economia reale avere approvvigionamenti di liquidità e profitti ai livelli visti nei passati 24 mesi, portando il ciclo in fase, quantomeno, di stagnazione. Tutto ciò consentirebbe di riportare, seppur in tempi non rapidissimi, l’inflazione nell’intorno del 3%; ovvero il punto a partire dal quale si potrebbe pensare ad un intervento a ribasso sui tassi da parte di BCE.