Al concludersi di un altro anno di questa Amministrazione Comunale viene naturale chiedersi, cosa sarà di Orvieto? Cosa sarà di una Città dove chi governa, nel migliore dei casi, ha perso la bussola o forse, peggio ancora, non l’ha mai avuta?
È prioritario invertire la rotta. È urgente poter scongiurare la deriva che il combinato disposto della Giunta Regionale con quella guidata dalla Sindaca Tardani fanno percepire ormai come ineluttabile.
Nonostante non si possa negare che anche il passato sia stato caratterizzato da problematicità e limiti è necessario oggi, per il Partito Democratico, ricostruire un orizzonte credibile ed ispirato alle pratiche del Buon Governo per offrire alla città un’alternativa all’improvvisazione di chi, al momento, è capace soltanto di passerelle politiche, come quella della recente assemblea pubblica sulla sanità con l’assessore alla Sanità Coletto e la Presidente della Regione Tesei, che probabilmente servivano solo a distrarre dalla più recente notizia che ci riporta del buco di 200 milioni dì euro della Sanità Regionale.
Stiamo assistendo alla trasformazione di Orvieto in una Città “contro la fragilità” dove il tema però non è quello del superamento del disagio sociale ma semmai quello di un luogo che, attraverso i provvedimenti di chi lo governa, ignora o prende di mira le fragilità della Rupe, della salute dei suoi residenti, dei suoi giovani, del suo centro storico.
La Rupe, con le sempre più frequenti infiltrazione d’acqua, le buche dei manti stradali, la gestione del verde delle frazioni e delle aree urbane hanno bisogno di intervento che non sia solo un restyling superficiale per le feste.
Gli Orvietani hanno bisogno di poter contare sul proprio ospedale e sul sostegno della propria amministrazione per poter garantire il diritto alla salute e l’accesso alle cure a tutte e tutti e non vivere nel timore costante e nella paura che un caro, specialmente se anziano, possa ammalarsi e doversi rivolgersi a servizi di diagnostica o cure che spesso sono l’alternativa all’arrivare a fine mese.
Orvieto che perde abitanti e che ha una popolazione sempre più senior deve poter garantire i giovani e le giovani famiglie con politiche abitative innovative ed inclusive che siano cartina di tornasole anche di una visione di lungo corso che va oltre la gestione (raffazzonata) del quotidiano.
Politiche e scelte che riguardano soprattutto Il Centro Storico che ha bisogno di scelte di tutela coraggiose per evitare che questo diventi una cartolina vuota con la maggior parte delle abitazioni dedicate ad ospitare visitatori occasionali e residenti dimenticati.
Dobbiamo purtroppo constatare l’assenza totale di soluzioni prioritarie sui temi di cui la città ha bisogno e come la Giunta Tardani preferisca discutere di progetti con un approccio similmente ideologico che invece racconta delle priorità di pochi opinionisti e non della città tutta, come la questione dell’ex ospedale e della ex mensa della Caserma Piave, dove pur di non dare seguito alla scelta della Casa della Salute delle precedenti giunte si preferisce la possibilità di aprire una REMS.
Come già sottolineato da molti comitati di cittadini tale struttura è totalmente inadeguata ma soprattutto dimostra la totale subordinazione dell’amministrazione Comunale alle controparti regionali e l’assoluta mancanza di un’idea progettuale di Orvieto per il futuro.
Oltretutto esiste già un piano di fattibilità tecnico-economica per la realizzazione della Casa della Salute nell’ex mensa, struttura che va ricordato ha una superficie di oltre 4mila mq, non è sottoposta a vincoli ed è dotata di facilità di accesso e area parcheggi.
Un percorso questo che trovava nella soluzione della casa della salute all’interno dell’ex Piave anche la risposta alla necessità di ripopolare il centro storico liberando due spazi importanti, come il distretto di via Postierla (di proprietà della Asl) e la palazzina ex inapli in via delle pertiche ( della Regione), ed il cui rilancio oggi potrebbe guardare nella direzione di un centro geriatrico riabilitativo di eccellenza in considerazione anche del progressivo aumento dell’età media della popolazione di tutto il comprensorio.
Peccato che la leggerezza con cui ci appresta a compiere certe scelte, con l’approccio di chi sembra giocare una partita a Tetris, sia carico di effetti di cui la Città tutta non può subire le conseguenze soprattutto senza un necessario percorso di partecipazione e discussione con i cittadini e le associazioni.
L’Amministrazione comunale dovrebbe abbandonare la pigrizia del benaltrismo e poter magari credere in strumenti nuovi come quello di un nuovo piano regolatore di comunità e partecipativo per quelle zone della città, vecchie e nuove, che da decenni vivono in una fase di stallo ma che rappresentano asset fondamentali per la città e favorire quindi una “progettazione” fatta insieme ai cittadini, alle categorie, alle associazioni e alle istituzioni regionali.
L’amministrazione dovrebbe aver il coraggio di tornare a fare di Orvieto il capofila di un territorio più ampio con la vocazione allo sviluppo ma purtroppo ad oggi di tutto questo non si hanno segnali.
Considerato invece il silenzio quasi totale dell’Amministrazione locale crediamo di nuovo che sia importante chiedersi cosa sarà di Orvieto e come forza progressista e di governo lavorare per una fase aperta e costruttiva, rendersi disponibili all’ascolto delle parti sociali, delle associazioni, dei comitati, dei cittadini, dei nostri elettori, simpatizzanti ed iscritti perchè se un augurio per il prossimo anno va fatto alla Città è quello di una nuova guida.