di Valeria Cioccolo
La sintesi della giornata:
– 8 miliardi di persone nel Pianeta non sono troppe, manca una distribuzione solidale delle risorse. Il peccato dell’uomo, dice Suor Maria Luisa Gatto di Nova Civitas, è ‘mangiare’ oltre di quello che ci è dato.
– Negli interventi dell’antropologo Sergio Grasso e del Presidente dell’associazione Val di Paglia Enrcio Petrangeli le parole chiave sono “rivoluzione” e “molecolarità” nei comportamenti.
– Come? Ispiriandoci a San Francesco, un vero e proprio visionario che nel Duecento creò il “marketing dell’autentico’. Ecco cosa fare anche per la nostra città.
In un pianeta in cui 2,4 miliardi di persone non hanno accesso alle cure sanitarie 1,5 non hanno acqua potabile, dove al contrario, per produrre una sola bistecca si utilizzano 15.000 litri di acqua e per una doccia 90, si deve agire, e in fretta. La questione ambientale, lo vediamo, coinvolge tutti. Proprio per trovare soluzioni e proposte concrete per il territorio che Nova Civitas ha pensato di parlare di ecologia.
Una questione, quella ambientale fortemente sentita anche nel magistero della Chiesa, che trova nella Laudato Si’, l’enciclica di Papa Francesco, sicuramente in punto di snodo, ma che ha radici lontane che si leggono nella Genesi. Lo ricorda nel suo saluto inaugurale Don Stefano Puri, Vicario generale della Diocesi, che parla dell’uomo chiamato fin dalle origini ad essere non dominatore, ma custode del Creato. Una responsabilità che oggi più che mai deve indicare le scelte della chiesa in cammino. Ed su quanto sia presente il tema ecologico negli aspetti che coinvolgono la stessa concezione dell’umanità, lo dicono le parole di Suor Maria Luisa Gatto del coordinamentodi Nova Civitas (qui il suo intervento) che, nella sua esperienza missionaria nel mondo, testimonia delle molte possibilità che l’uomo avrebbe di vivere in armonia con l’ambiente anche in paesi come l’Amazzonia, o l’Africa, in cui si potrebbe agire con interventi mirati (ad esempio con un disboscamento selettivo) che potrebbero permettere di vivere dignitosamente senza per questo distruggere gli ecosistemi. E Suor Luisa ricorda che il “grido ecologico” percorre gli intenti della dottrina sociale della chiesa e riguarda l’uomo e la sua disumanizzazione nei sistemi economici creati dopo la rivuluzione industriale. Il primo fu di Paolo VI che indisse la I Giornata della Pace anche in rapporto all’ecologia e di Benedetto XIV che parla di migranti ecologici, molti sono costretti a fuggire per condizioni ambientali che non permettono la sopravvivenza, portato al culmine da Papa Francesco che parla di ecologia integrale, perché coinvolge non solo l’ambiente, ma anche il concetto di giustizia, solidarietà, bene comune.
Cosa si puo fare?
Colpisce sicuramente la parola “rivoluzione” che viene spiegata dall’antropologo Sergio Grasso: “Siamo abituati a vedere la rivoluzione come un azione violenta che sconvolge l’ordine esistente – ha detto – ma la rivoluzione che intende anche Papa Francesco nella Laudato Si’ fa riferimento al signidficato stesso di questo termine che riguarda il moto di un pianeta che ritorna. Ecco il significato di questo atteggiamento rivoluzionario: ritornare ad un’autentica umanità, applicare ai nostri comportamenti”. Una “logica altra” come aveva fatto S. Francesco nel 1.200 che riuscì a creare reti di operosità e cooperazione attraverso i monasteri francescani, non condividendo l’isolamento dei monaci asceti che si erano allontanati dal mondo. Francesco fu un visionario che potè agire in un momento di sostanziale benessere, nel Duecento infatti le condizioni climatico-ambientali furono piuttosto favorevoli (le carestie e le pestilenze arriveranno nel secolo successivo), applicando quello che potremmo definire “marketing dell’autentico“. Un modus operandi ben diverso da quello consumistico che, come ci dice la parola ci sta consumando, in cui dobbiamo accettare che ci siano, ad esempio, tasse su beni che dovrebbero essere accessibili a tutti, come il pane o l’acqua, o in cui anche le vite umane hanno una scala di valore in relazione al posto sociale che occupano.
Così come “residuale” è spesso considerata la volontà di comunità locali le cui esigenze soggiacciono spesso a interessi diversi da quelli di sviluppo del territorio. Lo racconta bene la storia di Orvieto Scalo e della periferia orvietana dopo l’alluvione del 2012. La ricorda l’intervento di Enrico Petrangeli, antropologo orvietano e presidente dell’associazione Val di Paglia Bene Comune costituita dieci anni fa, dopo che in un terribile 12 novembre 2012 Orvieto Scalo e Ciconia si ritrovarono sott’acqua. Lo shock di quell’evento portò però anche una nuova consapevolezza nella comunità che l’aveva vissuta, una consapevolezza che si trasformò in resilienza. Si comincio a pensare allora che il territorio di Orvieto Scalo e zone limitrofe potessero essere ricostruiti e ripensati in modo diverso da quanto fatto. L’associazione ha portato avanti diverse collaborazioni e favorito reti tra soggetti diversi per proporre la riqualificazione e la valorizzazione delle risorse ambientali e culturali di questa zona. Negli anni ha collaborato con universita, scuole, enti di ricerca come il CNR IRET (ha sede a Porano) coinvolgendo le giovani generazioni, avanzando proposte progettuali innovative, cercando di riportare il fiume e il suo ecosistema nel nostro quotidiano. Purtroppo gli indirizzi politici delle diverse giunte che si sono succedute in questi anni non sembrano aver curato questi obiettivi, andando in una direzione che risponde a logiche di intervento diverse.
Eppure non vale arrendersi, le parole chiave che sono state richiamate lo dicono: rivoluzione nel senso di recupero, di ritorno a qualcosa di prezioso che si è perso e molecolarità dei comportamenti, questo può portare al cambiamento.
Il programma di Nova Civitas prosegue il 17 dicembre presso Lo Scalo Community Hub con un incontro dedicato alle “Radici antropologiche della questione ecologica”. Ore 16.
Per informazioni e iscrizioni: g.mluisa@smr.it
+039 342 0878 304 (anche wa).